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Formazione Superiore: CERCARE LE TECNICHE DI STUDIO

Istituzioni Scolastiche
Cercare le tecniche di studio




Hai imparato ad andare in bicicletta, a nuotare, a leggere e a scrivere, a giocare a pallone, a disegnare e a dipingere, a suonare uno strumento, a cucinare gli spaghetti al ragù, ad usare il computer e a navigare in Internet...
Sicuramente puoi imparare anche a studiare!
Queste pagine sono dedicate ai ragazzi e a tutti gli insegnanti che sono coloro che avviano questo processo di conoscenza                 ( seconda parte)

Letizia Colonna
colonnaletizia@infinito.it




Studiare significa: applicarsi metodicamente all'apprendimento di qualcosa; ricercare, indagare; progettare; osservare attentamente.
Studiare è un percorso a tappe, cioè non si può fare in un solo colpo o con un solo passo, ma con molti passi!
Piace apprendere, ma, talvolta, non piace studiare.
Non piace studiare perché lo studio è tessuto di difficoltà, fatica, impegno. Ma piace apprendere, perché l’apprendimento è gratificante, soddisfa la curiosità, amplia gli orizzonti della mente, aumenta l’autostima.
 Il metodo di studio trasforma lo studio in un esperienza piacevole e produttiva.
In altri termini, studiare è gratificante solo se si possiedono un buon metodo di studio ed una appassionata voglia di imparare. Entriamo adesso nello specifico delle principali tecniche di studio.
La lettura

Gli studenti dedicano gran parte del loro tempo alla lettura: leggono a scuola, a casa, in biblioteca e per divertirsi. Gran parte dell’apprendimento, delle opportunità di riflessione e dello sviluppo delle capacità cognitive avviene attraverso la lettura.
Comprendere e assimilare i contenuti di un testo è ben diverso dal leggerlo superficialmente. Per apprendere si richiede che durante la lettura si capisca il testo, si ricavino le informazioni e le idee più importanti, e si mettano in rapporto con ciò che già si conosce, riorganizzandole e sintetizzandole secondo un proprio criterio e rendendo così più facile il processo di memorizzazione.
Nell’ atto della lettura si possono individuare varie fasi: la pre-lettura in cui si costruiscono aspettative e ci si “prepara” a comprendere un testo; la cosiddetta lettura veloce, che consente di scorrere testi anche molto lunghi, estraendo poche, ma fondamentali informazioni; ed, infine, la lettura analitica , quella che cioè porta ad un approfondimento rigoroso del testo e alla valutazione e comprensione critica dei suoi elementi.
La difficoltà di imparare a leggere per apprendere è dovuta al fatto che le abilità sono molte, di difficile definizione e in varie combinazioni. Quando si intraprende lo studio di una materia nuova
si affronta un universo di linguaggio che ha i suoi fondamenti in una terminologia specifica, spesso molto articolata e complessa, con dei significati specifici nella loro connotazione. Quindi, si consiglia di ricorrere anche spesso ad un buon vocabolario.
Sottolineare un testo
In senso letterale, sottolineare significa “tracciare una linea sotto” le parole scritte o stampate e metterle in rilievo. In senso figurato, significa dare risalto, evidenziare, accentuare, mettere in primo piano qualcosa che è ritenuto più importante del resto. Saper sottolineare significa saper cogliere rapidamente le informazioni utili.
La sottolineatura è una tecnica più complessa di quanto non possa sembrare a prima vista, dato che richiede abilità di ricerca nell’ambito di un testo, di sintesi, e di autocontrollo. Una sottolineatura ben fatta e accompagnata da note e segni sui margini del libro, può far risparmiare molto tempo.
Il lavoro di sottolineatura di un testo non è separato dalla lettura, ma avviene contestualmente ad essa; infatti, il momento migliore per sottolineare o prendere appunti segue immediatamente la comprensione dello scritto. Il momento più adatto a sottolineare dipende ovviamente dagli scopi del lettore:
ß  Individuare consequenzialità di un argomentazione (per questo scopo è meglio sottolineare dopo aver letto il paragrafo, per essere certi di aver colto l’essenziale);
ß  suddividere il testo in parti da rileggere (sottolineate) e in parti da saltare (non sottolineate);

ß sintetizzare al massimo (a tale scopo è opportuno sottolineare dopo aver letto l’argomento ed aver valutato l’importanza delle informazioni)
E’ importante sottolineare in modo:
ß attivo (cioè proporsi con uno scopo che dà una direzione ed un orientamento);
ß consapevole (cioè elaborare appropriate istruzioni: esse guidano la lettura e la comprensione); L’attenzione è lo strumento privilegiato della consapevolezza. Mentre si sottolinea, l’attenzione controlla il processo di rilevazione di ciò che è importante e significativo);

