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Costume e società: I cristiani dell'India vengono massacrati nell'indifferenza dei governi mondiali ed europei e delle associazioni umanitarie

Rassegna stampa

dal sito Il Corriere della Sera
PERSECUZIONI ANTICATTOLICHE
Il silenzio sui cristiani

di Angelo Panebianco

 

 

Con l’eccezione della stampa cattolica, i mezzi di comunicazione non hanno dato risalto al fatto che ieri la Conferenza episcopale ha indetto una giornata di solidarietà con i cristiani perseguitati dai fondamentalisti indù (e una fiaccolata con l’appoggio di «Liberal» è prevista per mercoledì prossimo). Come se fosse una faccenda interna della Chiesa. Le notizie sulle uccisioni di cristiani che si verificano da alcune settimane nello Stato indiano di Orissa vengono naturalmente pubblicate (ieri sono state aggredite quattro suore dell’ordine di Madre Teresa di Calcutta). Così come vengono (di solito) pubblicate le notizie sui periodici massacri di cristiani in certi Paesi islamici.
Ma quando queste cose accadono ci si limita a registrare i fatti, per lo più senza commenti. Eccezionalmente, fece scalpore, nel 2006, l’uccisione di un sacerdote italiano in Turchia ma la causa è da attribuire, oltre che alla nazionalità del sacerdote, al fatto che la Turchia ha chiesto di entrare nell’Unione Europea. Sembra che per noi, e per l’Europa, il fatto che in tante parti del mondo persone di fede cristiana vengano perseguitate e, con frequenza, uccise, non sia un problema sul quale occorra sensibilizzare l’opinione pubblica. Eppure i fatti sono chiari. In un’epoca di risveglio religioso generalizzato sono ricominciate in molti luoghi le guerre di religione ma con una particolarità: in queste guerre i cristiani sono solo vittime, mai carnefici.
Da dove deriva tanto disinteresse per la loro sorte? Sono all’opera diverse cause. La prima è data da quell’atteggiamento farisaico secondo il quale non conviene parlare troppo delle persecuzioni dei cristiani se non si vuole alimentare lo «scontro di civiltà ». Come se ignorare il fatto che nel mondo vari gruppi di fanatici usino la loro religione (musulmana, indù o altro) per ammazzarsi a vicenda e per ammazzare cristiani ci convenisse. D’altra parte, basta rammentare le reazioni europee al discorso di Ratisbona di Benedetto XVI. Venne biasimato il Papa, non i fanatici che usarono quel discorso per tentare di incendiare il mondo islamico. C’è anche una seconda causa. Sotto sotto, c’è l’idea che se uno è cristiano in Pakistan, in Iraq, in India o in Nigeria, e gli succede qualcosa, in fondo se l’è cercata. La tesi dei fondamentalisti islamici o indù secondo cui il cristianesimo altro non è se non uno strumento ideologico al servizio della volontà di dominio occidentale sui mondi extra occidentali sembra condivisa, qui da noi, da un bel po’ di persone. Persone che credono che l’Europa debba ancora fare la penitenza per le colpe (alcune reali e altre no) accumulate nei suoi secolari rapporti col mondo extra occidentale. Ne derivano il silenzio sulla libertà religiosa negata ai cristiani, soprattutto nel mondo islamico, e il disinteresse per le persecuzioni che in tanti luoghi, islamici e no, subiscono. Ne deriva anche una sorta di illusione ottica che a molti fa temere di più i segnali di risveglio cristiano (del tutto pacifico) in Italia che tante manifestazioni di barbarie religiosa altrove. Nel frattempo, le religioni «altre», con l’immigrazione, acquistano qui da noi un peso crescente. È difficile che si riesca a fare «patti chiari» con gli adepti di quelle religioni. Almeno finché non avremo capito che il mondo è cambiato e che le nostre reazioni, per lo più automatiche, irriflesse, a quei cambiamenti, sono datate e inadeguate.
07 settembre 2008

dal sito Asia News
04/09/2008 15:17 INDIA - ITALIA
La vergogna dell’India e quella dell’Europa e del mondo
di Bernardo Cervellera

(AsiaNews)
- L’India del Mahatma Gandhi, della tolleranza, della democrazia è scivolata nella vergogna. “Una vergogna per la nostra Patria”: così il premier Manmohan Singh e il card. Oswald Gracias, arcivescovo di Mumbai, hanno definito il pogrom contro i cristiani  scatenatosi dal 23 agosto in poi nello stato dell’Orissa.

