Governare la quotidianità. Sindaci di Sicilia Autori e curatori: Michela Morello (Franco Angeli, euro 16,00), Argomenti: Sociologia dell'ambiente, del territorio e del turismo - Sociologia dei fenomeni politici Michela Morello insegna Sociologia urbana e Sociologia delle relazioni etniche nell'Università di Palermo. Si occupa di strumenti e problemi di pianificazione urbanistica e governo locale. Per i nostri tipi ha pubblicato Organizzazione, piano e governo urbano. A partire da Palermo (2002).
In breve Il volume è un lungo colloquio con i sindaci siciliani, che hanno raccontato problemi, soluzioni, successi e delusioni della loro attività. Viene così colta una contraddizione: se da un lato si consolidano modelli di governo debole, logiche di concertazione vecchie e nuove, dall’altro si legittima un’aspirazione decisionista a procedure snelle e soluzioni tangibili. I sindaci vogliono fare, e fare per lo più da soli, ma soffrono della loro solitudine.
Nelle grandi come nelle piccole città, nelle piccole forse più che nelle grandi, l'elezione diretta del sindaco ha fornito all'opinione pubblica e al cittadino elettore un interlocutore altrettanto diretto, rendendo identificabile la relazione tra la cosiddetta domanda di città e l'offerta di città. La personalizzazione delle politiche - e cioè delle scelte - del governo locale, alimenta un meccanismo inflattivo di aspettative, spesso sovradimensionate, cui non sempre è possibile dare risposta. Come effetto perverso, il sindaco è sovraesposto, il cittadino spesso deluso. E se le politiche fanno un significativo passo avanti in termini di efficacia e visibilità, la politica arretra e perde colore.
Il volume prende le mosse dai colloqui dell'autrice con i sindaci siciliani, che le hanno raccontato i problemi, le soluzioni, i successi, le delusioni. Nelle interviste, di cui sono riportati ampi stralci, si coglie una contraddizione: da un lato si consolidano modelli di governo debole, logiche di concertazione vecchie e nuove; dall'altro si legittima un'aspirazione decisionista a procedure snelle, soluzioni tangibili. I sindaci vogliono fare, e fare per lo più da soli, ma soffrono della loro solitudine. La soluzione al dilemma del sindaco rappresenta un passaggio cruciale per il mantenimento degli standard, promessi ed attesi, di funzionamento del governo locale.
La posta in gioco è la fiducia residua del cittadino nella politica, vista come fonte imparziale e impersonale di servizi e benefici. Il cittadino può ancora sperare di non mettere il sogno del buon governo unicamente nelle mani del buon sindaco.
Ma eccovi la recensione di Marinella Fiume "Quella primavera dimenticata"(Terza pagina La Sicilia 20/6/2008)
Dov'è andata a finire quella falange ardita di sindaci che, di destra o di sinistra, marciavano fianco a fianco per le vie delle città siciliane il primo maggio, chiedendo misure per il lavoro al governo centrale e regionale? Che morivano ammazzati per mano di mafiosi, squilibrati, ma più spesso di poveri disoccupati disperati? Ma, soprattutto, dov'è andata a finire quella irripetibile stagione siciliana, spesso definita con la metafora di "primavera di…" seguita dal nome della città al cui governo c'erano i sindaci di nuova generazione, quelli eletti direttamente dal popolo?
La verità era forse che non stavano bene a nessuno, né alla Destra né alla Sinistra, che vi intravedevano personalismi, derive plebiscitarie, populiste, presidenzialismi tipo America latina?…
Ne scrive finalmente Michela Morello, docente di Sociologia urbana all'Università di Palermo, nel suo "Governare la quotidianità. Sindaci di Sicilia" (Franco Angeli, euro 16,00), un saggio i cui titoli dei capitoli si leggono come un racconto, con la stessa sequenzialità: "Governare il territorio, come?"; "Incalzati dal passato"; "Divisi dal presente"; "Aperti al futuro".
Del '93, infatti, l'unico accadimento importante, su cui però pochissimo si è ragionato e di cui non si è scritto quasi niente, fu quella riforma legislativa che fece sì che il cittadino votasse per eleggere il suo sindaco, che finalmente aveva una faccia, un nome, un programma, una squadra. E ciò senza distinzione tra piccoli e grandi sindaci, piccoli e grandi comuni, perché, in entrambe le realtà, quello che contava erano i problemi classici del governo urbano e del rapporto tra domanda e offerta di governo.
La studiosa non manca tuttavia di sottolineare come la politica abbia fatto in tal modo un passo indietro, anche se non per far posto all'antipolitica, ma per far posto alle politiche plurali, quelle che tentano di dare risposte alle numerose aspettative dei cittadini. Anzi, l'accresciuta visibilità ha reso vulnerabile il rapporto con la politica. È la tesi del libro, che però, contraddittoriamente, si scontra con le dichiarazioni dei sindaci intervistati, che parlano di democrazia locale non più rimessa al gioco delle maggioranze in Consiglio comunale, di un rapporto tra sindaco e cittadini più diretto (anche se le mozioni di sfiducia ripropongono spesso il gioco fluttuante delle maggioranze e minoranze tipico del vecchio sistema), della necessità di portare a compiutezza la riforma stessa.
Di fatto, questo sindaco ha garantito una migliore qualità della vita in termini di funzionalità amministrativa e di servizi, anche se tante aspettative, a volte troppe, non potevano che andare deluse. La studiosa lo ammette, ma sostiene che "la figura del sindaco faber ha accentuato un bisogno prepolitico a danno del progetto politico".
E certo, ha ragione quando afferma che è pericoloso che una comunità si dia regole che rispetta solo ricorrendo stabilmente al carisma di un leader, ma, quando questo venga a mancare, cosa resta se non il potere dei Partiti, dove personaggi senza volto, invischiati in una gestione del potere centralizzata, verticistica, clientelare, dettano regole e impongono candidati sconosciuti?
E che dire, poi, dello sforzo di identificazione dei sindaci con le loro comunità, quelle "convivenze durevoli e genuine" non da mitizzare, ma certo fonte di sicurezza, e, nello stesso tempo, i rapporti col territorio e la rete territoriale che sono riusciti a tracciare, in una pratica di concertazione che spesso si è sforzata di essere democratica e di qualità? È il concetto di "governance" di cui aveva già parlato Segatori nel suo libro "I sindaci, Storia e sociologia dell'amministrazione locale in Italia dall'Unità ad oggi (Donzelli, 2003)".
Ma dove saranno mai andati a finire quei sindaci che non hanno fatto carriera perché non hanno voluto accettare il compromesso di una politica sempre più nelle mani dei partiti e sempre più lontana dalla gente?
Marinella Fiume Giovedì 26 giugno 2008 ore 18:00 presso la CASA INTERNAZIONALE DELLE DONNE, VIA DELLA LUNGARE, ROMA
Presenterà il volume
Siciliane. Dizionario biografico di donne nate in Sicilia o naturalizzate o anche straniere che hanno scelto l’isola come patria elettiva, le quali hanno lasciato nella nostra terra un’eco più o meno vasta
e durevole di sé e della loro attività.
Emanuele Romeo Editore, Siracusa, 2006
Interverranno
Stefania De Biase
Maria Paola Fiorensoli (Il Paese delle donne)
Emanuele Romeo (editore)
Percorso poetico e letture di Gabriella Gianfelici (Donna e Poesia)
Si estende l'invito a tutti i lettori di Aetnanet.
M.Allo