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Umanistiche: OMAGGIO A DINO RISI

Rassegna stampa

 

 

ADDIO RISI, IL MONDO DEL CINEMA GLI RENDE OMAGGIO
Le note di Armando Trovajoli, che al pianoforte ha eseguito un brano della colonna sonora di Profumo di Donna, ha aperto alla Casa del Cinema di Roma, poco dopo le 13, la commemorazione di Dino Risi, durata poco piu' di un'ora e conclusa dal breve intervento del figlio Marco. Le ceneri del regista verranno disperse a Murren (Berna), dove Risi ha conosciuto la prima moglie, Claudia Mosca. Alla commemorazione, oltre alla famiglia del regista con, fra gli altri, anche l'altro figlio, Claudio, e il nipote (figlio di Marco) Andrea Risi Miglio insieme alla madre Eliana, erano moltissimi i protagonisti del mondo della cultura e del cinema (pochi pero' attori e registi sotto i 40 anni), che hanno affollato la sala Deluxe. Fra questi: Mario Monicelli, Ettore Scola, Paolo Virzi, Paolo Villaggio, Marisa Allasio, Francesca Archibugi, Valerio Mastandrea, Agostina Belli, Paolo Sorrentino, Raffaele La Capria, Silvio orlando, Manuel De Sica, Ornella Muti, Vincenzo Cerami, Carlo ed Enrico Vanzina, Francesco Maselli, Carla Fracci, Vittorio Sgarbi, Manuel De Sica, Paolo Virzi', Angelo Barbagallo, Francesco Rosi e Sergio Castellitto.

Tra i pochi politici presenti, Francesco Rutelli e Giulia Rodano, assessore della Cultura della Regione Lazio. Ad aprire gli interventi e' stato il fratello del regista, il poeta Nelo Risi, che ha dedicato al cineasta una poesia scritta negli anni '70 per ricordare la morte della madre Giulia. ''Ieri ho comprato un mucchio di giornali, anche quelli che non leggo, e ho visto che Dino e' stato trattato come un divo. Mi ha fatto impressione - ha detto - non so se gli avrebbe fatto piacere. Sicuramente un po' si'. Lui viveva la vita sfiorandola ma lavorandoci dentro''. Ettore Scola ha ricordato come a Risi non piacessero le celebrazioni (''pensava fossero occasioni in cui ognuno alla fine parla solo di se'''). ''Non gli piacevano i funerali e infatti non e' venuto neanche al suo'' ha detto il regista, che ha concluso con un epigramma: ''Sul mio comodino c'e' anche il libro di Dino, cosi' la sera mi ricordo un po' com'era. Ciao''. Mario Monicelli, amico di Risi dagli anni '30 quando lo conobbe a Milano, ha ricordato la scommessa fatta con il regista de Il sorpasso: ''Non mi ricordo bene qual'era. Se era chi moriva prima ha vinto lui, se invece era chi campava di piu' ho vinto io. Lui pero' ha vinto la scommessa con la sua vita. Abbiamo fatto parte di una generazione che ha rimesso in piedi l'Italia con una solidarieta' e una spinta comune. L'ha consegnata pero' a una generazione successiva che si e' abbandonata al consumismo. Dino ha raccontato l'Italia generosa, fattiva, ma con grandi commedie ha saputo segnalare anche le prime corruzioni che c'erano in quella societa'''. Manuel De Sica, che per Risi ha composto le colonne sonore degli ultimi sei film, ha detto di averlo reputato ''un secondo padre. Aveva quell'ironia che lo rendeva superiore a tutte quelle bassezze dei cinematografari italiani''.

A chiudere, prima del previsto, la commemorazione, e' stato Marco Risi: ''Le ultime parole che mio padre mi ha detto sono state, 'pensa al tuo film', e infatti stasera devo partire per andare a girare a Napoli. Se lui fosse qui dopo i primi interventi pieni d'emozione, non so se ora sarebbe moltissimo a suo agio. Probabilmente direbbe, 'se fossi a casa vostra andrei a casa mia'. Grazie a tutti''. Fuori dalla sala, pero' ancora molti gli omaggi al regista: ''Quella di oggi e' stato il modo giusto per ricordare Dino, senza troppa enfasi e' stato raccontato cosi' com'era veramente - ha detto Marisa Allasio, protagonista di alcune delle commedia piu' famose del regista, come Poveri ma belli e Venezia, la luna e tu -. Anche se aveva raggiunto una certa eta' e' rimasto eternamente giovane''. Sul set, ha ricordato l'attrice ''essendo anche psichiatra sapeva tirarti fuori qualunque cosa. Era amabile sempre, anche nell'insegnare''.( da "Ansa") M.Allo

Per capire il cinema di Dino Risi, il suo impasto di popolarismo e rigore, simpatica cialtroneria e moralismo segreto, bisogna rintracciarne le radici nella sua formazione.......