Ancora oggi migliaia di cristiani, fuggiti al massacro vivono nelle foreste vicine, nel terrore, senza abiti, né cibo.
L’Orissa, uno stato del nord-est indiano, non è nuovo a queste ondate di persecuzione. Lo scorso dicembre, alla vigilia di Natale, l’organizzazione fondamentalista indù (Vishwa Hindu Parishad, Vhp) ha ucciso 3 persone, attaccato e distrutto 13 chiese e cappelle, ferendo e lasciando senza tetto un gran numero di cristiani sempre nel distretto di Kadhamal. A spingere le folle indù contro i cristiani vi era Swami Laxmanananda Saraswati, uno dei capi del Vhp.
Quest’ultimo sussulto di persecuzione è avvenuto proprio dopo la morte dello Swami ad opera di un gruppo terrorista maoista la sera del 23 agosto. Sebbene anche alla polizia fossero chiari gli autori dell’assassinio dello Swami, alcuni capi del Vhp hanno subito dato la colpa ai cristiani e durante le cerimonie funebri del guru migliaia di radicali indù hanno dato inizio al pogrom col grido “uccidete i cristiani! Distruggete le loro istituzioni!”. L’accanirsi contro persone e strutture serve ad eliminare la missione dei cristiani. Tribali - spesso utilizzati come schiavi per i lavori agricoli – e Dalit, gli emarginati dalle caste, vedono nel cristianesimo una strada per migliorare la loro situazione, vedere affermati i loro diritti, trovare finalmente una dignità al loro essere uomini.
In un certo senso, la persecuzione è la misura dell’efficacia della missione cristiana.
Nell’opporsi all’impegno dei cristiani, i fondamentalisti indù si oppongono anche all’induismo di Gandhi, che voleva per l’India un Paese laico, aperto a tutte le religioni, l’eliminazione delle caste e la dignità dei Dalit, da lui definiti “figli di Dio” (harijian). Il Vhp, nel suo nazionalismo esclusivo, molto vicino al nazismo, vuole invece eliminare dall’India cristiani, musulmani, parsi. Insomma: distruggere la storia dell’India, da sempre luogo d’incontro e di integrazione fra culture e religioni. Oltre alla “vergogna” dell’India, vi è anche una “vergogna” per l’Europa e per il mondo. Al di là di qualche sparuta voce – come quella del ministro italiano Frattini -  nessun governo ha osato dire qualcosa sui massacri dell’Orissa, domandandone la fine.
Molte associazioni così pronte a difendere gruppi, minoranze, specie in estinzione, impegnati pacifisti hanno preferito tacere e anzi sospettare che dietro le accuse di proselitismo fatte dai radicali indù ci sia una qualche verità.
Come hanno giustamente additato alcune personalità vaticane, vi è in Europa e nel mondo una specie di “cristianofobia” che cerca di scrollarsi di dosso, anche con la menzogna, l’eredità cristiana. Per questo, le notizie di persecuzione dei fedeli in Orissa, come in Cina o in Medio oriente, non interessano, anzi sono magari giustificate. Questo rende ancora più importante il nostro servizio di informazione, la nostre preghiera e la nostra testimonianza, in India come in Europa. Anche l’invito dei vescovi italiani a una giornata di preghiera e digiuno per i cristiani dell’India - domani 5 settembre, memoria della beata Teresa di Calcutta – è parte di questo impegno per la verità e l’amore.
 
