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Precariato: Professore .... con le mani imbrattate di gesso

Opinioni
Credo che l’opinione pubblica italiana non sia stata messa nelle condizioni di capire la tragedia che si sta consumando nel mondo della scuola. Credo che i mass-media non stiano rappresentando in maniera soddisfacente ed esaustiva quando grave ed allarmante siano le notizie su ciò che sta avvenendo nel sistema formativo nazionale e quante deleterie e nefaste saranno le ricadute sulla nostra società.
E credo che neppure il sistema politico italiano abbia la cognizione esatta dei gravi danni che provocherà, soprattutto, alle future generazioni, la “riforma” attuata dal ministro Gelmini.
Una tragedia annunciata sotto gli occhi di tutti, dove non si riesce a capire né la portata, né la gravità. Per mala informazione, per negligenza, per indifferenza, per connivenza.

Al di là dei tagli di cattedre, di ridimensionamento del personale, di razionalizzazione della spesa scolastica, di accorpamenti di scuole, di tagli alla spesa pubblica, non ci stiamo rendendo conto di vivere una delle pagine più nere e tristi della storia civile di questa nazione.

Stiamo assistendo non solo alla distruzione della scuola pubblica con la conseguente perdita di migliaia di posti di lavoro, e già solo questo sarebbe una follia, stiamo subendo, impotenti, alla distruzione di un intero ceto di professionisti, educatori, formatori.
Stiamo annientando la classe dirigente e pensante di questo paese.

E non si tratta solo di rivendicazioni salariali, di piattaforma sindacali e di semplice difesa del posto del lavoro, che già di per sè, sarebbe legittimo e sacrosanto per dei “giovani” laureati che da oltre dieci anni servono la pubblica amministrazione, costruendosi una professione vitale per la società.
La portata del problema è un’altra.
Rischiamo di perdere un patrimonio umano, una ricchezza enorme, una risorsa preziosa e indispensabile se vogliamo far ripartire l’Italia e se vogliamo che resti competitiva nell’economia mondiale “globalizzata”.
Il mestiere di educatore e di insegnante, non si impara solo dai libri di pedagogia, dai trattati di geometria, o da un testo di grammatica, si apprende, giorno dopo giorno, campanella dopo campanella, a fianco dei ragazzi, con le mani imbrattate di gesso, con il profumo della merendina e la lavagna dipinta di cuori.
Le aule e le cattedre scolastiche sono la nostra trincea, la trincea della vita e dell’educazione della società, con i ragazzi che piangono per un quattro in matematica e per una dichiarazione d’amore andata a male.
Con gli alunni diversabili che chiedono oltre alla spiegazione di un’equazione e di un esercizio di grammatica, chiedono e attendono con ansia la soluzione delle loro difficoltà.
Questo è il nocciolo del problema.
Se la sala operatoria di un ospedale rimane chiusa e un ragazzo incidentato muore senza soccorso, lo si avverte subito e un’intera città, giustamente, si ribella; ma se rimane chiusa un’aula scolastica e una sala di lettura, “se va via” un professore di informatica o di sostegno, ce ne accorgiamo fra venti, trent’anni, quando, ormai, le nostre strade saranno popolate di disoccupati, quando i quartieri di periferia saranno unte e insicure, quando le carceri saranno strapiene di ragazzi drogati, quando la nostra migliore gioventù “sarà andata a male”, e nessuno più può ribellarsi e gridare giustizia. Capite!

Questo nostro difficile tempo si combatte con le aule scolastiche e le sale di una biblioteca
diceva il siciliano Gesualdo Bufalino; parole sagge, parole inascoltate.

E questo è ancora il nostro grido di dolore dalla Sicilia, dal meridione, da tutte le città d’Italia. Dove le scuole possono essere veramente uno strumento di liberazione, di rinascita, di crescita civile e umana, oltre che culturale.
Possono essere un luogo di libertà e di socialità, di conoscenza e di speranza, di sviluppo e di lavoro. O forse è proprio questo il vero segreto: non si vuole una scuola libera, capace, preparata competitiva, perché non si vuole una società libera, capace, preparata, competitiva.

E tu Governo Berlusconi, che pendi dai cordoni della borsa e non investi sul futuro dei nostri figli, ti assumi una responsabilità immensa e tremenda davanti agli uomini e alla storia.
Pensaci domani, al tuo risveglio.

Prof. Angelo Battiato
Info: 347/8265252








Postato il Lunedì, 12 ottobre 2009 ore 08:30:00 CEST di Angelo Battiato
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