ß originale ( ciò significa personalizzare il testo e predisporlo all’assimilazione, nel modo più adatto al proprio stile cognitivo);
ß  accurato (cioè sottolineare le parti significative del testo).
In conclusione, il sottolineare è una forma attiva di studio che stimola la selezione delle informazioni essenziali, facilita la percezione di ciò che è stato messo in evidenza, attraverso l’effetto contrasto, e favorisce la memoria attraverso la riduzione sintetica delle informazioni.
Prendere appunti
Prendere appunti vuol dire selezionare le informazioni, rielaborarle, riorganizzarle e soprattutto portare il lettore a svolgere un ruolo attivo ed aumentare la sua attenzione.  Gli  appunti  sono  delle  annotazioni               rapide, sommarie  ed     essenziali     di   impressioni,   pensieri   ed    informazioni. Sono una specie di “pro--memoria” breve e schematico.                                                                                                 La mente è in grado di essere programmata e lo studente che decide di prendere appunti la programma per un attenzione maggiore affinché le informazioni ricevute possano poi essere riportate sulla carta. Si è notato che l’utilità degli appunti è tanto maggiore quanto più gli appunti sono “personalizzati”, cioè presentano una organizzazione ed una rielaborazione data dallo studente, che si discosta sensibilmente da quella del testo letto. Essi sono caratterizzati soprattutto dalla brevità e dalla sintesi, per raggruppare il massimo di informazioni con il minimo numero di parole. Il criterio di brevità deve essere stabilito da ogni studente, in base alle sue preconoscenze e ai suoi obiettivi. Nel prendere appunti, si seguono molte delle regole valide per la sottolineatura. Il loro scopo è infatti lo stesso: fissare alcuni elementi essenziali del testo assieme ai commenti che riteniamo utili. Prendere appunti presenta però un vantaggio importante rispetto alla sottolineatura, perché dà la possibilità di sganciarsi maggiormente dal testo o da una lezione e di ristrutturare l’informazione raccolta nel modo che risulta più comodo ed efficace.
Gli appunti si possono prendere in tempi diversi:
ß prima di studiare (servono per richiamare le preconoscenze, organizzare le idee, predisporre i collegamenti. In tal modo è più facile catturare le informazioni essenziali);
ß durante lo studio (sono generalmente appunti di brutta copia, servono per afferrare le informazioni essenziali e per dar loro una prima e provvisoria riorganizzazione personale);
ß dopo aver studiato (sono appunti di bella copia e rappresentano l’assimilazione di ciò che è stato appreso).
Schematizzare
Uno schema (parola greca che significa “figura”, “forma”) è una rappresentazione semplificata delle parti essenziali di un evento, di un fenomeno. L’aggettivo “schematico” è sinonimo di essenziale, sintetico. Il termine “schema” indica una traccia, un modello, una sequenza, una scaletta. Gli schemi sono organizzatori e contenitori di informazioni. Organizzano le informazioni in gerarchie concettuali e le contengono entro categorie che hanno le funzioni di archivio. Gli schemi sono importanti per poter comprendere, riassumere, ricordare e padroneggiare le situazioni e gli eventi descritti. Hanno anche una funzione “predittiva”: permettono cioè di intuire anticipatamente determinati esiti di un evento e di elaborare conseguenti conclusioni.
Gli schemi sono di grande aiuto in tre momenti fondamentali:

ß all’inizio dello studio per riattivare le preconoscenze e predisporsi alla ricettività e all’apprendimento;

ß durante lo studio, per cercare di inserire le nuove informazioni nella rete delle proprie idee;

ß dopo lo studio, per rielaborare le informazioni in rappresentazioni grafiche e facilitare, in tal modo, l’assimilazione.

