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News: MA DOVE SONO LE CARATTERISTICHE DI URGENZA DEL DECRETO LEGGE SULLA SCUOLA?

Comunicati
Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 1o settembre 2008, n. 137, recante disposizioni urgenti in materia di istruzione e università (A.C. 1634) (Esame e votazione di una questione pregiudiziale).

(Esame di una questione pregiudiziale - A.C. 1634)
PRESIDENTE. Ricordo che è stata presentata la questione pregiudiziale Ghizzoni ed altri n. 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 1634).
Avverto che, a norma del comma 3 dell'articolo 40 e del comma 3 dell'articolo 96-bis del Regolamento, la questione pregiudiziale può essere illustrata per non più di dieci minuti da uno solo dei proponenti. Potrà altresì intervenire un deputato per ciascuno degli altri gruppi che ne faccia richiesta per non più di cinque minuti.
L'onorevole Ghizzoni ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale.
MANUELA GHIZZONI. Signor Presidente, il decreto-legge n. 137, che prevede disposizioni urgenti in materia di istruzione e università, risulta in più parti non conforme ai requisiti di straordinaria necessità ed urgenza. Crediamo, infatti, che tanto la formulazione delle disposizioni quanto l'oggetto delle materie trattate non corrispondano ai criteri indicati dall'articolo 77 della Costituzione e, ancor più, al corrispondente articolo 15 della legge n. 400 del 1988, il quale prevede che gli atti assunti in forza del citato articolo della Costituzione debbano contenere nel preambolo l'indicazione delle circostanze straordinarie di necessità ed urgenza che ne giustificano l'adozione.
Ora, nel preambolo del decreto-legge in parola si asserisce una supposta urgenza senza, però, fornire circostanze oggettive a supporto di tale affermazione. Riteniamo, ad esempio, che già l'articolo 1 non corrisponde ai requisiti che ho richiamato. Signor Presidente, l'articolo 1 del decreto-legge prevede che nell'anno scolastico appena iniziato si dia corso ad una non meglio definita sperimentazione per l'acquisizione di conoscenze e competenze relative a cittadinanza e Costituzione. A differenza del corrispondente articolo, giàPag. 50incluso nel disegno di legge presentato dal Ministro Gelmini, sono sparite, ad esempio, le indicazioni del monte ore da dedicare alla nuova disciplina, la definizione dei contenuti in relazione anche alle discipline affini e la sua autonoma valutazione.
Quindi, nel trasferimento frettoloso dal disegno di legge al decreto-legge si sono persi per strada pezzi importanti della norma che qualificavano l'innovazione didattica formativa del nuovo insegnamento e, al contempo, non si è attribuita né potenziata la caratteristica d'urgenza della norma stessa.
L'analisi del Servizio studi della Camera, poi, rivela chiaramente come la previsione dell'articolo riguardi insegnamenti curricolari, vale a dire materie delegificate. Pertanto, il Ministero avrebbe dovuto intervenire con lo strumento del regolamento di delegificazione, ovvero del decreto ministeriale. Il Servizio studi sottolinea anche che la normativa vigente già prevede gli insegnamenti attinenti all'educazione e alla cittadinanza sia per il primo che per il secondo ciclo. Pertanto, i contenuti dell'articolo 1 nulla aggiungono a quanto già previsto dalla legislazione vigente.
Signor Presidente, tutto ciò dimostra sia l'infondatezza dell'urgenza di inserire tale norma del decreto-legge in parola, sia la smania di normare materie già delegificate. Tutto ciò alla faccia della tanto evocata semplificazione. Ma il Ministro Calderoli non trasecola davanti a tanta inutile sollecitudine normativa?
Entreremo nel merito del provvedimento durante la discussione in Aula, ma mi permetta una considerazione, rafforzata dai contributi emersi nel corso delle audizioni che si sono svolte ieri presso la VII Commissione. L'educazione ai valori della Costituzione e alla cittadinanza avviene più efficacemente per osmosi piuttosto che attraverso le tradizionali lezioni frontali. Si tratta di un dato di realtà suffragato anche dalla ricerca Eurydice sull'insegnamento della cittadinanza nei Paesi dell'Unione europea. In essi si afferma la necessità che l'intera vita scolastica diventi un'esperienza di partecipazione, di cittadinanza attiva e di legalità.