06/09/2008 11:17 INDIA
India, suore di Madre Teresa assalite da radicali indù e arrestate dalla polizia di Nirmala Carvalho

I fondamentalisti hanno attaccato le religiose accusandole di “sequestro e conversione forzata” di quattro bambini di età compresa fra uno e due anni. Pur presentando documenti di identità in regola, i minori sono stati strappati alle suore e ricoverati in un ospedale governativo. Dura condanna della Chiesa indiana. New Delhi (AsiaNews) – Le Missionarie della Carità di nuovo nel mirino dei fondamentalisti: ieri 5 settembre - anniversario della morte di Madre Teresa di Calcutta - quattro suore di Madre Teresa sono state aggredite da una ventina di attivisti del Bajrang Dal alla stazione ferroviaria di Durgh nel Chhattisgarh, Stato dell’India centrale. I radicali indù le hanno costrette con la forza a scendere dal treno, per poi consegnarle agli agenti di polizia mentre inneggiavano slogan anti-cristiani.
I fondamentalisti indù accusano le suore – Sr. Mamta, madre Superiora, Sr. Ignacio, Sr. Josephina e Sr Laborius – di “sequestro e conversione forzata” di quattro bambini, di età compresa fra uno e due anni, che le religiose stavano portando dalla loro casa di Raipur al centro Charity Shishu Bhava, a Bhopal. Gli attivisti hanno inseguito le donne fino alla caserma della polizia “insultandole e inneggiando slogan contro i cristiani”. Le suore hanno presentato agli agenti tutti i documenti sull’identità dei bambini e il permesso di viaggio, ai quali si sono aggiunte altre documentazioni portate in un secondo momento dalle religiose della casa di Bilaspur. A dispetto dei certificati presentati, per i minori è stato disposto l’alloggio temporaneo presso l’ospedale governativo di Durg, in attesa che tutti i documenti e i certificati di identità avanzati dalle suore siano verificati dall’autorità giudiziaria. “La folla minacciava di picchiarci, ma non avevo affatto paura”, racconta Sr. Mamta ad AsiaNews, la cui unica preoccupazione resta la “sorte dei bambini”, che necessitano di cure e assistenza “ma soprattutto del nostro amore. Amiamo quei bambini più della nostra stessa vita; la loro sorte è l’unica cosa che ci sta a cuore”.
La religiosa dice di aver “pregato Madre Teresa” (ieri era l'anniversario della sua morte e memoria liturgica) affidandole la “salute dei bambini” e sottolinea che questo nuovo episodio di “persecuzione” è parte integrante del compito missionario “di testimoniare Cristo” che è stato loro affidato dalla fondatrice dell’ordine. Pur non avendo chiuso occhio per la notte trascorsa nella stazione della polizia, la mattina successiva – oggi 6 settembre – ha preso parte alla messa “ringraziando Dio e la nostra amata Madre Teresa”. Dura la presa di posizione della Chiesa cattolica indiana che, attraverso il presidente della Conferenza episcopale, denuncia il clima di ostilità e terrore verso i cristiani. “Sono scioccato – afferma il card Osvaldo Gracias – per le continue e infondate accuse di conversioni forzate lanciate contro le Missionarie della Carità”.
Il prelato sottolinea di aver conosciuto “di persona Madre Teresa e di essersi fatto conquistare dal suo modo di vivere la missione”; per questo ribadisce “con certezza” che le accuse sono infondate e che “nessun bambino è mai stato convertito dalle suore, nemmeno nelle aree più remote del Paese”. Condannando questo nuovo attacco contro i cristiani, il card Gracias punta il dito contro quanti “continuano ad avvelenare il clima” e favoriscono lo scontro interconfessionale: “C’è un clima di intolleranza [contro i cristiani] che continua a montare – conclude il presidente dei vescovi indiani – e avrà pesanti ripercussioni nel lungo periodo sulla società civile”. Questo nuovo episodio di violenza contro le suore conferma il crescente clima di ostilità verso i cristiani, nel mirino dei fondamentalisti indù che cercano in tutti i modi di eliminarne la missione e le opere caritative nel Paese.
I Tribali, i Dalit – gli intoccabili – e i moltissimi bambini orfani trovano nel cristianesimo e nelle attività dei religiosi una via per migliorare la propria condizione e dare dignità alla propria esistenza. Attaccando i cristiani, i fondamentalisti indù colpiscono innanzitutto l’India e la sua gente, ancorandola a un passato feudale e arretrato basato sulla gerarchia determinata dalla casta di appartenenza e la schiavitù.

