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News: BOSSI E L'INSEGNAMENTO DEL DIALETTO A SCUOLA: OBBLIGATORIO DALLA PRIMARIA...

Comunicati

DA LA TECNICA DELLA SCUOLA

Bossi insiste sul dialetto a scuola: si insegnerà tramite le canzoni popolari
di Alessandro Giuliani
Per il senatur la materia dovrebbe essere obbligatoria e insegnata attraverso la musica locale: “me lo ha spiegato mia moglie – dice ai cronisti a Ponte di Legno - che insegna e di queste cose se ne intende”. Pronto a preparare la legge e a parlarne con il ministro Gelmini. Critiche da maggioranza e opposizione.
Ormai ci siamo abituati: i giorni di Ferragosto, in quel di Ponte di Legno, in provincia di Brescia, per la Lega rappresentano il momento massimo della presentazione dei programmi della stagione politica che verrà. E, forse anche perché cade a ridosso del nuovo anno scolastico, uno degli argomenti fissi è l’istruzione. Stavolta, dopo aver puntato i piedi contro i presidi del Sud pronti a ricoprire posti vacanti sopra il Po e richiesto di inserire una verifica delle competenze su argomenti regionali tra i test selettivi che regolano la selezione dei futuri docenti, si torna a parlare della necessità di introdurre l’insegnamento del dialetto.
Un argomento apparentemente secondario, soprattutto alla luce dei tanti problemi che affliggono la scuola in questo momento. Ma non per la Lega, poiché a farsi portabandiera della proposta è il leader Umberto Bossi.
Poche parole, dovendo dividersi su diverse tematiche, come le gabbie salariali, i lavoratori dell’Innse e la ricandidatura di Formigoni, ma sicuramente eloquenti: “Il dialetto – ha detto ai cronisti il capo carismatico della Lega - dovrebbe diventare obbligatorio”. Già qualche giorno fa il suo partito aveva fatto sapere di lavorare ad un ddl in questa direzione. Ora Bossi lo conferma: su questo progetto “sono intenzionato a preparare una legge. Se vuole – ha poi sottolineato il segretario - in questi giorni il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini può venire qui a Ponte di Legno a parlarmi”.
La novità rispetto alle dichiarazioni di qualche giorno fa è che la Lega avrebbe già individuato i docenti a cui affidare il delicato e improbo compito (visto che non esiste un solo dialetto, ma in certe regioni ve ne sono una miriade e tutti degni di essere approfonditi). Il primo rappresentante della Lega ha comunque le idee chiare: “il dialetto – annuncia Bossi con convinzione - dovrebbe essere insegnato attraverso la musica e le canzoni popolari”. Poi spiega anche che la paternità dell’accostamento musica-lingua locale non è sua, ma comunque sempre di una persona molto vicina a lui. “Me lo ha spiegato mia moglie, che insegna e di queste cose se ne intende”.
Complice il periodo vacanziero, con la grande maggioranza dei politici e sindacalisti in ferie, le dichiarazioni del senatur non hanno sortito particolari reazioni. Le poche che si sono avute sono comunque a tema unico: contrarie. Ad iniziare dalla maggioranza. Per il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, “certe proposte sono frutto del sole d'agosto”, mentre per capogruppo del Pdl, Maurizio Gasparri, “la scuola deve insegnare, e bene, la lingua”. Dall’opposizione c’è anche un po’ di preoccupazione. "Dopo le nuove dichiarazioni di Bossi sul dialetto a scuola – dice il senatore del Pd Roberto Di Giovan Paolo, segretario della Commissione Affari Europei - ci chiediamo se ad essere arrivato al capolinea non sia il governo o la stessa Lega. E' oramai da giorni che la il Carroccio conduce un'offensiva sospetta. Immigrazione, Rai, dialetto sono solo una scusa. Il Carroccio si sta riposizionando in vista di settembre, per tenere ancor meglio sotto scacco il Governo". Dello stesso parere Gianni Pittella, coordinatore della mozione Bersani: "chi pensava nella maggioranza e nell`opposizione – ha detto Pittella - che le uscite della Lega sulle gabbie salariali, sul ritorno dei dialetti a scuola e sulle bandiere regionali fossero delle battute propagandistiche, buone solo per guadagnarsi qualche titolo sui giornali di ferragosto, oggi dovrà ricredersi: Umberto Bossi conferma che saranno precise rivendicazioni al centro dell’azione del Carroccio in autunno”.
A tal proposito, visto il clima che si sta creando attorno al programma leghista, è probabile che certe proposte come quella sui dialetti a scuola, tra l’altro non si capisce con quali fondi finanziabili, soprattutto con l’aria che tira al ministero dell’Economia, facciano la fine proprio delle foglie d’autunno.