Si devono schematizzare i concetti essenziali, ma, soprattutto, la relazione gerarchica dei concetti, cioè la loro complessità e ramificazione concettuale, per ricostruire il percorso di un testo.                                                                                                                                              Per acquisire o fare acquisire un buon metodo di studio è anche necessario possedere non solo conoscenze riguardanti la motivazione allo studio,  (che tratteremo successivamente) ma anche è necessario avere conoscenze approfondite riguardanti la nostra mente e le molteplici abilità cognitive connesse. Le abilità cognitive sono quelle capacità che ci permettono una corretta interpretazione ed integrazione della realtà. Sono la memoria, l'attenzione, la percezione, il riconoscimento e la comprensione delle informazioni del mondo esterno, la capacità di dare risposte adeguate e di farsi capire con le parole e le azioni, l'orientamento nello spazio e nel tempo. Queste capacità, che si acquisiscono durante lo sviluppo, si affinano in età prescolare quando il bambino impara soprattutto guardandosi intorno, esplorando in vari modi l'ambiente circostante (toccando, spostando, manipolando le cose), interagendo verbalmente e gestualmente con adulti e coetanei. Il cervello è l'organo tramite cui la mente esplica le sue funzioni. Esso è assai complesso e rappresenta il punto di arrivo e di partenza delle cellule nervose (neuroni) che gli portano le varie sensazioni raccolte dagli organi di senso e trasmettono i suoi comandi a tutto l'organismo. Ciascuno di noi, quindi, acquisisce le proprie conoscenze attraverso i complessi meccanismi della percezione, che si avvale dei nostri cinque sensi: l'udito, la vista, il tatto, l'olfatto e il gusto. A seconda del tipo di esperienza cui siamo esposti usiamo uno di essi, ovvero filtri per far giungere informazioni al nostro cervello attraverso grafici e disegni oppure traducendo i contenuti in immagini e metafore.
Alla fine di questo articolo,  ti invitiamo ad approfondire l’argomento e speriamo che le nostre indicazioni non restino lettera morta, e si traducano in concreto operare.
Noi pensiamo che un buon approccio con la scuola e una corretta impostazione del proprio lavoro siano validi presupposti per un cammino fruttuoso. Il ruolo di noi tutti è quello di stupire: non ci può essere metodo di studio senza stupore. 
"Lo studio e la ricerca della verità e della bellezza rappresentano una sfera di attività in cui è permesso di rimanere bambini per tutta la vita" ( Einstein).
“Stupirsi delle cose è tenere sgranati gli occhi sul reale e vedere le cose come per la prima volta, nel miracolo del loro esserci e della loro forma. Non per nulla lo stupore è stato definito desiderio di vedere” (Heidegger). 
“Chi non è più in grado di provare né stupore né sorpresa è per così dire morto; i suoi occhi sono spenti” ( Einstein ).
“ Stupore è la circostanza in cui il vedere è costretto a diventare un guardare” (Petrosino).
“ E’ la meraviglia, più che il dubbio, la fonte della conoscenza” (Heschel).
" La  prima condizione per  imparare a  pensare e  quella di coltivare in  sé la facoltà dello stupore”
( Guitton).
“L' ammirazione e il desiderio d'imitare costituiscono le più potenti risorse dell'apprendimento scolastico”  ( Guillaumin).
Buon lavoro a tutti noi !


Approfondimenti
∑ Boscolo P., (1986), Psicologia dell’apprendimento scolastico, Utet, Torino.
∑ Colpo G., (1978), La Motivazione scolastica, Giunti Barbera, Firenze.
∑ Cornoldi C., (1986), Apprendimento e memoria nell’uomo, Utet, Torino.
∑ CornoldI C., Caponi B. (1991), Memoria e Metacognizione, Erikson, Trento.
∑ Cornoldi C., De Beni R., Gruppo MT, (1993), Imparare a studiare, Erikson, Trento.
∑ De Beni R., Moé A. (2000), Motivazione e apprendimento, il Mulino, Bologna.
∑ Guitton J., (1987),  L’arte di pensare, Ed.Paoline.
∑ Mager R.F:, (1978), Come sviluppare l’atteggiamento ad apprendere, Lisciani e Zampetti, Teramo.
∑ Mazzeo R., (1997), Insegnare un metodo a studiare, Il Capitello.
∑ Oliverio A. (1999), L'arte di apprendere, Bur, Saggi Milano.
∑ Polito M. , (2002), Guida allo studio. Le tecniche. Come sottolineare, prendere appunti, schematizzare e archiviare Editori Riuniti, Roma.
∑ Polito M. , (2002), Guida allo studio: Il Metodo, Editori Riuniti, Roma.
∑ Polito M. , (2003), Guida allo studio: La Motivazione, Editori Riuniti, Roma.
∑ Rovetto F. (1990), Il piacere di apprendere: tecniche di studio e autocontrollo, Mondatori, Milano.
∑ Sperolini Bersanelli-Gargantini, (2003), Solo lo stupore conosce…, BUR, Saggi Milano.

PUBBLICATO: HR-HANDICAP  RISPOSTE
Mensile di attualità, cultura e informazione sulle tematiche dell’handicap
                                                                Anno XXIII  n. 217 Novembre 2008


   








Postato il Venerdì, 26 giugno 2009 ore 00:05:00 CEST di Silvana La Porta
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