Primi risultati della sperimentazione che ha specializzato in 9 Regioni un migliaio di giovani facendogli acquisire un titolo di studio di livello secondario, universitario, dell’alta formazione o una titolo di livello tecnico superiore: ad usufruirne soprattutto laureati provenienti da percorsi di ingegneria. E la Lombardia è – fa sapere l’Isfol - la Regione che ha dato il maggior contributo.
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Chi pensa che il lavoro di apprendistato sia rimasto quello del dopoguerra, con i giovani usciti della licenza media, spesso anche solo elementare, immessi sul mercato del lavoro per imparare professioni in buona parte di tipo artigianale, farà bene a ricredersi. Di recente la in Italia la materia dell’apprendistato è stata rivista nel 2003 con il decreto legislativo n.276, che ha introdotto una normativa in linea con i più avanzati paesi Ue: tre le novità figura anche il cosiddetto Apprendistato Alto, una particolare tipologia contrattuale che consente di avviare al lavoro un giovane per il conseguimento di un titolo post-diploma. L’Apprendistato Alto consente, in pratica, di specializzare i giovani acquisendo un titolo di studio di livello secondario, universitario o dell’alta formazione. Oppure anche semplicemente per l’acquisizione di una specializzazione tecnica superiore. Trattandosi di uno strumento nuovo per il nostro paese, il Ministero del lavoro si è posto l’obiettivo di promuoverne la diffusione attraverso l’avvio di un progetto sperimentale all’interno di nove Regioni e nella Provincia di Bolzano. La sperimentazione, finanziata con risorse disponibili sul Programma operativo nazionale dell’obiettivo 3 programmazione 2000-06, ha potuto contare su circa 11 milioni di euro a cui alcune Regioni hanno aggiunto ulteriori risorse ed ha coinvolto complessivamente un migliaio di apprendisti. Ora, mentre si attendono i risultati delle verifiche finali, (un terzo dei progetti è ancora in corso), si possono riportare alcuni esiti relativi alle attività concluse. “La Lombardia – fa sapere L’Isfol, l’Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori - è la Regione che ha dato il maggior contributo alla sperimentazione, coinvolgendo circa un terzo degli utenti finali, grazie anche alla messa a disposizione di un significativo finanziamento aggiuntivo che ha consentito di ampliare il numero di percorsi realizzati. Insieme al Piemonte, i due territori rappresentano oltre la metà dell’universo dei giovani partecipanti alla sperimentazione”. Significativa, a tal proposito è la tabella esposta qui di seguito da tecnica della scuola |