In provincia di Genova non si fa entrare in classe un supplente perché i soldi sono finiti; in altre scuole si fa la pulizia a giorni alterni; altre non pagano i fornitori, rischiando il pignoramento; altre per non chiamare personale distribuiscono gli alunni in tante classi; alcuni presidi non intendono approvare il bilancio a costa di fare commissariare la loro scuola.
Tantissimi latri casi non vengono neanche riportati perchè ormai non fanno notizia, mentre sembra imperversare la mitica arte di arrangiarsi, quella sponsorizzata un tempo nelle caserme. E forse anche la scuola lo sta diventando, non già per la logica militaristica, ma per il taglio dei fondi di cui tutte ormai sono vittime. La finanziaria trimontina sta facendo le sue vittime e nessuno sembra farci caso. Tagliati 73 milioni di euro per il funzionamento didattico e amministrativo, il taglio ai fondi della 440 (un taglio di quasi 40 milioni di euro), la riduzione del 25% per gli appalti di pulizia, questi sembrano i dati più credibili, mentre i sindacati cercano di fare breccia nella tasca del ministro affinché possa essere sbloccata con nuovi finanziamenti, magari in sede di assestamento di bilancio. Ma anche un correttivo tecnico, che escluda che i crediti vantati siano assorbiti a bilancio generale, come lascerebbe prefigurare la circolare del ministero guidato da Mariastella Gelmini del 14 dicembre scorso. Da Pisa intanto sembra si voglia trasferire a carico del Tesoro anche le supplenze brevi, come già avviene per quelle fino al termine delle lezioni o dell'anno scolastico, mentre da Potenza i direttori amministrativi “denunciano di non poter predisporre il bilancio di previsione 2010”.
Cos’altro ancora?
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