Nell’anniversario della scomparsa dello scrittore pescarese, il Centro nazionale di studi dannunziani di Pescara ha avviatol le celebrazioni con la presentazione del libro di Giordano Bruno Guerri «D’Annunzio. L’amante guerriero» (Mondadori) .
La presentazione del libro di Giordano Bruno Guerri è solo il primo di una lunga serie di appuntamenti che proseguiranno per tutto l’anno.
Amante guerriero nella seduzione come in letteratura e in politica, D’Annunzio fu un uomo che seppe imporre i propri sogni agli altri uomini. Rivoluzionò la figura dell’intellettuale facendo della sua vita un’opera d’arte, ricca di chiaroscuri mai scontati e influenzò più generazioni nel gusto e nella visione del mondo. L’Italia del secondo dopoguerra ha cercato in tutti i modi di sbarazzarsi di lui, alternando l’indifferenza alla condanna, totale e preventiva. Una storiografia semplificata ha visto e vede in D’Annunzio l’inventore di riti e parole d’ordine sui quali si sarebbe fondato il regime fascista. Ma, in realtà a Fiume D’Annunzio fu ben di più: l’inventore di una modernità che andava oltre la destra e la sinistra, anticipando le costituzioni più avanzate dei nostri giorni. E nel suo libro, Guerri racconta un personaggio restituito al suo pensiero e alla sua arte oltre che al suo tempo. Racconta nel dettaglio anche l’amante instancabile di tantissime donne. A settant’anni dalla morte del poeta, Guerri trova la cifra per un racconto spassionato ma appassionante, spregiudicato ma colmo di sensibilità storica, letteraria e umana sulla vita e le opere dell’Imaginifico. E come disse Alberto Arbasino «D’Annunzio è il cadavere fra i più ingombranti di tutte le letterature» e ancora Mario Sansone, «D’Annunzio, oggi così apparentemente assente, sta ancora dentro la crisi italiana; o, se si vuole, la contemporanea crisi italiana è ancora troppo ricca di umori sofferti da D’Annunzio per poter smaltire D’Annunzio”.(A cura di M. Allo)
"La mascherata solita di D'Annunzio" questa la definizione di Gianni Oliva su "L'amante guerriero" di Verri ..........
L’amante guerriero. Ho detto una 'nuova' biografia solo perché questa si aggiunge in ordine di tempo alle tante che si sono succedute negli ultimi anni, senza risalire ad autori di epoche passate. Per quella di Guerri avrei dunque dovuto scrivere un’ennesima più che una 'nuova' biografia, a meno che essa non contenga davvero sorprendenti novità. Vista l’abbondanza dei materiali, una ragione vera da parte dell’editore ci sarà pure stata (a parte quella commerciale per la ricorrenza dei 70 anni dalla morte) per aver messo in circolazione un’altra biografia di D’Annunzio dopo aver pubblicato nel 2000 quella abbondantissima dal titolo Il vivere inimitabile
scritta dall’Andreoli. L’intento di Guerri però- lo dice egli stesso nelle pagine introduttiveè quello di riscoprire D’Annunzio.
A leggere invece attentamente e fino in fondo la ricostruzione biografica proposta, ci si chiede dove sia davvero la novità.
L’immagine di D’Annunzio che ne viene fuori è quella solita, stereotipata e, mi si perdoni l’espressione, un po’ ammuffita, dell’uomo pieno di energie, combattente, un po’ cialtrone, spregiudicato con il prossimo, arrivista, cocainomane, assetato di sesso fino alla follia, superuomo di provincia, padre egoista. E di tutto questo, ammesso che sia vero, non si dà alcuna spiegazione: gli eventi sono passati in rassegna con incalzante ritmo narrativo senza minimamente riflettere sul loro significato. Siamo insomma nel pieno dell’esaltazione, ancora una volta, della gestualità dannunziana, senza tener conto che ormai da molti anni la critica ha messo da parte questi aspetti eccentrici per concentrarsi sempre più sulla testualità di D’Annunzio, sul suo essere scrittore. Dal libro di Guerri ci si accorge raramente che D’Annunzio è anche uno scrittore e quando si accenna a questo aspetto si addita la sua scrittura come una summa di calchi e di risonanze altrui. Tutti gli studi degli ultimi cinquant’anni sembrano evaporati nel nulla. Guerri, se si escludono alcune opportune precisazioni sui rapporti di non sudditanza tra il Comandante e il fascismo, accumula una serie di luoghi comuni dando l’impressione di limitarsi a consultare alcune biografie precedenti dalle quali sintetizza come può senza arrivare alla consultazione diretta degli archivi e dei documenti. In questo modo rimangono sulle sue pagine alcuni inspiegabili lapsus come quello di dare nuova identità a personaggi come Angelo Conti, scambiato per un pittore (p.56), o nuovo luogo d’origine al sardo Angelo Sommaruga, scambiato per 'milanese', o di insistere più volte su Guido Baggiani anziché Boggiani, artista ed esploratore «di terre e di razze lontane», com’ebbe a definirlo lo Scarfoglio. E non si tratta solo di semplici sviste, almeno per quanto riguarda Conti, autore del «trattato dell’oblìo» (1900), di recente riedito da Gibellini, indispensabile per comprendere anche il personaggio di Daniele Glauro nel
Fuoco. Queste ed altre notazioni diffuse senza controllo sono poca cosa rispetto all’immagine d’insieme che di D’Annunzio emerge dal libro, in cui si rincorre l’amante focoso e l’uomo vitale senza domandarsi il perché di tale atteggiamento, senza motivare l’eros dannunziano e il vitalismo come desiderio di appagamento della totalità destinata all’angoscia e al fallimento. Sarebbe bastato dare un’occhiata ai numerosi carteggi venuti alla luce di recente, ma purtroppo si sa che D’Annunzio è un continente tanto vasto da non facilitare incursioni provvisorie e dilettantesche.
Tutto D’Annunzio è mosso dal contrasto tra l’aspirazione all’eterno e la consapevolezza della finitezza dell’uomo. La vita del poeta, come quella dell’amante e del guerriero, è animata dalla coscienza afflitta per la disarmonia universale, per lo squilibrio tra spirito e materia, tra trascendenza e immanenza. L’eros in particolare scatena in lui il disordine interiore ed è motivato dall’insoddisfazione di raggiungere l’irraggiungibile e dal proposito di possedere ciò che è inafferrabile. Dietro queste manifestazioni, prima di Nietzsche, c’è Schopenhauer. Guerri, purtroppo, tra allettanti ammiccamenti, non va oltre la maschera.
Gianni Oliva