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Riforma: Napolitano, ferma il linciaggio del ministro. Ma la rivolta è un bluff. Non tirate sulla Gelmini

Rassegna stampa

dal sito Italia Oggi

Il presidente della repubblica, Giorgio Napolitano, ha chiesto a studenti e professori di non farsi prendere da «esagerazioni» e da «allarmi», raggelando sindacati e opposizione proprio nel giorno del primo sciopero contro la riforma della scuola.
Pur non volendo entrare nel merito di provvedimenti legislativi, che secondo il presidente della repubblica debbono essere definiti da governo e parlamento, dal Quirinale è arrivata una richiesta di moderazione per i toni con cui in questi giorni si sta linciando uno dei più giovani ministri dell'esecutivo, Mariastella Gehnini.
Una doccia fredda sia per alcuni media che per alcuni protagonisti della contestazione.
Che spesso hanno inscenato un bluff, come quello delle università occupate.
Da giorni le cronache cittadine di molti quotidiani raccontano ad esempio della rivolta delle Università contro il loro ministro.
Per tutta la settimana i lettori sono stati informati ad esempio di una occupazione studentesca della Università statale di Milano, e di una protesta a macchia d'olio che avrebbe paralizzato gli atenei a Torino, Bologna, Roma e in tutte le principali sedi.
Grazie alla collaborazione di alcuni studenti improvvisatisi nostri giornalisti e fotografi, siamo andati a verificare sul campo quanto veniva raccontato dai media.
Le aule di lezione sono libere e piene di studenti che seguono i lavori, le biblioteche pure, come dimostrato con la sequenza fotografica alle pagine 4 e 5.
Tutto nella normalità. I presunti occupanti sono qualche gruppetto che dopo qualche ora già non presidia più il suo gazebo.
La protesta dilagherà- come si dice.
Eppure i sondaggi di opinione, come qualsiasi colloquio in bus, metro, o fra i banchi del mercato, non fanno immaginare tanta avversione ai provvedimenti della Gelmini.
Anzi, sembrano piacere e non poco il ritorno a dare un peso per il voto in condotta, al grembiule, al maestro unico, così come tutte le poche modifiche (parlare di riforma è quanto meno esagerato) introdotte nel sistema scolastico.
Certo, ci sarà anche qualcuno a cui non piacciono, ma è probabile che si tratti di una minoranza assai ristretta.
Ieri ci sono stati molti cortei di studenti, insegnanti e genitori in tutta Italia.
Hanno manifestato il proprio dissenso nelle forme tradizionali, ma le scuole quasi ovunque sono rimaste aperte.
Le lezioni si sono tenute e non sembra così lontano dal vero quel dato fornito dal ministero (4% di adesioni ministeriali allo sciopero dei Cobas) che fa immaginare una rilevante maggioranza si-lenziosa al lavoro con serietà e normalità che non conqui-stano i titoli di prima pagina.
Sui media (esemplare come sempre in questo senso An-nozero di Michele Santoro) si citano stragi occupazionali effettuate dalla ministra, rivolte popolari, sistema scolastico e universitario in ebollizione e pronto alle vie di fatto.
Ma si tratta solo di una grande finzione.
Non un insegnante, non un maestro ha oggi perso il suo posto di lavoro in base ai provvedimenti adottati dalla Gelmini.
E anche la protesta non sembra quell'incendio de scritto ieri dal titolo di prima pagina dell'Unità: "Dall'asilo all'università, è rivolta. Studenti in corteo e facoltà occu-pate: la Gelmini sta affossando gli atenei".
Di vero c'è invece questo episodio verificatosi a Milano questa settimana.
Scuola elementare del centro, classe seconda.
Primo incontro tra la maestra e i genitori. Convenevoli di turno, poi si passa alla organizzazione del lavoro in aula.
A un certo punto la maestra dichiara: "Naturalmente, quest'anno niente grembiule".
Sguardi sconcertati tra i genitori: l'anno prima, proprio la stessa maestra aveva proprosto di far venire i bambini con il grembiule, per praticità e per non mettere in imbarazzo i figli di genitori meno abbienti.
Segue discorsetto su come la riforma Gelmini, a parere dell'insegnante, getterà nel caos il sistema scolastico.
Insomma, niente grembiule perché quello è il simbolo della riforma.
Pochi giorni fa, quasi tutti i bambini della classe sono tornati a casa con i panni macchiati dopo una sessione di laboratorio artistico.
La rappresentante di classe, su richiesta di alcune mamme (non certamente quelle che possono permettersi un cambio al giorno) timidamente ha chiesto: "Allora, torniamo al grembiule?"
Risposta tranchant: "Non se ne parla proprio".
E chissà quale macchia è più difficile da cancellare, quella dei bimbi impasticciatisi di acquarelli o quella di chi brandisce il grembiule come arma ideologica al di là di ogni logica?
Sì, la scuola è da cambiare.
Anche per liberarla da maestre così...









Postato il Sabato, 18 ottobre 2008 ore 15:53:50 CEST di Salvatore Indelicato
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