Una nuova promessa, ma potrebbe essere anche una minaccia (a seconda dei punti di vista), arriva dalla ministra Gelmini: presto la riforma dell’insegnamento. In un convegno a Monza avrebbe detto che vuole riorganizzare: "i meccanismi di reclutamento, valutazione e retribuzione" degli insegnanti.
"E' necessario mettere a punto meccanismi in grado di premiare i migliori. Lo scopo è quello di creare una scuola basata sul merito, sia per gli insegnanti che per gli studenti, sbarazzandoci del concetto di scuola egalitaria basata sul 6 politico, una scuola che favorisca la mobilità sociale e la selezione dei migliori sia tra gli studenti che tra gli insegnanti.”
In linea di massima possiamo essere d’accordo con lei, perché premiare il merito è richiesto ormai dalla stragrande maggioranza dei docenti; rimane solo l’inghippo (quanto grande?) delle modalità e dei meccanismi che dovrebbero regolare e sopravvedere l’assegnazione del merito.
Da qui appunto il senso di minaccia che le sue parole possono avere presso alcuni professori, perché se la sua idea di merito coincide con quella cha ha sfornato la riforma della secondaria superiore qualche timore sussiste. Fra l’altro c’è ancora da capire dove siano andati a finire quei soldi risparmiati con la razionalizzazione del sistema e che dovevano andare a valorizzare e sviluppare proprio la carriera del personale.
Mancando i soldi non si capisce come si possa cantare messa, allo stesso modo di ciò che finora è stato fatto, vale a dire togliere supporti ai docenti e alle scuole e pure togliere di mezzo perfino gli stessi professori. Vedremo che vento tirerà fra qualche tempo. Ma la ministra dice pure che bisogna sbarazzarsi della scuola egualitaria del sei politico, favorendo la mobilità sociale e la selezione dei migliori.
A parte il fatto che il tentativo di tagliare Darwin, e la sua selezione naturale, fu una idea del suo predecessore Moratti, ma non si capisce come si possa ancora usare questo termine per i ragazzi: la selezione dei migliori? E dei peggiori che ne facciamo? Li mandiamo a zappare? Che significa selezionare? Da un lato i bravi (pochi) e dall’altro i cattivi(molti)? Ma compito della scuola non è promuovere e migliorare tutti? Fare il possibile per consentire le pari opportunità? Favorire la crescita culturale e la cittadinanza? Ci chiediamo se un maestro straordinario come San Giovanni Bosco avrebbe potuto usare un termine simile.
Anzi lui cercava proprio chi veniva selezionato e quindi escluso dalla società del tempo (agraria, classista, feudale) per chiamarlo nel suo oratorio. Ma si potrebbe pure citare don Milani, il prete cattolico, come la cattolicissima nostra ministra: lui non selezionava né discriminava, pensava solo a educare e dare l’esempio. Dalle parti del Miur tuttavia l’insegnamento della scuola di Barbiana non viene mai citato, forse perché questa esperienza decollò nel “68 e tutto quel periodo informò, fino ai nostri giorni, a detta di Gelmini, tanto che riesuma il sei politico come fonte di ogni mancata “selezione” e di tutti i mali della scuola. Per questo il “68 ci pare per lei come lo spettro di Banquo, che Macbeth fece ammazzare perché sapeva i suoi segreti e di come aveva scalato il potere. E infatti non c’è discorso, citazione, riferimento, nota che non finisca sempre nelle accuse al “68: appare sempre come appunto lo spettro di Banquo che insegue sempre e dovunque Macbeth con la differenza che quella è una opera artistica di Schekspeare, mentre le sue dichiarazioni sono una realtà un po’ kitsch.
PASQUALE ALMIRANTE