15/08/2009

La Lega ha già pronto il ddl sul dialetto: obbligatorio dalla primaria alle superiori
di A.G.
Si parte da un’ora a settimana ampliabile dal Collegio dei docenti. Il suo insegnamento verrebbe affidato ad “insegnanti specializzati” e selezionati durante i concorsi. Si conferma così in pieno la linea che ha fatto bloccare il progetto Aprea in Commissione Cultura. Calderoli sicuro: entro un anno sarà legge.
Sul dialetto da introdurre a scuola come materia di insegnamento la Lega Nord corregge il tiro, ma non molla. Anzi. Se il capo del Carroccio, Umberto Bossi, nel giorno Ferragosto aveva parlato di essere pronto a preparare la legge, a Ponte di Legno il ministro della Semplificazione, Roberto Calderoli, si è presentato dopo perche ore con il ddl già bello e pronto. L’ha consegnato al senatur e si sono ripromessi di presentarlo in Parlamento al rientro dalle vacanze. Per il momento si tratta solo una bozza, certo, ma tanto basta per far capire che la Lega su questo nuovo leit motive dell’estate non intende fare nemmeno un passo indietro. A dire il vero ne ha fatti due avanti. Perché nella bozza del ddl lo studio dei dialetti verrebbe reso obbligatorio in tutti i cicli scolastici: dalla primaria passando per le medie fino alle superiori. Rispetto a quanto detto inizialmente da Bossi, quindi, il suo insegnamento non sarebbe necessariamente legato alla musica: ma verrebbe affidato ad “insegnanti specializzati” la cui competenza sarebbe verificata durante i concorsi di accesso alla professione. Una notizia che non gradiranno sicuramente gli alleati di Governo. Ad iniziare dal presidente della Commissione Cultura alla Camera, Valentina Aprea, costretta a fine luglio a bloccare il suo progetto di legge sullo stato giuridico dei docenti proprio dalla volontà della Lega, in particolare del deputato Paola Goisis, di inserire per la selezione dei nuovi docenti una prova selettiva incentrata sul grado di conoscenza della regione dove si candidano ad insegnare.
Anche dalle parole di Calderoli trapela la linea ferma e decisa. "L'anno scorso a Ferragosto ho portato la bozza del federalismo fiscale che, in meno di un anno, è diventata legge. Oggi Bossi – ha detto il responsabile del dicastero della Semplificazione - ha in mano la bozza di legge sui dialetti e vi garantisco che non durerà tanto di più per diventare legge".
Nel testo preparato dalla Lega nei giorni più caldi dell’estate (“quando gli altri – sottolinea Calderoli - sono in vacanza ai tropici noi stiamo a casa a lavorare e a preparare le leggi”) si partirebbe da un’ora (anche se si fa capire che due sarebbero l’ideale) a settimana di dialetto: questo tipo di offerta formativa sarebbe però ampliabile dai singoli istituti sulla base delle specifiche esigenze. Ulteriori spazi orari settimanali verrebbero così sottratti a quelli dedicati normalmente all’approfondimento: in pratica anziché fare più ore di italiano, matematica o lingue straniere, il Collegio dei docenti (anche sulla spinta delle famiglie) potrebbe quindi decidere di far svolgere agli allievi un ulteriore numero di ore di dialetto. Calderoli non ha dubbi: ci sarà un boom di richieste, soprattutto “nelle valli e dove la difesa della lingua è molto sentita dalla gente”.
Il ministro ci tiene poi a dire che l’insegnamento del dialetto è un vecchio “pallino” della Lega. Che infatti su questo punto fa sul serio da almeno tre-quattro anni. "Nel 2006 – ha rivelato Calderoli - avevamo presentato una proposta di legge costituzionale perchè ci fosse la tutela delle lingue locali e dei dialetti e anche della lingua italiana. Oggi, infatti, la lingua italiana è il dialetto romanesco che ci passa la Rai".
La novità è che la Lega rispetto al passato è diventata più diretta. I maligni dicono che si tratta di una sorta di ricatto al Governo, visto che i margini di potere sono diventanti maggiori. Un ricatto che però al momento verrebbe rispedito al mittente: "Il dialetto a scuola è una boutade estiva – ha detto il ministro per l'Attuazione del Programma di Governo, Gianfranco Rotondi - tanto per restare in tema, proponiamo alla Gelmini l'introduzione del napoletano in tutte le scuole. In fondo, dopo l'inglese e' la lingua internazionale per eccellenza".
Che però oggi come non mai la Lega abbia le ‘spalle larghe’ è un dato di fatto. Ritorna anche sulla questione dei docenti in possesso di competenze sulle tradizioni regionali: "noi vogliamo un esame – ha detto sempre Calderoli - per far sì che chi prende 110 e lode a Reggio Calabria venga ‘riqualificato’ rispetto all'80 che arriva qua a Milano o a Brescia".
Ogni dubbio è dissipato: si può essere in disaccordo con quel che sostiene (e lo sono in molti, soprattutto perché il Carroccio continua a sorvolare sulle modalità di finanziamento del progetto e soprattutto su quali sarebbero i dialetti più titolati per essere insegnati visto che in una stessa regione se ne parlano diversi e tutti di pari dignità). Ma una cosa è certa: alla Lega non si può imputare la mancanza di coraggio.
17/08/2009

