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Umanistiche: La poetica della verità di Nadine Gordimer

Rassegna stampa
La poetica di Nadine Gordimer, Premio Nobel per la letteratura, una tra le massime voci della letteratura mondiale, scrittrice e saggista sudafricana tradotta in oltre trenta lingue, protagonista di Dedica 2008; la poetica di una donna e di un'intellettuale per la quale «la scrittura è un'esplorazione di sé e al tempo stesso del mondo, dell'essere individuale e collettivo». Partendo dalla ricca e significativa vicenda intellettuale e umana della protagonista, il festival propone, come d'uso, un articolato itinerario culturale e lo fa con gli strumenti del dialogo, della parola e dell'arte.

Nove gli appuntamenti in programma, tra i quali si segnala senz'altro il grande evento di chiusura di Dedica: il concerto in esclusiva nazionale di Miriam Makeba (in calendario sabato 19 aprile 2008 alle 20:45 nel Teatro Verdi di Pordenone) straordinaria cantante, autentica icona della cultura africana, ma anche, e soprattutto, un simbolo della lotta contro il razzismo, l'apartheid e per la conquista della dignità di un grande popolo come quello sudafricano; considerata un'autentica
leggenda vivente tanto da essere soprannominata "Mama Afrika".

Per due settimane, nei luoghi consueti del festival (Convento di San Francesco, Teatro Verdi, Municipio e Museo delle Scienze) si susseguiranno dunque appuntamenti che spaziano tra teatro (il 9 aprile 2008 la mise en espace tratta da L'aggancio, libro di Nadine Gordimer, con Fausto Russo Alesi per la regia di Serena Sinigaglia; il 14 aprile 2008 la lettura tratta dall'opera narrrtiva e saggistica Vivere nella speranza e nella storia, sempre della stessa autrice, con Annamaria Guarnieri a cura di Daniele Salvo; il 16 aprile 2008 la lettura per bambini Safari estremo, tratta dall'omonimo racconto della Gordimer.

E inoltre musica (con la già citata Miriam Makeba, il 19 aprile 2008); fotografia con la straordinaria mostra di David Goldblatt, a partire dal 12 aprile 2008, fotografo esemplare di fama mondiale insignito di numerosi riconoscimenti internazionali il cui lavoro è una lunga osservazione, durata tutta la vita, sullo sviluppo sociale e politico del Sudafrica; cinema con la rassegna dedicata al cinema sudafricano "Aspettando Dedica" in calendario dal 6 al 20 marzo 2008; libri, con la presentazione della monografia Dedica a Nadine Gordimer, la cui presentazione aprirà il festival il 5 aprile 2008 e il nuovo libro di Nadine Gordimer – Beethoven era per un sedicesimo nero – che sarà presentato per la prima volta in Italia venerdì 11 aprile 2008.

Nove eventi che racconteranno dell'impegno artistico, civile e sociale di colei il cui credo è «coraggio nella vita e talento nelle opere».

Promosso e organizzata da Thesis Associazione Culturale, il festival internazionale è sostenuto da organismi pubblici - in special modo dal Comune di Pordenone e dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia - e da alcuni importanti soggetti privati del territorio: Fondazione Cassa di Risparmio di Udine e Pordenone, Coop Consumatori Nord Est, Electrolux, Ente Regionale Teatrale del Friuli Venezia Giulia.

"Dedica a Nadine Gordimer" ha ricevuto la Medaglia d'Argento del Presidente della Repubblica.
I "Dedicati" delle edizioni precedenti
Giunta alla 14° edizione, la manifestazione ha esordito con protagonisti del teatro di ricerca (nel 1995 il Laboratorio Teatro Settimo, nel 1996 Cesare Lievi, nel 1997 la Compagnia I Magazzini), per poi passare nel 1998 a Moni Ovadia, nel 1999 a Claudio Magris, nel 2000 a Dacia Maraini, nel 2001 ad Antonio Tabucchi, nel 2002 ad Amin Maalouf, nel 2003 a Vassilis Vassilikos, nel 2004 ad Assia Djebar, nel 2005 a Paco Ignacio Taibo II, nel 2006 ad Anita Desai, nel 2007 ad Amos Oz.(Da Amadeusonline M.Allo)

" Che con la sua magnifica epopea ha scritto - e le parole di Alfred Nobel - stato di grande beneficio per l'umanità"
Nadine Gordimer
Nata nel Transvaal nel 1923, con Doris Lessing è l'altra voce femminile di lingua inglese della letteratura sudafricana.


