BOLOGNA
- Le pagelle dorate con il 10 politico in tutte le materie, 'regalo' del primo
quadrimestre agli alunni della scuola elementare Longhena di Bologna da parte
delle maestre anti Gelmini, sono in stand by. Il dirigente dell'ufficio
scolastico bolognese Vincenzo Aiello ha annullato la delibera dei docenti che,
all'unanimità, si schieravano contro l'introduzione dei voti (al posto dei
giudizi) voluta dalla riforma Gelmini. Ma la protesta, su cui si esprimerà
presto un ispettore dell'ufficio scolastico regionale, ha animato per tutto il
giorno il dibattito politico.
Fra i commenti più duri, quello del ministro dell'Istruzione Mariastella
Gelmini. "E' l'ennesimo caso di chi fa politica a scuola, un vizio che abbiamo
ereditato dal '68. In classe non si fa politica'', ha sentenziato. Poi
augurandosi "provvedimenti e sanzioni contro i responsabili", ha rimarcato che
"i ragazzi devono poter andare a scuola sereni, non devono essere coinvolti in
scontri politici". Stessa argomentazione di Sergio Cofferati, pur "personalmente
contrario al provvedimento del ministro Gelmini come e più delle maestre delle
Longhena". Per il sindaco di Bologna, però, l'iniziativa è stata "profondamente
sbagliata, addirittura controproducente". La colpa? Aver coinvolto "soggetti
inconsapevoli" come i bambini". Un 'no' deciso al '10 politico' anche da Pier
Ferdinando Casini, leader dell'Udc. "I maestri che strumentalizzano i bambini
per fini politici sono cattivi maestri e la scuola italiana non ne ha proprio
bisogno". E ha ricordato: "Le leggi dello Stato, anche se non condivise, vanno
sempre applicate". Sul 'caso Longhena', il collega di partito e parlamentare
bolognese Gian Luca Galletti, ha invece sottolineato il silenzio dei candidati
cittadini del Pd sulla protesta, definito "un ambiguo assenso".
A difesa delle maestre si è schierato, invece, Paolo Ferrero, segretario
nazionale Prc, che ha definito "vergognose e minacciose" le parole della Gelmini
contro le autrici di "una protesta civile e democratica alla sua controriforma".
Al contrario, di fronte a un atto che sembra "arbitrario", il parlamentare del
Pdl Giuseppe Valditara ha chiesto al ministro di consegnare gli atti alla
magistratura "laddove dovessero emergere elementi aventi rilevanza penale".
Tuttavia il dissenso non si placa. E per questo sabato pomeriggio genitori e
insegnanti andranno in piazza a Bologna. Un'occasione anche per "portare una
dichiarazione d'amore per la scuola pubblica - vista la coincidenza della festa
di San Valentino - e per difenderla dall'aggressione di chi vuole distruggerla",
ha spiegato l'assemblea di genitori e docenti.
da ANSA.IT