DA TUTTOSCUOLA

Polemiche dopo le dichiarazioni di Bossi
Il dialetto a scuola è il tormentone di Ferragosto


Il tormentone di questo Ferragosto, per quanto riguarda la scuola, è il dialetto. "Dovrebbe essere obbligatorio - ha detto Bossi secondo quanto riportano i giornali di oggi - "sono intenzionato a preparare una legge. Se vuole in questi giorni il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini può venire qui a Ponte di Legno a parlarmi. Il dialetto dovrebbe essere insegnato attraverso la musica e le canzoni popolari. Me lo ha spiegato mia moglie, che insegna e di queste cose se ne intende".

Da notare che, seguendo evidentemente le indicazioni del Senatùr, il quotidiano della Lega La Padania sta pubblicando articoli in dialetto: giovedì è toccato al dialetto veneto, ieri al piemontese e oggi al lombardo.

Va detto peraltro che il lombardo della Padania è in realtà il milanese, che è sensibilmente diverso dal bergamasco o dal mantovano. L'unico milanese che forse avrebbe potuto unificare i molti dialetti lombardi in una sola versione - che a quel punto sarebbe stata una lingua - Alessandro Manzoni, scelse invece il fiorentino della grande tradizione letteraria come riferimento nazionale. E non si preoccupò di far parlare il fiorentino al lecchese Renzo Tramaglino.

Quale dialetto si insegnerebbe nelle scuole? Quello di Milano, di Sondrio o di Abbiategrasso (il paese citato a un famoso congresso DC da Ciriaco De Mita: "mi si rimprovera di non avere un nonno di Abbiategrasso...")? Non ha torto il pugliese ministro Fitto, nell'intervista pubblicata oggi dal Corriere della Sera, a dire che "magari ogni singolo paesino vorrebbe insegnare il suo di dialetto". Che facciamo a quel punto, chiede assennatamente il ministro, "trasformiamo le scuole della Repubblica in una Torre di Babele"?

Bastico critica Bossi per l'inno e il dialetto


La senatrice Mariangela Bastico, responsabile scuola del Pd, critica duramente il ministro Bossi per le sue prese di posizione sul dialetto e sull'inno nazionale, definendo, quello del senatur, il suo solito repertorio ferragostano.

Bastico se la prende soprattutto con la proposta del dialetto che, a suo dire, colpisce la scuola pubblica che ha insegnato a leggere e a scrivere a milioni di italiani analfabeti e che ha creato la lingua nazionale. Insomma che ha contribuito a fare l'Italia.

"È un attacco grave - dichiara la Bastico - che distoglie l'attenzione dai problemi veri del Paese e dalle promesse non mantenute della Lega".

"Infatti, Bossi dovrebbe spiegare agli italiani perché il Governo non sta minimamente procedendo all'attuazione della legge sul federalismo fiscale, perché ha assunto solo provvedimenti centralistici, tagliando risorse agli enti locali, soprattutto a quelli virtuosi, e servizi fondamentali per i cittadini."

La senatrice, dopo aver sottolineato che "i ragazzi italiani sono e devono sentirsi sempre più cittadini europei e non solo, e che il mondo è il palcoscenico in cui devono sapersi muovere e confrontare, non tanto e non solo nelle valli alpine" ricorda che a scuola italiana deve rafforzare l'insegnamento e l'apprendimento delle lingue straniere e che questa è la priorità, non certo l'insegnamento del dialetto.

"Con la boutade sul dialetto - aggiunge la Bastico - vuole far perdere di vista i problemi reali: i durissimi tagli subiti dalla scuola pubblica, il licenziamento di tanti precari, la sparizione degli insegnanti specialisti di inglese nella scuola elementare, la riduzione delle ore di lingue europee nella scuola media, la sparizione dell'insegnamento della seconda lingua europea (francese, spagnolo, tedesco) alle medie, salvata in extremis da una sentenza del Tar."









Postato il Mercoledì, 19 agosto 2009 ore 00:00:00 CEST di Silvana La Porta
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