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News: I genitori del liceo Spedalieri e i docenti del liceo Boggio Lera scrivono due lettere al quotidiano La Sicilia

Rassegna stampa

Chiediamo ospitalità per poter dialogare con il prof. Pennisi, dirigente scolastico del Liceo Spedalieri e autore di un articolo apparso qualche giorno fa su "La Sicilia".
Siamo alcuni genitori di alunni di quella scuola, amareggiati per aver letto quanto il Preside ha scritto. Nell'articolo si commentava la modalità della protesta studentesca di questi giorni e in particolare la pratica di autogestione adottata allo Spedalieri, come in molte altre scuole. Non ci inquieta l'opinione contraria o favorevole a questa pratica, ognuno pensi come vuole. Ci preoccupa l'osservazione sul presunto allontanamento degli alunni dagli insegnanti, sulla distanza tra le generazioni che, secondo il Preside, l'autogestione rivelerebbe e nel contempo contribuirebbe ad approfondire.
Concordiamo con lui quando afferma che la scuola deve essere "una co -gestione quotidiana". E infatti ciò avviene per quasi tutti i giorni dell'anno scolastico (e possiamo dare atto alla scuola della costanza e del buon livello dell'attività curriculare). Ma forse è anche vero che questo confronto per essere realmente proficuo e utile alla crescita non possa avvenire senza conflitto, senza momentanee e drammatiche prese di distanza che consentano ai giovani in formazione di mettere a fuoco un loro punto di vista sul mondo, di far propria la riflessione che noi adulti, genitori e insegnanti, gli abbiamo offerto. Senza di che avremo degli obbedienti passivi e non degli interlocutori dotati di una autonoma capacità di riflessione e di lettura del mondo.
E questo infatti è avvenuto. Come sostiene lo stesso Preside: "Molti hanno lavorato seriamente, appassionatamente, sinceramente desiderosi di capire cosa stesse succedendo; qualcuno invece ha fatto il verso ai politici di professione..". Perché allora non prendere il buono? Perché non costruire il nuovo livello di dialogo su quell'impegno appassionato e sincero?
Lo si potrebbe offrire come esempio anche a quelli che non hanno trovato di meglio che fare il verso ad esempi magari negativi che la nostra società ci offre. Perché non riconoscere che un fondamento della pedagogia sta nel dare valore a ciò che c'è per poi magari tentare di modificarlo? Il Preside si limita a parlare delle modalità della protesta, come se fosse stata uno dei tanti momenti rituali o di stanca dell'attività scolastica.
Qualche parola andrebbe spesa sui contenuti della protesta, che è poi sfociata in una colossale manifestazione di tutte le scuole di Catania, di tutte le scuole del resto d'Italia (e ci può scommettere, anche dei suoi ex alunni dell'Istituto industriale) con accanto professori, famiglie, studenti universitari ecc. preoccupati per i tagli al sistema scolastico e per gli effetti della presunta riforma della scuola e dell'Università. Sono opinioni, naturalmente.
Quella presa di distanza dagli adulti ha consentito agli studenti di riflettere e di assumere un punto di vista autonomo in merito anche alle risposte che venivano dal mondo degli adulti, e non solo dalla politica.
E' il caso di ricordare al Preside che l'autogestione nella sua scuola è iniziata dopo un'assemblea organizzata insieme a lui e nella quale aveva preso la parola anche un esperto da lui indicato? Perché non riconoscere che in questi casi l'autogestione, ci piaccia o meno, è una spazio di riflessione e di crescita, una prova di responsabilità e di confronto con un problema reale. Il dialogo è possibile riconoscendo dignità all'interlocutore: lo sanno bene i genitori, lo sa bene il Preside, lo sanno bene gli insegnanti.
Un dialogo doloroso che porta al distacco, che porta a ritrovare un interlocutore di volta in volta diverso nel processo di crescita a di maturazione. E non ci conforta talvolta il fatto che la crescita e il distacco siano il frutto della stessa educazione, dello stesso impegno portato avanti con passione e al fine ultimo di rendere liberi e autonomi.
Nel merito poi si è aperto un importante dibattito sul futuro della scuola italiana, su quel modello di scuola statale che, pur con tanti difetti e carenze, è stata in questi anni di vita repubblicana un luogo di democrazia e di promozione sociale, un luogo nel quale è stato possibile rappresentare e mettere a confronto idee e punti di vista diversi, educare al dialogo, evitare che l'altro da noi fosse indicato come il nemico. Su questo tema riteniamo che valga la pena aprire un civile confronto tra tutti i soggetti presenti nella scuola.

