ressioni e accuse dei genitori I sindacati: tanti vogliono lasciare
Dopo le botte di Poggio il «caso pipì» in città Viglione: vie giudiziarie
La scorsa settimana a Poggio Renatico per colpa di un telefonino vietato si è scatenata la furia di due genitori contro l’insegnante del loro ragazzino. In una scuola elementare della città, invece, il casus belli è stato il divieto ad andare in bagno durante la prima ora. Qui ci è fermati ad un passo dalla denuncia in Procura, dopo settimane di episodi grotteschi, grazie all’intervento della maggioranza dei genitori di quella classe. «Ma ormai i docenti sono “bullizzati”».
Il sospetto che la crisi nei rapporti tra famiglie e insegnanti non sia circoscritto ad episodi isolati si rafforza ad ascoltare le denunce dei sindacati. Tutta roba da non confondere con le botte, sia chiaro, ma rivelatrice di un clima pesante. «Il nostro è un buon osservatorio e quasi giornalmente, ormai, ci vengono riferiti casi di genitori che non accettano l’autorità degli insegnanti sui figli, mettendo sotto pressione i docenti - dice Cristina Vendra (Cisl scuola) - Così capita sempre più spesso che gli insegnanti vengano a chiedere di essere trasferiti in altri enti, per troppo stress». L’episodio della “pipì negata” non è l’unico ma forse è il più emblematico: «Alcune famiglie, non più di tre o quattro - racconta Fausto Chiarioni (Cgil scuola) - sono arrivati a scrivere lettere dai contenuti diffamatori contro le insegnanti che chiedevano ai bambini di non andare di norma in bagno durante la prima ora. Lettere spedite al dirigente scolastico e perfino all’assessore. Per fortuna la maggioranza delle famiglie ha risposto con una lettera dai toni opposti e in quel caso si è evitato di chiamare i carabinieri». Pare che qualche genitore si sia trasformato in detective per cercare le testimonianze di precedenti “vessazioni” su bambini ormai passati alle medie... «C’è da chiedersi cosa sia diventato l’insegnamento, cosa ci possa essere dietro simili comportamenti» riflette Chiarioni.
L’impressione è che il mondo della scuola non voglia più minimizzare. «Nel caso dell’insegnante di Poggio (se ne sta occupando anche Porta a Porta, ndr) sto ottenendo, con l’Avvocatura dello Stato, la costituzione di parte civile contro i genitori per chiedere loro i danni in sede civile, e in futuro intendo seguire questa strada per ottenere più credibilità e rispetto per la nostra istituzione» annuncia Vincenzo Viglione, dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale. Il mondo degli adulti, dice la psicologa Deanna Marescotti, ex insegnante, «non può più rimanere senza risposte o addirittura diventare complice di comportamenti sbagliati dei minori».
Dopo le botte di Poggio il «caso pipì» in città Viglione: vie giudiziarie
La scorsa settimana a Poggio Renatico per colpa di un telefonino vietato si è scatenata la furia di due genitori contro l’insegnante del loro ragazzino. In una scuola elementare della città, invece, il casus belli è stato il divieto ad andare in bagno durante la prima ora. Qui ci è fermati ad un passo dalla denuncia in Procura, dopo settimane di episodi grotteschi, grazie all’intervento della maggioranza dei genitori di quella classe. «Ma ormai i docenti sono “bullizzati”».
Il sospetto che la crisi nei rapporti tra famiglie e insegnanti non sia circoscritto ad episodi isolati si rafforza ad ascoltare le denunce dei sindacati. Tutta roba da non confondere con le botte, sia chiaro, ma rivelatrice di un clima pesante. «Il nostro è un buon osservatorio e quasi giornalmente, ormai, ci vengono riferiti casi di genitori che non accettano l’autorità degli insegnanti sui figli, mettendo sotto pressione i docenti - dice Cristina Vendra (Cisl scuola) - Così capita sempre più spesso che gli insegnanti vengano a chiedere di essere trasferiti in altri enti, per troppo stress». L’episodio della “pipì negata” non è l’unico ma forse è il più emblematico: «Alcune famiglie, non più di tre o quattro - racconta Fausto Chiarioni (Cgil scuola) - sono arrivati a scrivere lettere dai contenuti diffamatori contro le insegnanti che chiedevano ai bambini di non andare di norma in bagno durante la prima ora. Lettere spedite al dirigente scolastico e perfino all’assessore. Per fortuna la maggioranza delle famiglie ha risposto con una lettera dai toni opposti e in quel caso si è evitato di chiamare i carabinieri». Pare che qualche genitore si sia trasformato in detective per cercare le testimonianze di precedenti “vessazioni” su bambini ormai passati alle medie... «C’è da chiedersi cosa sia diventato l’insegnamento, cosa ci possa essere dietro simili comportamenti» riflette Chiarioni.
L’impressione è che il mondo della scuola non voglia più minimizzare. «Nel caso dell’insegnante di Poggio (se ne sta occupando anche Porta a Porta, ndr) sto ottenendo, con l’Avvocatura dello Stato, la costituzione di parte civile contro i genitori per chiedere loro i danni in sede civile, e in futuro intendo seguire questa strada per ottenere più credibilità e rispetto per la nostra istituzione» annuncia Vincenzo Viglione, dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale. Il mondo degli adulti, dice la psicologa Deanna Marescotti, ex insegnante, «non può più rimanere senza risposte o addirittura diventare complice di comportamenti sbagliati dei minori».