Per me è molto difficile, però, parlare in un'aula con questo rumore di sottofondo. Presidente, le chiederei di richiamare un po' all'ordine i colleghi.
PRESIDENTE. Ha ragione, onorevole Ghizzoni. Prego il colleghi di prestare attenzione e di rendere possibile all'onorevole di svolgere il suo intervento.
MANUELA GHIZZONI. In questo modo potrebbe anche ascoltare il Ministro Gelmini...
Anche la valutazione del comportamento degli studenti prevista all'articolo 2, vale a dire la reintroduzione del voto in condotta che, se inferiore a 6, determina la bocciatura, non pare suffragata dai requisiti di straordinaria necessità ed urgenza, tanto più che affida ad un successivo decreto ministeriale i criteri per correlare la particolare oggettiva gravità del comportamento al voto insufficiente.
La motivazione che il Governo individua a supporto dell'articolo 2, infatti, risiede in un ipotetico vuoto normativo che non permetterebbe di adottare misure disciplinari nei confronti degli alunni responsabili di comportamenti scorretti o di gravi atti di indisciplina, come se attualmente le scuole e i docenti non possedessero già strumenti atti a sanzionare tali comportamenti. Ma così non è: sembra strano, ma evidentemente è sfuggito al Governo che è stata recentemente diramata, proprio dall'attuale Ministro, la circolare datata...
PRESIDENTE. Prego almeno i rappresentanti del Governo di prestare la doverosa e dovuta attenzione. Rinnovo l'invito in tal senso ai parlamentari. Onorevole Valducci, mi riferisco anche a lei. Prosegua, onorevole Ghizzoni.
MANUELA GHIZZONI. Signor Presidente, naturalmente mi farà recuperare il tempo perso per questa interruzione. Non ne ho dubbi.Pag. 51
Dicevo: come se attualmente le scuole e i docenti non possedessero già strumenti atti a sanzionare tali comportamenti. Ma così non è: sembra strano, ma evidentemente è sfuggito al Governo che è stata recentemente diramata, proprio dall'attuale Ministro, la circolare datata 1o agosto 2008 che, in attuazione del cosiddetto decreto Fioroni sulle modifiche allo statuto degli studenti, individua le procedure per sanzionare comportamenti inammissibili anche sul piano dell'esito degli studi.
In altre parole, il consiglio di classe ha la possibilità di assumere l'esclusione dallo scrutinio finale e la non ammissione all'esame di Stato per gli studenti che si siano resi responsabili di atti gravi e di comportamenti lesivi dei principi di convivenza civile, del rispetto degli altri e per la comunità. Anche in questo caso ci troviamo di fronte ad una materia già normata e, quindi, decade la caratteristica di urgenza richiesta dalla Carta costituzionale.
È certo, comunque, che non sarà un cinque in condotta a combattere il bullismo e i comportamenti gravi. Ben più efficace della sola severità repressiva appaiono l'autorevolezza morale che tutta la comunità educante, anche in questo momento (mi permetto di aggiungere), dovrebbe esprimere e la costruzione di un patto di reciproca responsabilità tra docente e discente, ossia tra le diverse componenti della scuola (non esclusa la famiglia, che troppo spesso delega agli insegnanti e agli strumenti sanzionatori l'educazione e la formazione dei ragazzi). Di tutto questo, però, nel disegno di legge in esame non vi è traccia.
Infine, la previsione dell'articolo 4 reintroduce l'insegnante unico nella scuola primaria, con un tempo-scuola di sole ventiquattro ore, quindi sensibilmente ridotto rispetto a quello vigente. Tale norma, rispetto alla data di adozione, produrrà effetti molto differiti nel tempo, ossia solo a decorrere dal prossimo anno scolastico. Siamo quindi in palese contrasto con i più volte richiamati requisiti di straordinaria urgenza.
L'unica vera urgenza che sembra desumersi è rintracciabile nella necessità di tagliare risorse alla scuola - così come previsto dall'articolo 64 del decreto-legge n. 112 del 2008 - e di conseguire quelle economie che, altrimenti, renderebbero priva di copertura la cosiddetta manovra estiva. Ritengo sia opportuno richiamare le dichiarazioni che il Ministro Gelmini ha rilasciato ai microfoni di Radio anch'io: «Non abbiamo assunto nessuna decisione di tornare al maestro unico. Le elementari sono un ciclo scolastico che funziona (lo dicono anche i dati OCSE-Pisa) e quindi mi auguro che non sarà necessario tornare al maestro unico».