Maria Ginevra Albanello, Nino Amante, Donata Bellante, Vincenzo Bellia, Salvatore Bonura, Carmela Bufalino, Rosalba Calogero, Monica Consoli, Gioconda Lamagna, Mario Lombardo, Rosario Mangiameli, Orazio Mannino, Alfia Nicotra, Ruggero Nicotra, Agata Nolfo, Angela Ragusa, Carmelita Russo, Francesco Saluzzo

Il Decreto Legge 1 settembre 2008 n.137 è stato approvato alla Camera, con qualche modifica, il 9 ottobre 2008 (D.L. A.C.1634 A). Presentato al Senato (Ddl 1108: "Conversione in legge con modificazioni, del decreto legge 1 settembre 2008, n.137, recante disposizioni urgenti in materia di istruzione e università"), dopo pochi giorni di dibattito e senza tener conto alcuno delle obiezioni dell'opposizione, è stato varato con 162 voti favorevoli, 134 contrari e 3 astensioni in data 29/10/2008, con due giorni di anticipo rispetto ai tempi previsti.
Questo nonostante la manifestazione Cobas del 17 ottobre e soprattutto in disprezzo dello Sciopero Generale indetto dai sindacati della scuola per il 30 ottobre 2008 e svolto con il 70 % delle adesioni e una massiccia risposta di studenti e genitori a Roma e in ogni città d'Italia.
Tanta arroganza e scarso rispetto verso le istituzioni parlamentari e le richieste del mondo della scuola e dell'università, uniti in una riflessione sui tagli economici spacciati per riforma da questo governo, ci fa capire che la lotta sarà dura, sarà una lotta di cultura per proporre un'idea di scuola basata sul pluralismo e sull'uguaglianza, sulla preparazione, sulla libertà di insegnamento, sulla capacità di suscitare, in tutti i soggetti coinvolti, una riflessione critica intorno alla complessità del mondo a cui la scuola e l'università preparano. La battaglia cominciata dagli studenti e dai docenti di questa scuola deve andare quindi avanti con un attento monitoraggio degli attacchi prossimi venturi al nostro sistema scolastico, spacciati come valorizzazione dei "semi del merito".
A cominciare dalla Proposta di legge Aprea n.953,"Norme per l'autogoverno delle istituzioni scolastiche e la libertà di scelta educativa delle famiglie, nonché per la riforma dello stato giuridico dei docenti", presentata il 12 maggio 2008, attualmente in discussione nella commissione VII Cultura della Camera dei Deputati.
La proposta prefigura la distruzione delle scuole pubbliche trasformate in fondazioni e gestite, in nome della "libertà di scelta delle famiglie", con consigli di amministrazione in luogo degli attuali ordini collegiali e la chiamata diretta dei docenti, non più inseriti in una graduatoria unica e selezionati invece in base a meccanismi di carriera professionale (o preferenze individuali e ideologiche?). Noi apprezziamo il merito e non temiamo la meritocrazia; temiamo al contrario i tagli alla spesa sull'Istruzione e i danni che possono nascere dalla divisione della carriera docente in tre livelli (docente iniziale, ordinario ed esperto), basati sulla discrezionalità di individuazione del merito professionale o sull'indicazione di parametri non si sa quanto oggettivi.
E in base a quali indicatori le famiglie potrebbero individuare gli insegnanti adatti per i propri figli? La cultura della semplificazione e del tecnicismo non ci appartiene.
La scuola italiana non deve perdere la sua specificità per inseguire modelli pedagogici già falliti ed obsoleti in altri paesi, e l'insegnante non deve perdere la libertà di insegnamento che gli compete. Al contrario, la scuola deve lavorare sulla difesa dei valori di cittadinanza ed integrazione e costruire, in armonia con l'art.3 della Costituzione, un ambiente in grado di superare ogni forma di discriminazione, di combattere il degrado civile e culturale, di contribuire "al pieno sviluppo della persona umana, rimuovendo gli ostacoli di ogni ordine, sociale e culturale, che di fatto limitano la libertà e l'uguaglianza dei cittadini".
E' per questo che i docenti del Liceo Boggio Lera invitano a vigilare con attenzione sul futuro della scuola pubblica, cogliendo un segnale positivo di sensibilizzazione nell'autogestione voluta dagli studenti nei giorni scorsi, ma invitandoli ora a trovare forme di lotta diverse che non blocchino l'attività didattica, per promuovere una discussione costruttiva nella scuola e nella città.

I docenti del Liceo scientifico «E. Boggio Lera»









Postato il Domenica, 02 novembre 2008 ore 19:52:56 CET di Salvatore Indelicato
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