Dunque io mi trovavo a Catania. Era sabato sera e stavo andando, dopo un delizioso spettacolo teatrale, a prendere la pizza con amici. Tutto normale, vero? Un sabato normale. Arrivo nei pressi della pizzeria e comincio a fare mille giri per trovare un posto. Tutto normale, vero? Ero a Catania, citta caotica per eccellenza, naturale che non trovassi posto, no? Poi però, miracolo dei miracoli, vedo un vuoto. Si trattava non di uno, ma di ben due posti. L’unico problema è che, pur essendo vuoti, una macchina in doppia fila, bel bella e tranquilla tranquilla posteggiata, creava una specie di corridoio. Poco male. Davanti a me si stava incuneando una prima macchina e io posteggio, con qualche difficoltà, vista la macchina in seconda fila, dietro.
Beh, tutto fatto. Strana questa macchina vagante, ma sicuramente sarà di qualcuno che sta per andare via. Io, i miei amici e gli occupanti dell’altra autovettura che aveva posteggiato, scendiamo, soddisfatti.
Stiamo per avviarci, quando da una finestrella lassù in alto, sentiamo una voce. Anzi una vociona. Alziamo lo sguardo e vediamo, meraviglia delle meraviglie, una donna di felliniana memoria, una sorta di matrona romana con folta chioma, che ci apostrofa: “Ehi, vuautri. Vaddati ca ‘dda machina non nesci. Arresta femma tutta ‘a notti.”
Ci guardiamo stupiti. Ma chi è questa? Che vuole? Come la macchina non esce? E’ al centro della strada posteggiata e non esce? Mentre ci lanciamo occhiate interdette, la signora continua: “Mittitivi d’accordu, picchì non putiti nesciri mancu vuautri.”
E qua intervengo io, anche se confesso che mi veniva, pur nella tragicità della situazione, anche da ridere: “Signora, come la macchina non va via? E’ in doppia fila!” E la matrona, di rimando, pronta e con occhi ridenti: “Non nesci, non nesci, resta tutta a notti.” Dopo di che chiude la finestrella e si ritira nelle sue stanze.
Io e gli altri, i proprietari dell’altra autovettura, ci guardiamo allibiti. La nostra serata, i nostri destini, di colpo, si uniscono. Dove vanno loro, andiamo noi. Perché per uscire dal posteggio, c’è bisogno della nostra presenza. Visto che davanti c’è una macchina che è ferma lì per sempre, bel bella parcheggiata in doppia fila.
Così abbiamo fatto amicizia, noi e loro. E mangiato la pizza in due tavoli vicini, senza mai perderci di vista. A Catania le conoscenze si fanno anche così, per una prepotenza serale, in una tiepida serata di un sabato di novembre…
SILVANA LA PORTA
Beh, tutto fatto. Strana questa macchina vagante, ma sicuramente sarà di qualcuno che sta per andare via. Io, i miei amici e gli occupanti dell’altra autovettura che aveva posteggiato, scendiamo, soddisfatti.
Stiamo per avviarci, quando da una finestrella lassù in alto, sentiamo una voce. Anzi una vociona. Alziamo lo sguardo e vediamo, meraviglia delle meraviglie, una donna di felliniana memoria, una sorta di matrona romana con folta chioma, che ci apostrofa: “Ehi, vuautri. Vaddati ca ‘dda machina non nesci. Arresta femma tutta ‘a notti.”
Ci guardiamo stupiti. Ma chi è questa? Che vuole? Come la macchina non esce? E’ al centro della strada posteggiata e non esce? Mentre ci lanciamo occhiate interdette, la signora continua: “Mittitivi d’accordu, picchì non putiti nesciri mancu vuautri.”
E qua intervengo io, anche se confesso che mi veniva, pur nella tragicità della situazione, anche da ridere: “Signora, come la macchina non va via? E’ in doppia fila!” E la matrona, di rimando, pronta e con occhi ridenti: “Non nesci, non nesci, resta tutta a notti.” Dopo di che chiude la finestrella e si ritira nelle sue stanze.
Io e gli altri, i proprietari dell’altra autovettura, ci guardiamo allibiti. La nostra serata, i nostri destini, di colpo, si uniscono. Dove vanno loro, andiamo noi. Perché per uscire dal posteggio, c’è bisogno della nostra presenza. Visto che davanti c’è una macchina che è ferma lì per sempre, bel bella parcheggiata in doppia fila.
Così abbiamo fatto amicizia, noi e loro. E mangiato la pizza in due tavoli vicini, senza mai perderci di vista. A Catania le conoscenze si fanno anche così, per una prepotenza serale, in una tiepida serata di un sabato di novembre…
SILVANA LA PORTA