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Voce alla Scuola: ARTIGIANATO E SCUOLA - ESPERIENZA DI UN PROGETTO ORIENTAMENTO - Dirigente scolastico Prof. Carmelo Torrisi

Istituzioni Scolastiche
 Nella storia dell’uomo l’artigianato ha attraversato  alterne vicende.

Ha vissuto momenti di primato nella società  fino ad influenzare scelte politiche storicamente significative ed ha avuto momenti di crisi quando, ad esempio, l’industrializzazione ha travolto contadini ed artigiani, creando il proletariato e, con la suddivisione e l’automatizzazione dei processi di produzione, ha stritolato l’uomo nella catena di montaggio.

L’artigianato però, come l’araba fenice, è sempre rinato, attraversando le varie situazioni sociali politiche ed economiche, forse perché è una attività essenzialmente umana ed umanizzante e l’uomo ha sempre bisogno di modificare, con l’ intelligenza e le  mani, materiali per creare prodotti d’arte.  La produzione di un oggetto fa nascere  la motivazione intrinseca che  si ha proprio quando lavoro e  ricompensa coincidono.

In un articolo su “I giovani e la disoccupazione” Romano Prodi nel 1985 ha scritto: Tutti dovrebbero fare un lavoro manuale prima di farne uno intellettuale.

Nella fase attuale l’artigianato tende a superare la dicotomia esistente nel passato tra lavoro intellettuale e lavoro manuale, tra homo sapiens ed homo faber. L’artigiano oggi è, e deve essere, sapiens/faber sia perché non può fare a meno di una forte cultura generale di base, sia perché deve gestire l’attuale organizzazione del mercato del lavoro,  le nuove tecnologie, la pubblicità e il marketing, e, pur all’interno di un mondo globalizzato, deve difendere  “l’unicità” e la “qualità” del suo prodotto.

In una regione come la nostra, dove permane da anni  (anche per colpa di errate scelte politiche e della disattenzione di quegli istituti di credito che dovrebbero appoggiare i piccoli imprenditori) uno scarso capitale sociale, lo sviluppo dell’artigianato potrebbe costituire un volano di crescita delle imprese esistenti e di nascita di nuove imprese con la conseguente riduzione della nuova povertà e dei nuovi esclusi.

            L’artigianato creando posti di lavoro (dove non si consideri il lavoro soltanto come rapporto prestazione-mercede, ma si creino rapporti con gli altri e con i materiali da trasformare) può svolgere anche questa  funzione sociale.

Passando adesso al tema principale  e cioè all’esperienza dei laboratori artigiani nella scuola diamo alcuni concetti sull’orientamento scolastico.

La scuola è istituzionalmente orientativa in tutti i segmenti. Mentre le scuole superiori, in particolare gli Istituti professionali,  hanno una finalità formativa nel senso che preparano ad una professionalità specifica,  la scuola di base, dovendo fornire una preparazione culturale di base, deve puntare proprio sulla  “cultura del lavoro”. Si tratta di un orientamento generale della persona ad avere disponibilità e flessibilità nei confronti del lavoro da considerare e vivere come azione squisitamente umana e quindi culturale.

L’orientamento, quindi, è un processo continuo che inizia prestissimo e prosegue per tutta la vita. Questo è tanto più necessario oggi in quanto, scomparsa la linearità sequenziale tra scuola e lavoro, la funzione formativa viene intesa, non più come trasmissione di sapere statico, ma come sollecitazione di attitudini, di creatività, acquisizione di metodo. Il giovane oggi, deve essere flessibile, capace di adattarsi, cogliere, gestire e determinare le potenzialità del mercato del lavoro.

“Tutti dovrebbero fare un lavoro manuale prima di farne uno intellettuale”.

Partendo da operazioni motorie, manipolative si sviluppano anche le competenze intellettive.

Per questo la scuola elementare istituzionalmente offre agli educatori le indicazioni per una educazione all’immagine, al suono, alla motricità. La scuola media è istituzionalmente Scuola che colloca nel mondo e scuola orientativa.

Il carattere orientativo – sta scritto nelle Indicazioni generali del Ministero dell’Istruzione  (dicembre 2003) - è intrinseco allo studio delle discipline e alle attività inter e transdisciplinari. L’uno e le altre, infatti, sono volte alla scoperta di sé , della cultura e dell’arte, del mondo in generale (contatti, scambi, scoperte, ecc.) e della produzione umana in particolare, attraverso  l’incontro con i diversi ambienti della produzione tecnica o intellettuale.

Attraverso una molteplicità di attività (espressive, logiche, manipolative, ecc.). il ragazzo opera una scelta scolastica e professionale.

