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News: LA SCUOLA IN FRANCIA E RUSSIA

Comunicati

Il 3 ottobre a Roma si manifesterà per protestare contro i tagli decisi dal ministro Gelmini, quelli previsti dalla legge 133: nell’anno scolastico 2009/10 42 mila docenti e 15mila Ata (il personale amministrativo, tecnico e ausiliario) perderanno il loro posto di lavoro, un disastro sociale nel disastro della crisi. Un licenziamento di massa. I tagli arriveranno a più di 150mila nei prossimi due anni. Si tratta di lavoratori precari, persone che da anni - in molti casi, anche più di dieci - lavorano con contratti annuali di supplenza. Il governo propone di tamponare con i “contratti di disponibilità”: che sono visti da chi subirà la cacciata dalla scuola come un’elemosina che mortifica la professionalità e introduce ulteriori elementi di frammentazione. Insomma, da noi l’anno scolastico si apre così nel caos e si consuma, definitivamente, l’attacco alla scuola pubblica, mentre, d’altra parte, si incrementa il finanziamento di quella privata. So che in tutta Italia sono sempre più numerosi i presidii, le proteste e i cortei. La scuola primaria dovrebbe essere un bene pubblico per tutti, e non qualcosa da distruggere. Negli altri Paesi, si impiegano fiori di risorse per potenziare la scuola: nonostante la crisi, continuano ad investirvi. In Francia, per esempio, solo nel distretto scolastico di Nizza, sono stati investiti 52 milioni di Euro quest’anno: lo so, perchè ho casa a Juan les Pins e il giornale Nice-Matin elencava puntigliosamente come e dove i soldi erano stati spesi, cosa era stato migliorato, quanti computer erano stati acquistati e distribuiti negli istituti, i campi sportivi. Ossia, trasparenza ed efficienza. E un concetto base che domina: non solo salvaguardare la qualità della scuola pubblica, ma cercare di migliorarla (per la sicurezza, per esempio, nel distretto scolastico nizzardo sono state installate centinaia di telecamere). Umiliante, per noi, il paragone. Oltre tutto, i docenti guadagnano sino al doppio rispetto ai nostri.
E’ doloroso, frustrante, comparare il sistema scolastico italiano con quello degli altri Paesi. In Russia, la scuola è un cardine fondamentale della società: nessun altro Paese al mondo vi ha dato così grande impulso nel secolo scorso. Investire nella scuola è sentito come un dovere collettivo. Nel cortile della mia abitazione vi è una vecchia scuola elementare. Ho assistito dalle mie finestre alla cerimonia, se così si può dire, del primo giorno di scuola, che in Russia viene chiamato il Giorno delle Conoscenze. Bambini e genitori indossano i vestiti della festa, i bambini sfoggiano fiocconi, si suona si balla e si canta, per celebrare “la bellezza dello studio”. Tutti portano agli insegnanti e ai dirigenti scolastici - il direttore, il preside -fiori e piccoli omaggi. Il direttore (il preside) rivolge un discorso a tutta la piccola comunità che dipende dalla scuola, inclusi i familiari che sono considerati per la durata del periodo scolastico responsabili degli studi dei loro figli. Quest’anno persino Putin e tutti i ministri del governo hanno visitato parecchie scuole di Mosca, la capitale e alcuni l’hanno fatto anche in altre provincie.
La scuola russa dell’obbligo dura 11 anni, dal settimo anno di età sino alle soglie dell’Università che avviene quando lo studente raggiunge i 16-17 anni. Al termine dell’ultimo anno scolastico bisogna superare un esame molto duro. Il periodo scolastico va da settembre a maggio, con quattro pause di vacanze. L’impostazione del programma scolastico è assai severa e la disciplina è ancora a livelli improponibili, se pensiamo all’Italia. Ogni classe difficilmente supera i 25-30 allievi. Le scuole sono moltissime: ogni grande caseggiato - come il mio del Kutuzovskij prospekp numero 24, ne ha una. La sede resta sempre la stessa: elementare, media e superiore. La scuola elementare dura 4 anni e ogni materia è insegnata da una maestra diversa (lettura, scrittura, aritmetica, scienze naturali, storia, sport musica e ormai anche lingua straniera). La media dura 5 anni, mentre quella superiore appena 2. Materie obbligatorie: lingua e letteratura russa, matematica, fisica, chimica, storia, georgrafia, biologia, lingue straniere (tedesco, inglese, francese, spagnolo e - udite udite - anche italiano) sono materie obbligatorie. L’undicesimo anno prevede matematica, letteratura, storia, lingue straniere, politica, psicologia, biologia, fisica, chimica, astronomia ed educazione fisica. Per chi volesse approfondire lo studio di una lingua straniera ha a disposizione scuole specializzate che prevedono altre 10 ore settimanali di insegnamento. In genere sono molto buone perchè la metodica russa (ereditata da quella sovietica) è assai efficace per quel che riguarda i corsi di lingue straniere.
Gli orari sono abbastanza impegnativi, ma non soffocanti. Io vedo entrare a scuola i ragazzi verso le 8 e 30 del mattino. In genere, restano dentro, salvo le pause, sino alle 14, qualche volta sino alle 15. Tutti i giorni, da lunedì al venerdì. Ora molte scuole hanno aggiunto il sabato mattino, ma credo che non sia obbligatorio, è a discrezione della direzione scolastica. Le lezioni durano tre quarti d’ora con pausa di 10 minuti. Nelle elementari gli scolari hanno 4 lezioni al giorno, nelle medie 5-6, nelle superiori 6-7. Nella scuola superiore gli studenti possono optare per l’indirizzo umanistico, tecnico e scientifico. I corsi più reputati sono quelli di matematica e scienze, a Mosca e Pietroburgo anche i corsi umanistici sono di un certo spessore culturale. Gli esami che chiudono l’undicesimo anno sono di lingua e letteratura russa, matematica e altre tre a scelta dello studente. I migliori vincono una medaglia che in Russia ha quasi il prestigio di un alloro olimpico. I voti? Vanno da 1 a 5, che è il massimo e in russo si dice pjatjorka. L’insufficienza più diffusa, chiamiamola “classica” è quella che i docenti affibbiano spesso, ossia 2. La sufficienza (il nostro 6) è il 3. Pure all’università si usa lo stesso sistema di votazione. Qui tornare a casa è vantarsi di avere preso 5 significa essere stati bravissimi…
Chi prosegue e vuole frequentare l’università dovrà poi affrontare corsi ed esami che quello dell’ultimo anno gli fa un baffo. La vera selezione si effettua negli atenei.









Postato il Domenica, 20 settembre 2009 ore 23:40:51 CEST di Silvana La Porta
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