06/09/2008 11:17 INDIA
India, suore di Madre Teresa assalite da radicali indù e arrestate dalla polizia di Nirmala Carvalho

I fondamentalisti hanno attaccato le religiose accusandole di “sequestro e conversione forzata” di quattro bambini di età compresa fra uno e due anni. Pur presentando documenti di identità in regola, i minori sono stati strappati alle suore e ricoverati in un ospedale governativo. Dura condanna della Chiesa indiana. New Delhi (AsiaNews) – Le Missionarie della Carità di nuovo nel mirino dei fondamentalisti: ieri 5 settembre - anniversario della morte di Madre Teresa di Calcutta - quattro suore di Madre Teresa sono state aggredite da una ventina di attivisti del Bajrang Dal alla stazione ferroviaria di Durgh nel Chhattisgarh, Stato dell’India centrale. I radicali indù le hanno costrette con la forza a scendere dal treno, per poi consegnarle agli agenti di polizia mentre inneggiavano slogan anti-cristiani.
I fondamentalisti indù accusano le suore – Sr. Mamta, madre Superiora, Sr. Ignacio, Sr. Josephina e Sr Laborius – di “sequestro e conversione forzata” di quattro bambini, di età compresa fra uno e due anni, che le religiose stavano portando dalla loro casa di Raipur al centro Charity Shishu Bhava, a Bhopal. Gli attivisti hanno inseguito le donne fino alla caserma della polizia “insultandole e inneggiando slogan contro i cristiani”. Le suore hanno presentato agli agenti tutti i documenti sull’identità dei bambini e il permesso di viaggio, ai quali si sono aggiunte altre documentazioni portate in un secondo momento dalle religiose della casa di Bilaspur. A dispetto dei certificati presentati, per i minori è stato disposto l’alloggio temporaneo presso l’ospedale governativo di Durg, in attesa che tutti i documenti e i certificati di identità avanzati dalle suore siano verificati dall’autorità giudiziaria. “La folla minacciava di picchiarci, ma non avevo affatto paura”, racconta Sr. Mamta ad AsiaNews, la cui unica preoccupazione resta la “sorte dei bambini”, che necessitano di cure e assistenza “ma soprattutto del nostro amore. Amiamo quei bambini più della nostra stessa vita; la loro sorte è l’unica cosa che ci sta a cuore”.
La religiosa dice di aver “pregato Madre Teresa” (ieri era l'anniversario della sua morte e memoria liturgica) affidandole la “salute dei bambini” e sottolinea che questo nuovo episodio di “persecuzione” è parte integrante del compito missionario “di testimoniare Cristo” che è stato loro affidato dalla fondatrice dell’ordine. Pur non avendo chiuso occhio per la notte trascorsa nella stazione della polizia, la mattina successiva – oggi 6 settembre – ha preso parte alla messa “ringraziando Dio e la nostra amata Madre Teresa”. Dura la presa di posizione della Chiesa cattolica indiana che, attraverso il presidente della Conferenza episcopale, denuncia il clima di ostilità e terrore verso i cristiani. “Sono scioccato – afferma il card Osvaldo Gracias – per le continue e infondate accuse di conversioni forzate lanciate contro le Missionarie della Carità”. Il prelato sottolinea di aver conosciuto “di persona Madre Teresa e di essersi fatto conquistare dal suo modo di vivere la missione”; per questo ribadisce “con certezza” che le accuse sono infondate e che “nessun bambino è mai stato convertito dalle suore, nemmeno nelle aree più remote del Paese”. Condannando questo nuovo attacco contro i cristiani, il card Gracias punta il dito contro quanti “continuano ad avvelenare il clima” e favoriscono lo scontro interconfessionale: “C’è un clima di intolleranza [contro i cristiani] che continua a montare – conclude il presidente dei vescovi indiani – e avrà pesanti ripercussioni nel lungo periodo sulla società civile”.
