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Voce alla Scuola: I PROF? LADRI CHE RUBANO I CINQUE MINUTI DELL'ORA DI LEZIONE

Opinioni
I PROF? LADRI CHE RUBANO I CINQUE MINUTI DELL'ORA DI LEZIONE
E’ scoppiata la polemica sulla durata delle ore di lezione. I professori italiani salgono, come sempre, sul banco degli imputati: sono infatti dei ladruncoli che invece di fare l’ora di 60 minuti, negli anni hanno rosicchiato cinque, dieci minuti di ora di lezione, defraudando lo stato, come ha con molta cura calcolato Tuttoscuola, di circa sei miliardi di euro.
Ci mancava pure questa notizia. Gli insegnanti se la spassano, fanno solo diciotto ore settimanali, e queste diciotto ore manco tutte intere.
Dunque a sistemare le cose, per prima, ci ha pensato la Gelmini. Vero è che qualche mese fa, nella sua foga riformatrice, aveva affermato che le ore di lezione nella scuola italiana potevano pure diminuire, che non era importante la quantità delle ore di lezione, bensì la loro qualità. Ora, invece, chissà perché, il problema sono diventati quei cinque minuti. Quei cinque minuti diventano salienti per la didattica, fondamentali, essenziali, vitali, in una scuola in cui il tempo spesso si perde in mille rivoli e in mille attività accessorie. Tant’è. L’ora ritorna, ci pensa la Gelmini, a sessanta minuti. Così sono serviti gli insegnanti, che in questi anni se la sono “fissiata”, rubando parte del loro lauto stipendio.
Ma poi ci si mette anche Gian Antonio Stella, che sarà pure un giornalista che ho in varie occasioni apprezzato, ma adesso esagera, attaccando indiscriminatamente tutte le categorie, pur di fare notizia. In un suo articolo sul Corriere fa delle affermazioni veramente discutibili. Innanzitutto non capisco perché Stella si ostini a parlare di un “patto perverso tra lo Stato e i professori: ti pago poco e ti chiedo poco”. Ma chi lo ha mai fatto questo patto, quando mai in buona parte dei laureati (laureati, caro Stella, non analfabeti) che ha intrapreso la carriera docente c’è stato questo pensiero, di lavorare poco e guadagnare poco? Tutt’al più il desiderio era un altro, quello di fare un lavoro da professionista ben retribuito, ma questo in Italia non è mai stato possibile per vari motivi. Insomma quest’affermazione è gratuita, non motivata e frutto di malafede e pregiudizi di lunga data sulla figura dei docenti. Al massimo sono stati i "mediatori" tra i docenti e lo stato a premere in alcune direzioni non molto edificanti, ma di certo non i professori.
Andiamo avanti. Stella deve sapere che tutto quello che accade nella scuola non viene mai deciso a favore degli insegnanti o in funzione degli insegnanti. Si pensa ai ragazzi, alle famiglie, al turismo, al bene comune, ma mai all’interesse dei professori. La riduzione delle ore a cinquanta, cinquantacinque minuti, come, a onor del vero sottolinea lo stesso giornalista, è stata attuata per esigenze di viaggio degli alunni, mica per fare un favore agli insegnanti. E, se è stato previsto il non recupero, è accaduto sempre per esigenze organizzative, perchè calcolare il recupero dei cinque minuti e attuarlo avrebbe comportato un caos all’interno della scuola.
Cosa impensabile in un’azienda privata, incalza Stella. Vero. Ma in un’azienda privata, cari miei, un laureato non viene mica assunto al livello retributivo di un insegnante che guadagna, da laureato, quanto un diplomato o un possessore di licenza media. Questo lo dimentichiamo? E poi che c'entra questo paragone? La scuola mica è un'azienda, la scuola non produce cose, educa persone, ha bisogno di tempi diversi da quelli di un'azienda.
E invece è uno scandalo, questo delle ore di lezione ridotte, a detta anche di Tuttoscuola, citata spesso nell’articolo da Stella, che parla addirittura di un “privilegio” della classe docente, di ore pagate a gratis.
Signori miei, e allora tutti i lavori pomeridiani che fanno i docenti pagati a sette, otto euro l’ora, mesi e mesi per prendere poi quello che un lavoratore manuale guadagna in un giorno, a questo non ci pensa nessuno? Il problema sono quei cinque minuti, addirittura definiti una “trincea”, che non è difendibile in tempi di gravi difficoltà economiche. Insomma gli insegnanti italiani, come emerge da queste assurde disamine, rubano i soldi allo stato. E, a questo punto c’è da crederci, sono una delle principali cause dello sfascio dell’economia italiana. Per quell’ora di sessanta minuti che diventarono in malafede, a causa di un patto scellerato col diavolo, cinquantacinque…

Silvana La Porta








Postato il Giovedì, 25 dicembre 2008 ore 00:05:00 CET di Silvana La Porta
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