Biografia di Dino Risi
(1916 - 2008)
Dino Risi nasce a Milano il 23 dicembre del 1916. Inizia la sua gavetta cinematografica come assistente di Mario Soldati per "Piccolo mondo antico" nel 1940 e poi come aiuto di Lattuada in "Giacomo l'idealista" nel 1942. In quegli anni collabora anche alle sceneggiature dei film "Anna" di Lattuada (1952), "Totò e i re di Roma" (1951) di Steno e Monicelli e "Gli eroi della domenica" di Camerini(1952). Dopo una serie di cortometraggi (il più famoso è "Buio in sala") si trasferisce a Roma nel 1952 e realizza il suo primo lungometraggio di finzione: "Vacanze col gangster". Nel 1953 realizza "Paradiso per tre ore", episodio del film "L'amore in città" (gli altri episodi sono firmati da Antonioni, Fellini e Lattuada), cimentandosi per la prima volta in un genere di cui diventerà specialista per tutto il decennio successivo. La commedia di costume venata di sottile amarezza comincia a delinearsi nel 1955 con "Il segno di Venere". Dello stesso anno è anche la realizzazione di "Pane, amore e...", terzo capitolo della saga iniziata da Comencini, nel quale recita una meravigliosa Loren e che ottiene un grandissimo successo. Il 1956 è l'anno della svolta decisiva di Risi: con la realizzazione di un film da lui scritto e diretto apre la strada ad un nuovo genere capace di trasformare il neorealismo in commedia all'italiana. Il suo "Poveri ma belli" racconta le vicende di un gruppo di giovani romani piccolo borghesi alle prese con le prime storie d'amore. Per questo film Risi scopre dei giovani attori sconosciuti come Renato Salvatori, Maurizio Arena e Marisa Allasio. La formula fu replicata nei due seguiti "Belle ma povere" (1957) e "Poveri milionari" (1959). Il passaggio dal film "leggero" alla satira avviene con "Il vedovo" (1959), storia dei tentativi di un piccolo industriale (Alberto Sordi) che per fare fronte ai debiti tenta di uccidere la moglie per intascarne l'eredità. Il sodalizio con Sordi trova la sua migliore espressione con il film "Una vita difficile" (1961). Negli anni seguenti sotto la sua regia nasce la coppia Gassman - Tognazzi impegnati in una serie di film mirati via via a smascherare i luoghi comuni del popolo italiano ("I mostri", "In nome del popolo italiano"). La collaborazione con Gassman è stata sicuramente la più duratura nella carriera di Risi, con ben quindici film in comune. Da "Il mattatore" del 1960, a "Il sorpasso" (1963), da "Il successo" sempre dello stesso anno, a "Il tigre" (1967), da "Il profeta" (1968) fino a "Profumo di donna" (1974), film che ottiene due nomination all'Oscar. Gli ultimi film girati con Gassman sono "I nuovi mostri" (1977), "Caro papà" (1979) e "Tolgo il disturbo" (1990). Negli anni Sessanta Risi si specializza nei film a episodi , dirigendo i più grandi attori italiani (Manfredi, Vitti) e raccontando sempre piccole storie della vita italiana. Nel 1970 realizza "La moglie del prete" interpretato da Sophia Loren e Marcello Mastroianni e nel 1973 "Sesso matto" con Giancarlo Giannini e Laura Antonelli. Il cinema ed il fascismo sono i temi centrali di "Telefoni bianchi"(1975). L'anno successivo realizza un thriller psicologico "Anima persa", tratto da un romanzo di Gianni Arpino e nel 1977 "La stanza del vescovo" da un libro di Piero Chiara. Del 1978 è il film "Primo amore" con Ugo Tognazzi, storia di un amore irraggiungibile. Nel 1993 il Festival di Cannes gli dedica una retrospettiva delle sue quindici opere più significative.
Nel 2000 dirige per la televisione "Bellissime", una fiction ispirata al concorso di Miss Italia, interamente girata a Salsomaggiore e nel 2002 gli è stato assegnato il Leone d'oro alla carriera alla 59° Mostra del Cinema di Venezia.
Il 2 giugno del 2004, in occasione delle celebrazioni della Festa della Repubblica, il regista riceve dal Presidente Carlo Azeglio Ciampi l'onorificenza di Cavaliere di Gran Croce.
Scompare a Roma il 7 giugno 2008
L'approdo al cinema è fortuito: l'amicizia con Lattuada e Soldati, la formazione a Ginevra con Jacques Feyder. In realtà, come lui stesso ricordava, già nei tardi anni Trenta si era cimentato con la critica, per poi debuttare come assistente di Soldati (Piccolo mondo antico) e Lattuada (Giacomo l'idealista), tra il 1941 e il 1942. Sfuggito alla campagna di Russia per un attacco di epatite (da quella spedizione si salvò invece fortunosamente suo fratello Nelo, anch'egli laureando in medicina), Risi ritrova il cinema, a Milano, dirigendo una fitta serie di documentari e cortometraggi (a partire da Barboni e cortili) prodotti da Gigi Martello tra il 1946 e il 1950. Intanto la sua prima sceneggiatura: Anna diventa un film di Lattuada prodotto da Carlo Ponti. Così Risi entra da protagonista nel cinema italiano. Nonostante il suo primo lungometraggio (Vacanze col gangster del 1952) non lo lasci presagire e il suo sguardo documentario attinga alla tradizione figurativa e culturale lombarda anche nell'adattare la fresca tradizione del neorealismo, Dino Risi è fin dagli esordi un regista personale e originale, quasi senza maestri. Sarà facile coniargli, ben presto, il titolo di "padre della commedia all'italiana".

