Ricordiamo intanto che il 5 in condotta scatta, secondo l’ultimo
regolamento sulla valutazione, non dopo la prima sanzione, ma a seguito
di ripetute infrazioni disciplinari, anche se è sempre il Consiglio di
classe a dire l’ultima parola. In ogni caso con la pubblicazione dei
risultati del primo quadrimestre dovrebbero scattare i corsi di
recupero e di sostegno. Dai tempi di Fioroni il compenso per questo
lavoro accessorio, sulla base del contratto di lavoro (Tabella 5), deve
essere pagato a 50 euro lordi l’ora. La cosa strana è che molte scuole
applicherebbero tariffe inferiori ma riportandola al suo giusto costo a
giugno-settembre. Una evidente disparità che da nessuna parte è
scritta, perché il lavoro è comunque uguale sia a febbraio-marzo e sia
in estate. Sembra che alcuni presidi concordino queste tariffe più
basse con le Rsu che, di fronte alle legittime carenze economiche delle
loro scuole, accettino la proposta. Eppure, secondo il contratto,
compito delle Rsu è di stabilire col dirigente le “modalità” di
attuazione del recupero non già la tariffa che rimane sempre e comunque
di 50 Euro l’ora lordi. E questo anche per l’intrinseca logica che il
lavoro di recupero e sostegno è sempre uguale in tutte le latitudini e
in tutte le stagioni.
Certamente una dirigenza che abbia a cuore e stimi i suoi docenti, così
come una giusta deontologia vuole, se ha scarsa disponibilità
finanziaria, invece di parlarne con le Rsu dovrebbe convocare il
collegio e stabilire insieme il daffarsi. E in quella sede si può
decidere di tutto: attuare il recupero durante le ore curriculari
(la cosiddetta pausa didattica); spostando i ragazzi più bisognosi in
classi parallele o altro ancora. E si può pure stabilire di non farne,
incentivando le ripetizioni private i cui costi stanno salendo
esponenzialmente; o di farli gratis o di riempire classi di recupero
anche con 20 alunni: ma è sempre col collegio che i dirigenti
dovrebbero confrontarsi.
Pasquale Almirante