Se chiedo il Nulla Osta perché il Ministero non me lo concede?
E poi parlano di disponibilità!
Ho costruito una serie di riflessioni nel corso di questo inizio di anno scolastico, dettate da una condizione iniziale di grande disagio, seguito dall’efficace sostegno di colleghi di viaggio con cui condividiamo incontri mattutini alla stazione centrale di Catania, alla ricerca di qualcosa che sembra sfuggirci di mano, una speranza chiamata “stabilizzazione”, ma purtroppo senza una risposta degna di una classe politica che sostanzialmente non rappresenta la scuola pubblica italiana e in particolare i precari della scuola.
Neanche la televisione ha saputo raccogliere le varie istanze, denunce susseguitesi nel tempo, lasciando a migliaia di precari una comprensibile amarezza.
La tematica, riguarda coloro i quali sono precari con C.T.D. da diversi anni.
Nel migliore dei casi da 4-5 anni, con l’unico diritto acquisito di essere identificabili come “Precari della Scuola”, ma ciò che è paradossale, nonostante non siamo negli organici della scuola, pur rivendicando da anni un diritto sancito dalla Costituzione, nell’ipotesi di una migliore chance da lavoro non possiamo neanche chiedere il Nulla Osta presso altro Ente, non possiamo neanche concederci una chance diversa, non possiamo neanche andarcene!
Perché?
Non vi sembra eccessivo!
Ci sarebbe da dire, dopo il danno la beffa!
Mi sono chiesto allora, se ci fosse un’altra amministrazione pubblica, disposta ad accogliermi, non potrei neanche chiedere il N.O., perché il contratto non me lo consente, con la chiara ed evidente perdita di chance da lavoro, senza che il M.I.U.R. non mi dia neanche sufficienti garanzie di stabilizzazione!
e allora chiedo ai grandi luminari della politica, ai grandi economisti della politica che sbandierano piani pluriennali di assunzione con l’evidente contraddizione di una copertura finanziaria che a mio parere non esiste, ma solo in preda all’euforia del posto fisso, peraltro non condiviso neanche dalla stessa coalizione politica.
“perché non dare almeno la possibilità, di transitare in altra amministrazione, anche ai precari A.T.A. della scuola, viste le lungaggini insopportabili che interessano gli organi ministeriali a vario titolo e i governi che nel corso degli anni si sono succeduti?
Non vi sembra ragionevole almeno riconoscere tale opportunità a migliaia di precari, che hanno costruito in diversi anni professionalità, diritti, nel tentativo di rappresentare una scuola che non fa altro che svilirli!
E’ pur vero che saranno migliaia, ma una chance concreta di stabilizzazione potrebbe venire anche da altro Ente Pubblico, visto che il Ministero non fa altro che tagliare organici e destini di precari disperati.
In pensione ci vanno anche nei Comuni, nelle Provincie, nelle Regioni, nelle Università, etc.
Perché non concedere una possibilità anche in questa direzione?
All’Onorevole Valditara, a cui va riconosciuto l’impegno per la categoria, chiedo se può considerare anche tale ipotesi estendendola anche per il personale a Tempo determinato, consentendo una facile mobilità a tutti coloro che vogliano transitare in altra amministrazione.
Se il Ministro non ci vuole precari allora che aggiunga anche questo emendamento, meglio abbondare!
D’altro canto le professionalità acquisite dal personale A.T.A. in anni di lavoro e in particolare dai profili amministrativo e tecnico, andrebbero a valorizzare le qualità prestazionali anche in altra amministrazione, garantendo uno svecchiamento graduale a vantaggio della P.A.
Noi siamo dipendenti pubblici eppure ci sentiamo numeri vaganti.
Il precariato della scuola trova ragioni non condivisibili, perché nell’Istruzione, bisogna investire, solo investire per il presente e il futuro di questa nazione.
Un contratto a tempo determinato rinnovabile per un periodo di 3-4 anni, attraverso incarichi annuali o fino al termine delle attività didattiche non crea in base alla normativa vigente, ne in base alle sentenze emesse dai Giudici del Lavoro, alcun rapporto di continuità e stabilità dei precari con il M.I.U.R., ma costituisce un abuso sanzionabile con un corrispettivo in denaro, peraltro riconducibile al giudizio del singolo Giudice e in merito al singolo caso, quindi di fatto non applicabile necessariamente a tutti i precari.
E’ pur vero che una sentenza nel merito, costituisce un precedente che gli altri Giudici tengono in considerazione per casi analoghi, ma resta il fatto che precari lo saremo fino a quando non ci sarà una sentenza che consenta sia di riconoscere diritti solo scritti sulla carta e che obblighi il legislatore a orientarsi diversamente, ma fino ad allora saremo in balia delle onde, prigionieri di un disegno politico assolutamente inconcepibile.
Non ci resta che cercare altre soluzioni, sperando che la politica non resti indifferente.