Questo nuovo episodio di violenza contro le suore conferma il crescente clima di ostilità verso i cristiani, nel mirino dei fondamentalisti indù che cercano in tutti i modi di eliminarne la missione e le opere caritative nel Paese. I Tribali, i Dalit – gli intoccabili – e i moltissimi bambini orfani trovano nel cristianesimo e nelle attività dei religiosi una via per migliorare la propria condizione e dare dignità alla propria esistenza. Attaccando i cristiani, i fondamentalisti indù colpiscono innanzitutto l’India e la sua gente, ancorandola a un passato feudale e arretrato basato sulla gerarchia determinata dalla casta di appartenenza e la schiavitù.
01/09/2008 11:08 INDIA Pressioni sul presidente per fermare le violenze anti-cristiane in rissa Ma le violenze continuano: ieri 4 chiese sono state distrutte. Si allarga anche il fronte: violenze pure nel Madya Pradesh e nel Karnataka. NNew Delhi (AsiaNews) – Personalità della società civile indiana hanno incontrato stamane Shrimati Pratibha Patil, presidente della confederazione, chiedendo il suo intervento per fermare le violenze anticristiane nell’Orissa.
La delegazione ha pure presentato un memorandum e sta studiando le vie legali per condannare vari gruppi radicali indù che in questi giorni continuano a suscitare l’odio verso i cristiani. Intanto si registrano ancora violenze in Orissa. Ieri sono state distrutte e incendiate 4 chiese e la polizia ha allargato il coprifuoco e il controllo su altri 3 distretti. La campagna anti-cristiana si allarga anche nel Madya Pradesh e nel Karnataka. La delegazione che ha incontrato il presidente Patil era composta da personalità della cultura e dello spettacolo, oltre a parlamentari cattolici, all’arcivescovo di Cuttack – Bhubaneshwar, mons. Raphael Cheenath; l’arcivescovo di New Delhi, mons. Vincent Concessao, e il portavoce della conferenza episcopale, p. Babu Joseph. Nel memorandum offerto al presidente, il gruppo chiede che vengano perseguite alcuni leader radicali indù del Vhp (Vishwa Hindu Parishad), dell’Rss (Rashtriya Swayamsevak Sangh) e del Bajrang Dal che nei giorni scorsi hanno continuato ad accusare i cristiani dell’assassinio di Swami Laxmanananda lo scorso 23 agosto. Sebbene la polizia sia convinta che gli autori sono dei guerriglieri maoisti, Praveen Togadia, segretario generale del Vhp ha affermato in un’intervista a un giornale internazionale che “La Chiesa ha ucciso lo Swami”. Ram Madhav, portavoce dell’Rss, ha affermato alla Cnn che “i cristiani sono dietro l’assassinio”. Subhash Chavan, leader nazionale del Bajrang Dal ha dichiarato che “la polizia sta cercando di nascondere la verità, accusando i maoisti”. Tutti loro sono “passibili di condanna per incitamento all’ inimicizia fra comunità e religioni”.
La delegazione ha chiesto al presidente di usare tutto il suo potere per inviare truppe di sicurezza nell’Orissa, dove la polizia e il governo locale sembrano spesso inadeguati. Nei giorni scorsi la polizia dell’Orissa ha allargato il coprifuoco su altri 3 distretti, oltre ai 9 già sotto controllo. Ma si registrano scontri coi radicali indù, mentre almeno 4 chiese e decine di case sono state bruciate.
La campagna anticristiana – e anticonversione – si sta allargando in altre parti del Paese. Nel Madya Pradesh (India centrale), mentre i cristiani hanno osservato fino ad oggi 3 giorni di digiuno per i loro fratelli di fede in Orissa, gruppi del Bajrang Dal hanno inscenato manifestazioni bruciando fantocci che rappresentano missionari.
Anche se vi sono stati tafferugli con studenti cristiani, l’intervento della polizia ha evitato vittime. Ieri a Chitradurga nel Karnataka, il pastore protestante N Kumar, della chiesa di Sharon, è stato picchiato subito dopo la funzione domenicale. Il gruppo dei radicali indù era entrato in chiesa segnando con pigmento rosso tutti i fedeli radunati, come segno di “riconversione all’induismo”. La polizia era presente, ma non è intervenuta. (Nella foto: p. Edward, responsabile dell'orfanotrofio di Bargarh, all'ospedale. Il 25 agosto il sacerdote è stato picchiato fino a tramortirlo e lasciato mentre l'edificio veniva bruciato. Nell'incendio è morta arsa viva la collaboratrice Rafani Majhi). 









Postato il Domenica, 07 settembre 2008 ore 09:42:55 CEST di Salvatore Indelicato
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