Fatta la riforma non si sono comunque spente - ci mancherebbe - le
polemiche. Il settore scolastico italiano si trova in gran tumulto
pressoché in ogni suo frangente. E le voci di tutte le rappresentanze,
politiche e sociali, non potevano risultare unanimi dopo l’approvazione
di una riforma che lo stesso ministro dell’istruzione Mariastella
Gelmini non ha esitato e definire “epocale”. Molti i temi e gli
argomenti di viva discussione: dai problemi concreti ed economici delle
scuole locali, al “tradimento” della sinistra riformista in parlamento
fino alla carriera dei docenti e al riconoscimento dei meriti
lavorativi dei professori più validi
Ministro Gelmini, i Regolamenti per la scuola media superiore sono
misure di riforma scolastica o solo un capitolo della “manovra
economica”, come sostiene tutta l’opposizione in Parlamento?
È un’analisi superficiale, strumentale alla polemica politica
quotidiana. In realtà la riforma dell’istruzione superiore era attesa
da tempo e non più rinviabile. Le linee ispiratrici sono chiare così
come gli obiettivi che vogliamo raggiungere: ridurre la frammentazione
dei piani di studio, privilegiare la qualità della didattica e
l’approfondimento delle materie, puntare sulla matematica, le scienze e
le lingue straniere e rilanciare il rapporto tra scuola e mondo del
lavoro. Il quadro completo delle innovazioni comunque può essere
consultato sul sito del Ministero, www.istruzione.it .
A costo di qualche stravolgimento del vostro progetto, avete aperto
all’opposizione. Che però, alla fine, ha votato contro. Forse siete
stati “ingenui”?
Nella stesura della riforma ci siamo aperti al confronto con tutti,
opposizione compresa. Abbiamo analizzato tutti i suggerimenti senza
pregiudizi ideologici. Forse non è stato il governo ad essere ingenuo,
ma l’opposizione ad essere schizofrenica. E così facendo ha perso
un’occasione. Non mi risulta però che ci siano stati stravolgimenti.
Abbiamo approvato la riforma perché questo governo vuole cambiare il
Paese.
Nel testo dei Regolamenti si intravedono tracce di Moratti e di
Fioroni, che pure ha bloccato la riforma Moratti. Come è stato
possibile conciliare queste due visioni?
Mettendo da parte i pregiudizi ideologici, affrontando ogni aspetto in
modo pragmatico, senza perdere di vista i bisogni e le necessità di chi
vive la scuola: gli studenti e i docenti.
La riforma approvata rappresenta un primo passo, importante, ma non
ancora sufficientemente lungo verso la riforma del sistema educativo.
Quali saranno i passi successivi?
Sono stati tanti i provvedimenti adottati a favore della scuola, dalla
primaria fino alla riforma dell’istruzione superiore. Tutti sono
orientati alla promozione del merito e della qualità. Ma una riforma
complessiva della scuola non può fare a meno di riorganizzare i
meccanismi di reclutamento, valutazione e retribuzione degli
insegnanti. Abbiamo bisogno di una scuola che premi i migliori, non
solo tra gli studenti ma anche tra i docenti. Questo sarà il prossimo
passo.
Intanto le scuole denunciano una crescente "sofferenza" economica nella
gestione ordinaria: mancano la carta per le fotocopie, i toner, la
carta igienica ecc...
Sono problemi reali che mettono in evidenza il modo in cui vengono
spese le risorse nell’istruzione. L’Italia non spende meno degli altri
Paesi ma spende male. Più del 97 per cento del bilancio dell’Istruzione
infatti viene assorbito dagli stipendi e poco resta per le spese più
urgenti così come per l’edilizia scolastica e la formazione. Il governo
che ci ha preceduto non ha avuto il coraggio di affrontare questo
problema, ha evitato di mettere mano alla pianta organica scaricando
tutto il peso della razionalizzazione delle spese proprio sul risparmio
di carta e toner. Il nostro impegno, al contrario, è migliorare la
qualità della spesa, investendo più risorse nell’edilizia scolastica,
nei laboratori e per gli strumenti necessari nelle attività quotidiane.