E' un germe, un modo di vedere la realtà che emerge già dal collettivo Amore in citta (1953) nato da un'idea di Cesare Zavattini e sviluppato però con un gusto dissacratorio che si nasconde dietro la tenerezza con cui il regista descrive i fugaci incontri di militari e servette. Il successo arriva poco dopo, con Poveri ma belli del 1956 che viene subito indicato dai critici dell'epoca come capofila del neorealismo 'rosa' e che invece tradisce un sottotesto di disincantato scetticismo per le avventure sentimentali di un quartetto d'adolescenti. Il film incassò cifre astronomiche (e non solo per l'epoca), saldando il pubblico italiano a una nuova generazione di autori (da Risi a Lattuada, da Comencini a Monicelli) che conquistavano Roma venendo dalla provincia. Risi si ripete (Belli ma poveri) e poi cerca altre strade, con una vena satirica sempre più corrosiva, collaborando con Manfredi (Venezia la lune e tu), Sordi (Il vedovo), Tognazzi (Il mattatore). Tra i molti film che fanno di Risi un maestro negli anni '60, almeno quattro sono destinati a segnare altrettanti capitoli del nostro cinema. Il sorpasso (1962) fece di Vittorio Gassman il campione di un' intera epoca. Allo stesso modo, I mostri (1963) compose una galleria di viltà e deformità in cui pubblico e critica ritrovavano i cromosomi della società in rapida trasformazione. Sul versante opposto, Una vita difficile (1961) mostrava il lato segreto dell'autore, la morale rigorosa che sognava come riscatto dalle debolezze quotidiane. E infine La marcia su Roma (1962) regolava i conti col recente passato di un'intera generazione. Non c'é indulgenza nello sguardo di Risi, semmai complicità o comprensione per le nefandezze che non si vorrebbero messe in piazza.

E la risata non scatta come purificazione, indulgenza plenaria in nome della commedia, bensì come presa di distanza salutare e cosciente. Dino Risi è stato regista prolifico e di successo, alternando opere ispirate a manufatti su commissione, portando alla perfezione, tra l'altro, il modello del film a episodi. Tra gli anni '70 e gli anni '90 si è spesso ripetuto, ritrovando però il meglio di sé con Profumo di donna e il televisivo La vita continua. Ma una costante lo accompagnava: la passione per la vita tradotta in quella passione per il cinema che da bambino lo portava a vedere anche tre film nello stesso giorno.
















Postato il Martedì, 10 giugno 2008 ore 09:02:00 CEST di Maria Allo
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