Oggi comprendiamo quelle parole. Quell'augurio significava una sola cosa: la necessità di fare cassa e di risparmiare a discapito del futuro dei nostri alunni. La verità è che dietro alla proposta del maestro unico e delle ventiquattro ore di insegnamento settimanale non vi è alcun progetto didattico, educativo e formativo. Lo ha ripetuto anche la stragrande maggioranza delle associazioni audite ieri in VII Commissione (Cultura), che, oltre a rappresentare la preoccupazione per una scuola primaria che si impoverirebbe, hanno altresì rappresentato argomentate critiche alla scelta di procedere con un decreto-legge.
Per l'ennesima volta dall'avvio di questa legislatura si esautorano le prerogative del Parlamento e si è deciso di assumere importanti provvedimenti che incideranno sulla missione educativa della scuola primaria in autoritaria solitudine, senza quindi mostrare lo scrupolo di aprire un confronto serio ed approfondito con coloro che nella scuola operano, studiano, lavorano e ricercano: nulla a che vedere con il lungo processo di elaborazione culturale didattico e pedagogico che portò all'approvazione della legge n. 148 del 1990, che sostituì il maestro unico con il cosiddetto modulo - ossia il team dei tre docenti su due classi -, estendendo il tempo-scuola, che si affiancò al tempo pieno.
Fu una scelta lungimirante. Lo attestano con chiarezza - lo ha detto anche ilPag. 52Ministro Gelmini - i dati OCSE. Le indagini Iea Pirls certificano, infatti, che le competenze degli alunni italiani di nove anni, in un'abilità culturale strategica, qual è la lettura, sono sensibilmente cresciute, grazie al modello didattico introdotto dalla legge n. 148 del 1990. Infatti, in termini di punteggio medio, l'Italia è passata da 529 punti, nel 1991, a 551, nel 2006. In dieci anni, i nostri alunni hanno ottenuto un progresso pari ad un anno scolastico. Credo, inoltre, che tutti debbano poi riflettere sul fatto che, tra la rilevazione del 2001 e quella del 2006, il migliore rendimento ha riguardato quasi tutte le regioni italiane, ma il progresso più evidente lo hanno ottenuto gli alunni delle regioni del sud e delle isole.
Ancora, la riforma del 1990 e l'introduzione dei moduli hanno contribuito tanto al successo scolastico quanto a contrastare la dispersione scolastica. Prendiamo il caso di Palermo. Nell'anno scolastico 1988-1989, il dato della dispersione scolastica era al 7,6 per cento nella scuola elementare, mentre già nell'anno scolastico 1991-1993, grazie all'introduzione dei moduli, il dato di dispersione si era abbassato al 4 per cento, ed oggi è allo 0,94 per cento. È stato un successo per tutto il Paese. Insomma, un ritorno al passato non è certo auspicabile per questo segmento dell'istruzione, in cui possiamo vantare standard di eccellenza.
Mi avvio alla conclusione. Non vorrei che l'unica urgenza fossero gli 8 miliardi di tagli, travestiti da un'incredibile operazione nostalgia del bel tempo andato: grembiulini, voti, la maestrina dalla penna rossa (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Se così fosse, non dovremmo parlare di urgenza, ma di un colpo assestato alla qualità della scuola pubblica. Non credo che sia ciò di cui la scuola pubblica italiana ha bisogno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà, per cinque minuti.
PAOLA GOISIS. Signor Presidente, per rispondere alla collega che ha sollevato la questione di incostituzionalità, ma anche per parlare a tutta la Camera, volevo fare presente che i criteri di urgenza ci sono dati proprio dall'emergenza educativa nella quale si trova la nostra scuola. Tale emergenza educativa non rimane solo nelle aule delle scuole, ma si riflette in tutta la società.
È una società nella quale, ormai, ci siamo abituati a vedere forme di violenza che, pur partendo dalla scuola, si riflettono poi nelle nostre strade, negli stadi, ovunque. Pertanto, l'urgenza è forte e ad essa bisogna dare una risposta. Infatti, l'introduzione della disciplina legata alla legalità e alla Costituzione... se qualcuno facesse silenzio, però, forse sarebbe meglio... rientra nella rinnovata presa di coscienza del compito centrale che ha la scuola, che è quello di formare cittadini consapevoli e responsabili per la società di oggi e di domani.
