Letta in questi termini la crisi della scuola e la crisi del ruolo dirigenziale mostra la debolezza della sindacalizzazione di una categoria che dovrebbe vedere la propria posizione stipendiale slegata da contrattazioni nazinali e integrazioni e collegata a meccanismi automatici di avanzamento e a meccanismi premianti a seguito di valutazioni rigorose. Invece la valutazione non c’è e i sindacati non riescono a chiudere alcun contratto sui Dirigenti scolastici, né “decente” né “indecente”, perché non c’è alcun rapporto tra le posizioni reali delle scuole e le fasce sindacali, né tra i risultati del servizio e la retribuzione di quei risultati.
Tutto questo è frutto di un paradosso pericoloso: in quanto Dirigenti di uno Stato anche quelli scolastici dovrebbero condividere di quello Stato i momenti di gloria e quelli di difficoltà. So che è una visione un po’ absburgica del rapporto tra Dirigenti e Stato, ma la differenza tra chi dirige e chi è diretto è che chi dirige conosce o dovrebbe conoscere il flusso delle risorse in entrata e in uscita, chi è diretto conosce solo ciò che gli viene comunicato. I Dirigenti scolastici hanno capacità negoziale e per questo dovrebbero essere a presidio del bilancio dello Stato, delle norme, dei contratti, ecc. Tutto questo sarebbe possibile se ci fosse fiducia dello Stato nei Dirigenti scolastici e dei Dirigenti scolastici nello Stato. Come bene sottolinea la Letterinain molti suoi interventi lo Stato/Miur sembra in preda ad un cupio dissolvi facendo mancare alle scuole autonome soldi e diritto. La vicenda dei residui attivi penso sia una di quelle vicende kafkiane che possono esistere solo perché nessuno le conosce. Le vicende concorsuali, le graduatorie ad esaurimento che non si esauriscono, le spese obbligatorie che non sono finanziate, i diritti sindacali, ecc. sono tutte materie che minano l’autonomia, avviliscono i Dirigenti scolastici, screditano lo Stato. Eppure non si fa nulla, ma anzi si terremota il sistema dell’istruzione in ogni possibile occasione.
Anche la vicenda concorsuale siciliana (che condizionerà per forza di cose anche il prossimo concorso ordinario in quanto produrrà comunque sia nuovi idonei, sia Dirigenti non idonei ma con almeno tre anni di “ruolo esercitato”) getta ulteriore benzina sul fuoco. Come dimenticare che il Concorso riservato è stato aperto a tutti i docenti con almeno un anno di incarico, cioè con due anni in meno di quelli che ora hanno coloro che devono rifare l’esame? Tutto questo porta ulteriori crisi, ulteriori ricorsi, altro tempo perso.
Ma non è sindacalizzandosi ancora di più che la categoria si rafforza e non me ne vorranno i lettori della Letterina se non trovo esaltante la “rivolta veneta” dei Dirigenti per le retribuzioni da avere. In realtà lo Stato siamo “noi Dirigenti” e se agiamo da controparte è perché qualcosa di grave non ha funzionato. Ma Dirigenti che vanno in piazza (anche su una bella Piazza com’è quella veneziana) sono destinati a vedersi poi attaccati per le proprie retribuzioni, ritenute di certo esorbitanti da chi vuole che la dirigenza scompaia e che mi pare sia sulla buona strada per riuscire nell’intento.
Stefano Stefanel,0432650308@iol.it
Preside I.C. di Pagnacco (Udine)
Presidente ASA FVG Associazione Scuole Friuli Venezia Giulia