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Universitą: Alla Sapienza guerra ai fuori corso

Comunicati
di Giulia Alessandri
ROMA (19 settembre) - Cominciare ad abbattere “drasticamente” il numero dei fuori corso. E’ l’obiettivo che la Sapienza di Roma si è data per il prossimo anno accademico. Nell’ateneo più grande d’Italia e d’Europa ci sono troppi studenti “lumaca”. Qualcuno lavora e non ce la fa a tenere il passo con gli esami.


Qualcun altro non ha ancora deciso bene se vuole laurearsi o meno e continua a rinnovare l’iscrizione per sicurezza, metti che ci scappa un esamino qua e là. E poi c’è chi ha scambiato le aule per un parcheggio e ci gravita per tanto, troppo tempo, abbassando gli standard qualitativi della sua facoltà e di tutto l’ateneo. Un lusso che le università non possono più permettersi ora che anche il numero dei laureati nei tempi previsti incide sui fondi che arrivano dal ministero.


Con un occhio attento a tutte queste problematiche l’ateneo guidato dal rettore Luigi Frati ha deciso di venire incontro agli studenti fuori corso offrendo loro un cammino guidato per arrivare fino alla laurea. Una sorta di patto di collaborazione studente-ateneo. Niente voti regalati o esami facili, avvertono dalla Sapienza, ma corsi di recupero e docenti tutor a disposizione, anche via mail, per tenere un contatto più diretto e meno impersonale con l’università. È questa la ricetta proposta ai ritardatari che, se accetteranno, passeranno ad un nuovo status: verranno iscritti ad un “tempo parziale speciale”, vale a dire che potranno studiare metodi personalizzati per completare gli studi dilatando i tempi. Ma non troppo: l’università offre altri tre anni per arrivare alla laurea, dopo scatta l’aumento delle tasse del 50%. E per chi non accetta tutto il pacchetto l’incremento della rata partirà già dall’anno accademico 2010/2011.


In tutto alla Sapienza i fuori corso sono oltre 54mila tra vecchio e nuovo ordinamento. Quelli più anziani, i pre-riforma, sono 17.690, uno zoccolo duro la cui iscrizione risale a prima del 2000. Di questi circa mille devono solo fare la tesi di laurea, in 4.705 hanno sul groppone, ancora, da 1 a 5 esami. I fuori corso del nuovo ordinamento sono, infine, 33.412.


«Rivolgerci a tutta questa platea- spiega il prorettore vicario Francesco Avallone- sarebbe stato impensabile. Perciò ci muoveremo per gradi, contattando innanzitutto i fuori corso pre-riforma e quelli del nuovo ordinamento che stanno superando i limiti di tempo previsti per laurearsi».


Ecco cosa accadrà: «Agli interessati con il primo bollettino delle tasse (a ottobre, ndr) sarà inviata una lettera personalizzata- spiega sempre Avallone- per chiarire quali percorsi abbiamo attivato per aiutare i fuori corso». Nel dettaglio per i 17mila rimasti indietro del vecchio ordinamento già da ora sarà possibile transitare nel programma di aiuto denominato “Laurea tutoring”, una procedura che attiva immediatamente l’iscrizione a tempo parziale con una modulazione diversa nel tempo degli esami rispetto ai corsi ordinari.


Questi studenti «saranno accompagnati nel loro percorso di studi- continua il prorettore vicario- abbiamo già provato sul campo che, a volte, per riattivare un percorso basta poco. Magari anche solo il consiglio di un docente esperto. Noi seguiremo questi iscritti passo dopo passo, personalizzando i percorsi, verificando quali sono le materie su cui si bloccano. Ma, va detto, non sono previsti né sconti né esami facili. Siamo disponibili a fare qualunque cosa per aiutare i fuori corso, ma non rinunceremo alla qualità della didattica».


Per chi accetta il “patto” con l’università scattano altri 36 mesi di tempo per completare gli studi senza incorrere in nessun aumento delle tasse. Ma dopo tre anni è prevista una maggiorazione del 50%. Tra le alternative proposte c’è anche quella di transitare nei corsi di nuovo ordinamento, purché si abbiano almeno 40 crediti per chi vuole passare alla laurea triennale e 200 per le magistrali. Anche qui, però, il percorso di studi va completato in 3 anni se si passa al triennio, in 2 se ci si iscrive alla specialistica.


Fin qui i fuori corso storici. Ma anche per quelli post riforma che ci stanno mettendo davvero troppo e sono vicini a sforare i limiti di legge (per una laurea triennale si possono impiegare al massimo 9 anni) c’è un percorso simile: si può passare al tempo parziale e chiedere altri 3 anni per finire gli studi. Chi non ce la fa decade e deve iscriversi daccapo nei corsi di nuovissimo ordinamento rischiando di perdere parte degli esami.


«Con queste misure offriamo ai ragazzi- chiude Avallone- un percorso guidato per arrivare comunque alla laurea. Siamo certi che il numero dei fuori corso si ridurrà sensibilmente. Se l’iniziativa avrà successo nei prossimi anni accademici potremmo estendere questi percorsi anche a tutti gli altri studenti che sono rimasti indietro». La mano tesa c’è, ora i fuori corso non hanno più scuse
www.il messaggero.it








Postato il Sabato, 26 settembre 2009 ore 00:00:00 CEST di Filippo Laganą
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