Un'educazione fondata su concetti quali cittadinanza e Costituzione implica l'acquisizione di principi forti, tali da indurre comportamenti individuali e collettivi civilmente e socialmente responsabili. Quindi, l'introduzione di questa disciplina va vista come la prima forma di educazione, alla quale noi non possiamo sottrarci: educazione alla legalità, al rispetto per l'autorità, nella famiglia, nella scuola e nella società, alla consapevolezza di essere cittadini, che significa essere soggetti di diritti, ma anche di doveri. Purtroppo, oggi, sentiamo parlare sempre meno di doveri, si parla esclusivamente di diritti.
In questa ottica, quindi, l'educazione alla cittadinanza e alla Costituzione diventa il primo deterrente, la prima arma, contro ogni forma di bullismo e di devianza. È il primo strumento verso la responsabilizzazione, termine purtroppo desueto sia nelle nostre scuole sia nella nostra società, che sembra ormai cancellato dal vocabolario dei nostri studenti, ma spesso anche dalla società nella quale vivono.
Purtroppo, la responsabilità di qualunque fatto viene sempre demandata agliPag. 53altri, non è mai del singolo, la responsabilità è sempre della società. Con l'introduzione di questa disciplina, invece, si vuole insegnare ai nostri studenti ad assumersi la responsabilità dei loro atti. Sfortunatamente, dobbiamo dire che anche dalle audizioni a cui abbiamo assistito ieri per quasi sette ore è emerso chiaramente questo concetto, ribadito a più riprese sia dagli adulti, dai sindacati, che dagli studenti, ovvero da tutti coloro che sono contrari al voto in condotta e al fatto che il comportamento concorra alla valutazione dello studente e, quindi, alla promozione all'anno successivo e all'ammissione allo scrutinio finale.
D'altra parte, la psicologia dell'età evolutiva e la psicologia sociale ci insegnano una cosa fondamentale: i comportamenti ribelli dei nostri ragazzi sono sfide che gli studenti lanciano all'adulto, sono richieste di aiuto e di paletti. Il ragazzo ha bisogno di sapere quale sia il limite oltre il quale non può andare e se l'adulto non risponde, se il genitore, se la scuola non rispondono, la sua sfida si sposterà sempre più in avanti fino ad arrivare a quelle azioni di violenza ed efferatezza a cui ormai la stampa e la televisione ci hanno abituati.
Noi della Lega Nord pensiamo, però, che l'educazione alla cittadinanza e alla legalità debba ancorarsi a legami forti, vissuti dallo studente nella quotidianità, a contatto con il proprio ambiente sociale e culturale, con la propria terra, con le proprie tradizioni. Ecco perché presenteremmo un emendamento che ponga al fianco dello studio della Costituzione anche lo studio degli statuti regionali: penso, ad esempio, allo statuto della Lombardia, che è stato approvato trasversalmente da tutti gli schieramenti politici, tranne che da Rifondazione Comunista, ma anche agli statuti del Piemonte e del Veneto.
L'urgenza - come dicevo - è data quindi proprio dalla emergenza educativa e ciò vale anche per la questione del maestro unico. Non lasciamoci trarre in inganno dal fatto che il progetto del maestro unico verrà realizzato l'anno successivo.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
PAOLA GOISIS. Concludendo, noi appoggiamo la figura del maestro unico perché risponde alle esigenze del bambino di avere non solo una figura di riferimento, come risposta ad un bisogno affettivo, ma anche alla necessità di una figura autorevole che diventi modello e garanzia e che sappia insegnare a distinguere, senza pericolo di equivoci, il bene dal male, il giusto dall'ingiusto.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole Goisis.
PAOLA GOISIS. D'altra parte, proprio ieri la stampa ci ha rivelato i risultati di uno studio in cui risulta che i ragazzi dai 12 ai 15 anni indicano come motivo delle loro difficoltà proprio la mancanza e la carenza di figure di riferimento. Ecco perché rigettiamo questa pregiudiziale di incostituzionalità (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà, per tre minuti.
ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, signor Ministro, il decreto-legge n. 137, meglio noto come «riforma Gelmini», presenta i requisiti di necessità e urgenza che la nostra Costituzione richiede.