L’assistente amministrativo
Mario Di Nuzzo
E poi parlano di disponibilità!
Ho costruito una serie di riflessioni nel corso di questo inizio di anno scolastico, dettate da una condizione iniziale di grande disagio, seguito dall’efficace sostegno di colleghi di viaggio con cui condividiamo incontri mattutini alla stazione centrale di Catania, alla ricerca di qualcosa che sembra sfuggirci di mano, una speranza chiamata “stabilizzazione”, ma purtroppo senza una risposta degna di una classe politica che sostanzialmente non rappresenta la scuola pubblica italiana e in particolare i precari della scuola.
Neanche la televisione ha saputo raccogliere le varie istanze, denunce susseguitesi nel tempo, lasciando a migliaia di precari una comprensibile amarezza.
La tematica, riguarda coloro i quali sono precari con C.T.D. da diversi anni.
Nel migliore dei casi da 4-5 anni, con l’unico diritto acquisito di essere identificabili come “Precari della Scuola”, ma ciò che è paradossale, nonostante non siamo negli organici della scuola, pur rivendicando da anni un diritto sancito dalla Costituzione, nell’ipotesi di una migliore chance da lavoro non possiamo neanche chiedere il Nulla Osta presso altro Ente, non possiamo neanche concederci una chance diversa, non possiamo neanche andarcene!
Perché?
Non vi sembra eccessivo!
Ci sarebbe da dire, dopo il danno la beffa!
Mi sono chiesto allora, se ci fosse un’altra amministrazione pubblica, disposta ad accogliermi, non potrei neanche chiedere il N.O., perché il contratto non me lo consente, con la chiara ed evidente perdita di chance da lavoro, senza che il M.I.U.R. non mi dia neanche sufficienti garanzie di stabilizzazione!
e allora chiedo ai grandi luminari della politica, ai grandi economisti della politica che sbandierano piani pluriennali di assunzione con l’evidente contraddizione di una copertura finanziaria che a mio parere non esiste, ma solo in preda all’euforia del posto fisso, peraltro non condiviso neanche dalla stessa coalizione politica.
“perché non dare almeno la possibilità, di transitare in altra amministrazione, anche ai precari A.T.A. della scuola, viste le lungaggini insopportabili che interessano gli organi ministeriali a vario titolo e i governi che nel corso degli anni si sono succeduti?
Non vi sembra ragionevole almeno riconoscere tale opportunità a migliaia di precari, che hanno costruito in diversi anni professionalità, diritti, nel tentativo di rappresentare una scuola che non fa altro che svilirli!
E’ pur vero che saranno migliaia, ma una chance concreta di stabilizzazione potrebbe venire anche da altro Ente Pubblico, visto che il Ministero non fa altro che tagliare organici e destini di precari disperati.
In pensione ci vanno anche nei Comuni, nelle Provincie, nelle Regioni, nelle Università, etc.
Perché non concedere una possibilità anche in questa direzione?
All’Onorevole Valditara, a cui va riconosciuto l’impegno per la categoria, chiedo se può considerare anche tale ipotesi estendendola anche per il personale a Tempo determinato, consentendo una facile mobilità a tutti coloro che vogliano transitare in altra amministrazione.
Se il Ministro non ci vuole precari allora che aggiunga anche questo emendamento, meglio abbondare!
D’altro canto le professionalità acquisite dal personale A.T.A. in anni di lavoro e in particolare dai profili amministrativo e tecnico, andrebbero a valorizzare le qualità prestazionali anche in altra amministrazione, garantendo uno svecchiamento graduale a vantaggio della P.A.
Noi siamo dipendenti pubblici eppure ci sentiamo numeri vaganti.
Il precariato della scuola trova ragioni non condivisibili, perché nell’Istruzione, bisogna investire, solo investire per il presente e il futuro di questa nazione.
Un contratto a tempo determinato rinnovabile per un periodo di 3-4 anni, attraverso incarichi annuali o fino al termine delle attività didattiche non crea in base alla normativa vigente, ne in base alle sentenze emesse dai Giudici del Lavoro, alcun rapporto di continuità e stabilità dei precari con il M.I.U.R., ma costituisce un abuso sanzionabile con un corrispettivo in denaro, peraltro riconducibile al giudizio del singolo Giudice e in merito al singolo caso, quindi di fatto non applicabile necessariamente a tutti i precari.
E’ pur vero che una sentenza nel merito, costituisce un precedente che gli altri Giudici tengono in considerazione per casi analoghi, ma resta il fatto che precari lo saremo fino a quando non ci sarà una sentenza che consenta sia di riconoscere diritti solo scritti sulla carta e che obblighi il legislatore a orientarsi diversamente, ma fino ad allora saremo in balia delle onde, prigionieri di un disegno politico assolutamente inconcepibile.
Non ci resta che cercare altre soluzioni, sperando che la politica non resti indifferente.
L’assistente amministrativo
Mario Di Nuzzo