Nel 1996  il M.P.I. ha promosso, a livello sperimentale, il Progetto orientamento per la scuola media sotto la direzione di Clotilde Pontecorvo.  Si è trattato di uno studio che presentava l’orientamento fondato sull’evento quotidiano come fatto espressivo della capacità e della qualità del soggetto. Nasce il portfolio (elencazione di competenze certificate) , la necessità di operare una ricognizione delle agenzie operanti sul territorio e di operare sinergicamente con esse.

Il rapporto tra scuola e mondo del lavoro deve essere frequente e reciproco  soprattutto oggi perchè i nostri ragazzi hanno meno esperienze sensoriali - spaziali che sono alla base dello sviluppo intellettivo,  hanno bisogno di capire in che modo l’uomo agisce sulla natura per adattarla alle proprie necessità, debbono dominare l’apparato della trasformazione grazie alla quale l’uomo crea e supera gli ostacoli  che la natura gli oppone.

            Oggi più che mai si debbono cioè organizzare e relizzare Progetti integrati.

Il progetto Minerva (iniziato nel 1998, ma preceduto da altre esperienze di cooperazione tra scuola e territorio),  viene realizzato (sinergicamente) da quattro scuole di base del Comune di Giarre (Primo, Secondo, Terzo Circolo Didattico, Scuola Media Macherione), dirette rispettivamente dalle Dott.sse Cecilia Belfiore, Lucy Sciuto, Rosaria Cardillo e dal Prof. Carmelo Torrisi,  in accordo di scopo con l’Unione Liberi Artigiani di Giarre sotto la presidenza del Cav. Diego Bonaccorso.

Il progetto Minerva vede docenti ed artigiani collaborare alla creazione e alla realizzazione di laboratori nei quali gli allievi:

  • acquisiscono conoscenze/competenze sulla trasformazione di materiali in oggetti funzionali/estetici tipici del mondo dell’artigianato;

  • Si trovano a contatto con  adulti che svolgono attività  produttive;

  • Stabiliscono rapporti di cooperazione col piccolo gruppo e di fiducia con gli adulti;

  • Acquisiscono competenze organizzative quali:costruire e attrezzare stand espositivi, costruire o restaurare tavoli da lavoro ed espositori.

Attraverso i laboratori viene realizzata una programmazione interdisciplinare che offre all’allievo:

  • L’esercizio delle abilità di base per inserirsi attivamente e consapevolmente nel contesto sociale e produttivo;

  • Un metodo per affrontare la conoscenza pratica e teorica del mondo esterno.

 

Concretamente: sono stati realizzati laboratori antimeridiani e pomeridiani gestiti da docenti ed artigiani per valorizzare attività artigiane esistenti nel territorio: ceramica su terracotta e  pietra lavica, falegnameria, fotografia, restauro, ricamo, arte grafica, ecc.

L’esperienza pluriennale, fin qui condotta, non va perduta, ma anzi disseminata in modo più intenso ed esteso nel territorio presso tutte quelle istituzioni scolastiche che volessero aderire. Certo occorre che venga sostenuta dalle amministrazioni comunali,  provinciali e regionali. Si apprende con piacere che esiste un progetto di legge regionale che favorirà quelle istituzioni scolastiche che volessero svolgere attività puntate sulla “cultura del lavoro”.

Occorre però non considerare i laboratori come appendici delle attività didattiche o come semplice offerta formativa aggiuntiva. La cultura del  lavoro si realizza soltanto se si innesta nel core curriculum della scuola e se le attività di laboratorio si sviluppano sui due filoni della formazione e dell’orientamento:

Relativamente alla formazione, l’esercizio manuale  sviluppa le capacità operative e sensoriali che nella vita quotidiana si esercitano meno, ma che sono indispensabili allo sviluppo della personalità e delle capacità intellettive, affettive, creative, sociali. La manualità e l’operatività, la  conoscenza delle fasi di passaggio dal materiale all’oggetto (scomposizioni e ricomposizioni), dal fenomeno alle cause (trasformazioni dell’ambiente, delle condizioni di vita) sviluppano le capacità logiche e scientifiche, favoriscono  il passaggio dal pensiero logico-concreto al pensiero logico-formale.

Per quanto riguarda l’orientamento, la conoscenza della realtà economica e sociale ( cioè  rapporti e condizioni di lavoro, problemi relativi alle imprese produttive, rapporto tra grande impresa e piccola impresa), la conoscenza dei diversi tipi di attività, l’esperienza prativa di attività lavorative, il contatto diretto e personale con figure di lavoratori inserite in attività produttive permettono al ragazzo di disegnarsi un progetto di vita.

Carmelo Torrisi









Postato il Lunedì, 17 febbraio 2003 ore 23:52:29 CET di Patrizia Bellia
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