Il sistema formativo del nostro Paese vive un momento di crisi che è emerso in modo inequivocabile dalle indagini internazionali i cui dati sono stati resi noti dall'OCSE. Nel 2003 gli studenti italiani erano al ventiseiesimo posto nel problem solving e nelle competenze di lettura, al ventisettesimo posto nelle competenze scientifiche e al venticinquesimo posto nella matematica. Nel 2006, a distanza di tre anni, il nostro Paese ha fatto passi indietro ed è evidente che è necessaria una riforma del nostro sistema scolastico ed educativo che ci consenta di superare quella che il suo predecessore, il Ministro Fioroni, ha definito «l'emergenza educativa» che vive il nostro Paese.Pag. 54
Ma a nome del Movimento per l'Autonomia, signor Ministro, non le posso non rappresentare che la riforma, così com'è, ha la nostra totale e assoluta contrarietà, perché corre il rischio di accentuare il divario tra il nord ed il sud del nostro Paese; un divario che è da attribuire non alla capacità di apprendimento dei nostri ragazzi, né tanto meno alla professionalità dei nostri insegnanti, ma al ritardo infrastrutturale. Noi non possiamo non farci carico delle preoccupazioni che ha sollevato il capogruppo all'Assemblea regionale siciliana del Movimento per l'autonomia, l'onorevole Nicola Leanza, il quale ha ricordato che solo in quella regione vi è il rischio che si perdano ben 15 mila posti di lavoro. Il sud non può essere penalizzato. Noi non entriamo nel merito delle proposte che lei ha formulato, lo faremo successivamente quando ne discuteremo nelle Commissioni competenti, ma noi, signor Ministro, pur avendo ascoltato le sue rassicurazioni, la invitiamo ad assicurarci, e a dare le sufficienti garanzie a tutto il Paese, in modo particolare al Mezzogiorno, che nessun insegnante corra il rischio, in virtù di questa riforma, di perdere il proprio posto di lavoro.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Capitanio Santolini. Ne ha facoltà, per cinque minuti.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, intervengo per annunciare l'astensione dell'Unione di Centro. Si tratta di un voto di astensione meditato perché in effetti, a voler essere onesti, non si ravvisa alcun carattere d'urgenza in questo provvedimento. Quindi, varare un decreto-legge sulla scuola, facendolo passare per un provvedimento d'urgenza, cioè facendo credere che era assolutamente urgente intervenire su tali questioni, ci sembra davvero una forzatura. Tuttavia un malcostume consolidatosi ha fatto sì che questa buona norma sia stata di fatto obliterata e allora noi in effetti non abbiamo presentato una pregiudiziale nostra proprio perché non riteniamo di chiedere una severa applicazione della norma in questo caso, considerato anche quanto è successo in altre occasioni in questa Aula. Quindi, ci asterremo nella votazione; tuttavia, non possiamo non cogliere la serietà e la gravità di questo passaggio sulla scuola, e si tratta di un problema di metodo e di contenuto che avremo modo di approfondire anche in sede di discussione sulle linee generali e del successivo dibattito sugli emendamenti che presenteremo. Ciò che è grave - e noto al Ministro Gelmini - è che non si possono contingentare i tempi del dibattito sulla scuola, che è cruciale per il futuro del Paese. Non si può costringere una Commissione a svolgere in un giorno decine di audizioni senza avere il tempo di dare luogo ad un confronto approfondito sui temi che le persone convocate venivano a offrirci. Non si può far «passare» con decreto-legge quella che è una vera riforma della scuola. Allora il Ministro Gelmini - lei lo ricorderà, Ministro - garantì, quando venne a riferire in Commissione cultura, che non avrebbe varato riforme perché la scuola, in tutte le sue componenti, non aveva bisogno e non ha bisogno di ulteriori scossoni. Noi - lei lo ricorderà - abbiamo applaudito questa sua dichiarazione perché la ritenevamo molto saggia e molto giusta. Ebbene, da quando ha registrato i tagli previsti dal Ministro Tremonti, ecco che vara questo decreto, che sembra più dettato da urgenze di bilancio che dalla necessità di una seria revisione pedagogica, e se una revisione pedagogica è necessaria, non la si può restringere e costringere in ventiquattro ore di dibattito.
Dunque, siamo di fronte ad una riforma attuata con un decreto-legge. Anche noi siamo molto preoccupati dai tagli previsti e dal modo con cui sono stati affrontati e risolti i problemi. Siamo in piena emergenza educativa, ma se si va avanti a forza di decreti-legge, senza dibattito, senza il contributo di tutte le componenti e senza approfondire in maniera seria il discorso sulla scuola, si rischia di rimanere a livello di slogan.
