Presentati i dati Ipsos dell’‘Osservatorio sull'internazionalizzazione
delle scuole e della 'mobilità studentesca'.
Su una scala da 1 a 100 i nostri istituti hanno ottenuto un risultato
medio inferiore a 35 punti: la situazione è particolarmente avvilente
al sud. Mentre i licei classici del Trentino Alto Adige risultano gli
esempi positivi da imitare. Avviato pure un sito internet: strumento
utile a tutti gli i docenti (i meno inclini verso queste attività) per
auto-valutare la loro apertura verso programmi extra-nazionali.
La scuola italiana non brilla proprio per il dialogo con corsi
d’istruzione stranieri o la realizzazione di progetti di portata
internazionale: tre istituti su quattro non svolgono attività di scambi
di studenti con istituti all'estero e al Sud la situazione è
particolarmente in ritardo. Sono decisamente modesti i risultati
prodotti attraverso un accurato studio dell'istituto Ipsos nell’ambito
dell’avvio dell'‘Osservatorio sull'internazionalizzazione delle scuole
e della 'mobilità studentesca' realizzato dalla fondazione Intercultura.
Attraverso 402 presidi, intervistati telefonicamente, si è scoperto che
a non credere in questo tipo di progetti sono soprattutto i docenti
(meno del 20% sarebbe particolarmente favorevole); mentre l’80% degli
studenti ed il 72% dei dirigenti scolastici non avrebbe alcun dubbio
sulla loro utilità formativa. Ma anche che la scarsità di programmai è
anche dovuta ai pochi fondi messi a disposizione dallo Stato italiano.
"Oggi le informazioni e gli strumenti a disposizioni delle scuole
interessate a rafforzare il proprio percorso di internazionalizzazione
- ha detto Roberto Ruffino, segretario generale dell'associazione
Intercultura - sono estremamente frammentati; attraverso l'Osservatorio
pensiamo di poter fornire un aiuto concreto alle scuole interessate e
uno stimolo alle nostre istituzioni".
Guardando i risultati, presentati il 7 settembre presso la Camera dei
Deputati, Palazzo Marini, risulta che le Regioni più aperte ai progetti
scolastici internazionali sono collocate al Nord-Est. Ed in particolare
si tratta di licei classici del Trentino Alto Adige. "Il Nord-Est
rappresenta sicuramente l'area geografica più incline alla
internazionalità - ha sottolineato il direttore Ipsos Nando Pagnoncelli
- seguita dal Nord-Ovest e successivamente dal Centro Italia. Il sud
d'Italia rivela invece un indice molto basso".
La sottolineatura non è sfuggita a Giorgio Rembado, presidente
dell'Associazione nazionale presidi: "Le conclusioni dell'Ipsos sul
tasso di internazionalizzazione dei nostri istituti si sovrappongono -
ha detto Rembado - con i dati Ocse-Pisa sulla valutazione. Ciò fa
supporre che le nostre migliori scuole sono quelle più aperte alle
esperienze fuori dall'Italia: dove ci si misura con la diversità, con
gli studi all'estero si cresce maggiormente". Secondo il presidente
della Anp "è la conferma che il processo formativo individualizzato è
superato dall'educazione aperta al molteplice, certo - ha continuato
Rembado - c'è molto da fare: occorre sicuramente una maggiore
formazione iniziale dei docenti sulle lingue, invece ancora troppo
ancorata alla disciplina di insegnamento. Ma anche incentivare
l'autonomia decisionale dei dirigenti scolastici".
A livello nazionale nell'ultimo anno scolastico sono stati circa 3.800
gli studenti italiani (44% ragazzi e 56% ragazze) che hanno svolto un
periodo di formazione all'estero. Il dato sebbene sia in leggera
crescita rispetto al 2007, quando ad aver svolto questa esperienza
furono 3.500 ragazzi, il numero pare ancora limitato ad una nicchia di
studenti. E non a caso il 75% delle scuole non ha avuto studenti che
hanno partecipato a questo tipo di programmi nell'anno scolastico
2008-2009.
"Per sintetizzare la propensione delle scuole verso questo tipo di
esperienze - ha detto il professor Nando Pagnoncelli dell'Ipsos -
abbiamo realizzato un indice medio rappresentato da una sorta di
'termometro' che individua lo stato di salute internazionale delle
scuole italiane: ebbene, il 49% dei nostri istituti ha ottenuto un
risultato inferiore a 35 punti (su una scala da 1 a 100)".
Proprio attraverso l'indice si è rilevato che nei grandi centri e nelle
scuole più grandi aumentano le possibilità di recarsi al di fuori del
nostro territorio o di ricevere classi provenienti dall’altra parte del
oltre confine.
L'Osservatorio ha anche realizzato un portale,
http://www.scuoleinternazionali.org/, strumento utile agli istituti
italiani che possono anche auto-misurare il loro grado di
internazionalizzazione rispondendo ai 17 quesiti posti dall’Ipsos.
Particolarmente apprezzato è stato l’intervento del direttore generale
Muir per gli Affari Internazionali, Antonio Giunta La Spada, secondo
cui ”la politica europea, attualmente debole, deve ritrovare un suo
ruolo per trasmettere ai singoli stati un messaggio forte rispetto allo
scambio interculturale che non significa omologare ma cooperare”.
Interessante è risultato anche l’intervento della professoressa
Donatella Palomba, dell’Università di Roma Tor Vergata, che ha
presentato i dati della ricerca Sicise (Società Italiana di Educazione
Comparata) dal titolo ‘Internazionalizzazione della scuola, scambi e
dialogo interculturale’: “La ricerca ha messo a fuoco ha detto Palomba
- il ruolo e l’atteggiamento degli insegnanti rispetto agli scambi
scolastici sottolineando che la scuola nel suo insieme a dover prendere
atto del suo mutato ruolo rispetto al contesto istituzionale”.
da www.latecnicadellascuola.it