Sui contenuti, signor Ministro, in parte siamo d'accordo con lei. L'impostazione pedagogica ci trova in parte d'accordo: noiPag. 55non saliremo sulle barricate affermando che è tutto sbagliato, ma ci preoccupa, ad esempio, che non venga sottolineata abbastanza la centralità dello studente e la centralità della famiglia. Non si può parlare semplicemente di organici, non si può parlare solo di posti, che sono molto importanti e sappiamo quanto lo siano. Ma sarà bene ricordare, anche nel futuro dibattito, che la scuola è sussidiaria alla famiglia e, dunque, occorre che le famiglie siano poste in condizione di scegliere tra i vari tempi, se prolungati, se 24, 17 o 30 ore. Dobbiamo mettere in condizione le famiglie di scegliere ciò che è bene per i loro figli e non porle davanti ad una situazione preconfezionata, che nega loro la possibilità di scegliere i tempi e i modi migliori per i loro figli.
Siamo convinti che, grazie all'alleanza che si verrà a creare tra la scuola e la famiglia e tra gli studenti e i docenti, si risolverà una grande parte dei problemi della scuola di oggi. È certamente importante che riprenda e si rilanci il dialogo tra la famiglia e la scuola, cosa che un decreto-legge come questo non fa immaginare immediato.
Allora, ci batteremo - le posso garantire che faremo la solita opposizione sui contenuti e non un'opposizione pregiudiziale - affinché la scuola rimetta al centro la persona e la famiglia, la libertà di scelta delle famiglie, il ruolo da protagonista delle famiglie come prime responsabili dell'educazione dei loro figli e ci batteremo, se crederà anche insieme a lei, ma comunque cercheremo di fare la nostra parte perché la scuola risalga le classifiche internazionali che l'hanno impietosamente bocciata. La nostra astensione va in questa direzione e in questa direzione continueremo a muoverci (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà, per cinque minuti.
FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, questo decreto-legge che reca disposizioni urgenti in materia di istruzione e di università, oltre ad essere caratterizzato dall'assenza di un progetto educativo, non appare francamente rispondere ai necessari requisiti di necessità e urgenza richiesti dalla legge e dalla Costituzione. Lo hanno ripetuto i colleghi che mi hanno preceduto. Quindi, non facciamo grande affidamento sulla votazione che ci attende tra qualche minuto perché, a memoria, negli ultimi vent'anni, una sola volta è stata approvata una pregiudiziale di costituzionalità.
Tuttavia, vale la pena di riflettere su questo aspetto perché, entrando nel merito, su otto articoli soltanto le disposizioni relative ai primi tre saranno operative nell'anno scolastico appena iniziato. Ma, se andiamo a leggere, ad esempio, l'articolo 1, laddove si parla di cittadinanza e Costituzione, è persino difficile trovare la necessità di una norma di rango primario: sarebbe stata sufficiente una circolare.
Anche questa non è una parte assolutamente innovativa, perché già sono previsti insegnamenti attinenti l'educazione alla cittadinanza sia per gli allievi del primo ciclo che per quelli del secondo. Tuttavia, signor Presidente - lo dico a lei ma mi voglio rivolgere anche al Ministro Gelmini -, sostenere da parte nostra - come faremo - la questione pregiudiziale di costituzionalità che è stata presentata non significa assolutamente, da parte dell'Italia dei Valori, avere pregiudizi sull'argomento, sulla materia e sul decreto-legge.
Vogliamo discutere del disegno di legge in esame, o meglio avremmo voluto parlare del progetto che sottende il decreto-legge sottoposto alla nostra attenzione. Vede, signor Ministro, lo abbiamo detto, e lo ripeto e sottolineo con forza: non rifiutiamo a priori la sua impostazione, nemmeno però lei ci può chiedere di accettarla a priori e a scatola chiusa.
Infatti, quando anche fossero vere le proposte che lei ha avanzato, anche ammettendo che il ritorno al maestro unico sia in qualche modo giustificato, occorre necessariamente aspettare e rispettare gli insopprimibili tempi tecnici, nonché studiarePag. 56le modalità più opportune per ricalibrare gli insegnamenti e la riconversione degli stessi insegnanti.
E poi, non si tiene conto di un bisogno sociale ormai sedimentato, specialmente nelle aree più produttive del Paese, e quindi con maggiori quote di lavoro femminile: quello di poter contare su un orario scolastico dilatato.
Sono tutte ipotesi da verificare e forse ciò avrebbe richiesto un confronto più approfondito. Pertanto, signor Ministro, con estrema franchezza le dico che non facciamo un'opposizione pregiudiziale, ma siamo assolutamente contrari allo strumento del decreto-legge, perché è quello che meno si attaglia alle esigenze della scuola e, soprattutto, di quella materia delicatissima costituita dalla formazione dei nostri giovani.
Si tratta di un provvedimento che, tra l'altro, non tiene assolutamente conto dei cambiamenti intervenuti dal 1990, quando furono introdotte le sperimentazioni dei primi moduli. Voglio fare un solo riferimento: dal 1990 il nostro Paese è stato caratterizzato da un flusso migratorio senza precedenti; ciò ha dato vita ad una società oggi più che mai multietnica e multireligiosa, da cui non si può assolutamente prescindere.
Le faccio un esempio, sperando di essere ascoltato, e magari in qualche modo anche compreso: consideriamo una classe di venticinque allievi, di cui in ipotesi soltanto uno presenti problemi di disagio (ambientale, sociale o familiare, non voglio usare la categoria dei problemi legati a un qualche handicap), e si immagini che in quella stessa classe vi siano magari cinque ragazzi - e nel nord sappiamo che la percentuale è ormai di gran lunga superiore - di diversa provenienza (in ipotesi, un ragazzo di origine albanese, uno di origine marocchina, uno rumeno, uno polacco, uno nigeriano). Bene, come possiamo immaginare che il ritorno all'indietro, il ritorno al modulo del maestro unico sia un passaggio più avanzato?
La sensazione - e mi avvio alla conclusione - è che davvero vi sia un taglio culturale regressivo nel decreto-legge in esame, che vi sia addirittura - peggio! - l'ennesimo spot pubblicitario, lo spot elettorale.
Affronto il tema dei voti e concludo: i voti e i giudizi hanno un valore soltanto ordinale. Così come otto è meglio di sette - lo direbbe Catalano -, va da sé che «ottimo» è meglio di «distinto»; risulta difficile capire perché la scala nove-otto-sette-sei-cinque, che si applica nei licei, sia da preferire alla scala ottimo-distinto-buono-sufficiente. Ciò per dire, appunto, che si cerca di indorare una pillola che è amara e che a pagare saranno non soltanto gli insegnanti, ma i cittadini e soprattutto i bambini (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, è singolare ascoltare queste parole dal collega Evangelisti, che parla a nome di un gruppo che sostiene la questione pregiudiziale ma che, nel contempo, sostiene di non avere un atteggiamento pregiudiziale: ci auguriamo che sia così, per un confronto sereno.
Diamo atto di un atteggiamento interlocutorio di merito all'UdC, in questo senso, e ci stupisce, invece, questa «pregiudiziale». Ci stupisce relativamente, nel senso che fa parte di una sorta di gioco di ruolo sui decreti-legge, il fatto di presentare la questione pregiudiziale, anche se quello in esame non è un decreto-legge isolato sull'inizio dell'anno scolastico: negli ultimi sette anni abbiamo avuto cinque decreti (l'ultimo risale al settembre dello scorso anno) sull'avvio dell'anno scolastico.
È ovvio che un provvedimento varato dal Consiglio dei ministri nella data del 25 agosto scorso, che interviene sull'inizio dell'anno scolastico, non possa non avere la necessità e l'urgenza di intervenire con norme che entrino immediatamente in vigore. Pertanto, in questo senso, ci permettiamo non soltanto di ricordare che riguardo al decreto-legge in discussione vi è una lunga tradizione e un'ampia compagniaPag. 57di altri decreti-legge di inizio di anno scolastico varati in questo periodo. Ricordiamo, altresì, che lo scorso anno, quando il Governo Prodi varò il decreto-legge di inizio anno, noi non presentammo alcuna questione pregiudiziale. Oltre questo, è evidente dall'atteggiamento che si è respirato ed anche da alcune considerazioni (alcune di merito, altre di metodo) svolte in questo dibattito e fuori (soprattutto fuori, ad ascoltare le considerazioni del leader del Partito Democratico Veltroni) che vi sia stata un'iniziativa «a testa bassa» sul decreto-legge in oggetto, non sappiamo francamente quanto opportuna.
Walter Veltroni è stato un improbabile profeta di altrettanto improbabili sventure quando ha descritto gli effetti negativi che potrebbero abbattersi sul Paese, sull'Europa e sul mondo a causa del decreto-legge in oggetto e ci stupiamo che non abbia citato tsunami, eventi sismici o chissà quali altre tragedie nel descrivere gli effetti negativi di questo provvedimento. Riteniamo che, forse, in una condizione di necessaria opposizione, un atteggiamento un poco pregiudiziale sia anche comprensibile, ma un atteggiamento così critico è forse fuori luogo, perché «cozza», in realtà, con un'opinione diffusa tra i cittadini, che sono favorevoli al decreto-legge in oggetto e alle norme in esso contenute. Ci sembra singolare e ci chiediamo se convenga agli amici del Partito Democratico prendere posizione contro un decreto-legge che reintroduce lo studio della Costituzione e l'ora cosiddetta «di educazione civica», con particolare attenzione all'educazione stradale e all'ambiente.
Vi conviene prendere posizione contro la reintroduzione del voto in condotta, in una scuola italiana che si avvia verso un modello sempre più indisciplinato, quasi da Far West? Vi è un libro bellissimo edito da Rizzoli, che si intitola La classe fa la ola mentre spiego, una raccolta di note sul registro che la dice lunga sulla disciplina nella scuola italiana. Pertanto, è necessario dare ai docenti la possibilità di reintrodurre la disciplina ed il rispetto delle gerarchie scolastiche, dei presidi, dei docenti, del personale non docente ed il rispetto dei luoghi delle scuole. Crediamo che ciò sia necessario e che sia qualcosa che le famiglie gradiscano. Credete che sia opportuno e che sia un grande investimento politico «fare le barricate» contro un provvedimento che finalmente blocca la questione relativa alle case editrici che, ogni anno, presentano una nuova edizione dei libri di scuola, cambiando la copertina, invertendo l'ordine di due o tre capitoli e cambiando qualche foto, impedendo a tante famiglie di passare i libri dal fratello maggiore al fratello minore e facendo così comprare ogni anno i libri nuovi? Crediamo che non sia un grande investimento.
Riteniamo che il voto numerico, con la sua chiarezza, restituisca un minimo di linearità nella valutazione scolastica degli studenti. Riteniamo, altresì, che le norme sulla specializzazione medica e sulla laurea in scienze della formazione primaria siano elementi su cui vi sono questioni aperte che vanno risolte e che sia necessario risolverle prima degli avvii accademici universitari e prima che si concludano determinati cicli. Ciò vale anche per le questioni relative alla SSIS, su cui il Ministro oggi stesso ha avuto la gentilezza e la competenza di pronunciarsi nel corso del question-time.
Infine, la vicenda del maestro unico. Riguardo al maestro unico abbiamo ascoltato molte critiche, alcune delle quali davvero feroci.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
SIMONE BALDELLI. Ci sembra, però, che sul maestro unico ci si possa dividere. Noi manteniamo una posizione molto netta sull'aspetto pedagogico e sull'aspetto didattico della vicenda. Tuttavia, non ci si può dividere sul fatto che, ancora una volta, vi sia qualcuno che, quando si parla di scuola, considera la questione della formazione degli studenti l'ultima ruota del carro. Va bene la pubblica amministrazione, va bene la questione del personale, ma vi è una questione di formazione degli studenti che ci sta a cuore e crediamo che in relazione a questo, forse, un ritorno antico sia la via maestra.Pag. 58
Per questi motivi, voteremo contro la questione pregiudiziale in oggetto e ci apprestiamo a difendere questo provvedimento in Commissione e in Aula (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione pregiudiziale Ghizzoni ed altri n. 1.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 533
Votanti 507
Astenuti 26
Maggioranza 254
Hanno votato sì 220
Hanno votato no 287.
(La Camera respinge - Vedi votazioni).
Prendo atto che il deputato Ruvolo ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto astenersi e che il deputato Mazzuca si è erroneamente astenuto mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario.








Postato il Lunedì, 22 settembre 2008 ore 15:03:28 CEST di Silvana La Porta
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