Vivere in Sudafrica ha significato per lei vivere in una società divisa: l'unico contatto che i bianchi avevano con i neri era quello con il personale domestico e con i fattorini.
I suoi genitori avevano un negozio in città e quindi preferivano tenersi lontani dalla politica e tenerne lontani i figli.
Già da molto piccola, per incoraggiamento della madre, leggeva molto e questo, unito alla sua curiosità, l'ha spinta a riflettere su quanto la circondava.
Così Gordimer capì che cosa volesse dire razzismo e ingiustizia: aveva accompagnato sua madre ad acquistare delle lenzuola in un negozio in città; il commesso mostrava ad entrambe differenti qualità di tessuti che loro esaminavano e toccavano più volte.
C'era nel negozio un altro cliente, nero; costui doveva segnalare con un dito quello che gli interessava, ma non poteva toccare alcun tessuto. Naturalmente il suo denaro, quello sì, veniva accettato senza scrupoli.
Gordimer cominciò a chiedersi chi fosse quella gente che le sembrava così straniera.
Capì che in realtà la straniera era lei; essi erano africani, mentre lei rappresentava la prima generazione della sua famiglia nata lì.
Cominciò a scrivere. Si recava in treno a Johannesburg, dove seguiva alcuni corsi all'Università.
A un certo numero di studenti neri era permesso frequentare l'Università: velocemente si rese conto che aveva più punti in comune con quei giovani che con i bianchi della sua città natale.
Aveva fame di idee, ma non aveva con chi scambiarle. Conobbe anche musicisti, giornalisti e aspiranti scrittori neri.
Pochi anni dopo si trasferì a Johannesburg e tramite quei contatti cominciò ad impegnarsi nella politica, nell'African National Congress (ANC).
Nella narrativa è stata un'autodidatta, si è formata su Cechov e Proust.
E' autrice di romanzi, racconti, saggi.
I suoi primi romanzi: Un mondo di stranieri, 1958; il protagonista di questo romanzo, Toby Hood, è un giovane intellettuale inglese che vorrebbe confrontarsi con il mondo dei bianchi - gli stranieri - di Johannesburg, al di là delle costrizioni della razza e della politica.
Seguono Qualcosa là fuori, e Occasione d'amore del 1963. Anche quest'ultimo è ambientato nell'esplosiva realtà del Sud Africa.
Attorno a Tom e Jessie, tipici rappresentanti della borghesia anglosassone di Johannesburg, s'intrecciano vicende che non possono prescindere dalla realtà della segregazione razziale.
La storia di Ann, contagiata dall'entusiasmo un po' missionario di Jessie e innamorata di un giovane artista di colore, si specchia in altre storie collaterali, in diverse "occasioni d'amore" che subiscono condizionamenti e frustrazioni: è in gioco "l'integrità dei rapporti personali contro le distorsioni delle leggi e della società".
Altri romanzi: Il defunto mondo borghese (1966), Un ospite d'onore (1971), Una forza della natura, Il mondo tardoborghese, Storia di mio figlio, Il salto, Il conservatore (1974).
La figlia di Burger del 1979, è ambientata nel clima di feroce lotta politica del Sud Africa degli anni settanta. La storia è ispirata alla vicenda di un famoso avvocato afrikaner costretto alla clandestinità per il suo impegno contro l'apartheid; segue la lenta maturazione politica ed esistenziale di sua figlia, Rosa Burger.
La morte del padre Lionel - da sempre in lotta per la libertà dei neri - la trasforma definitivamente nella "figlia di Burger".
Attraverso la presa di coscienza di questa nuova identità, Rosa sarà costretta non solo a fare i conti con la sua vita privata, ma anche a modificare il rapporto con il suo paese.
Il libro, messo al bando poco dopo la pubblicazione, ottenne in seguito un prestigioso premio letterario sudafricano.
E poi ancora: Luglio (1981), e Una forza della natura (1987) in cui la protagonista Hillela è una donna bianca tutta votata alla sua utopistica causa.
Storia di mio figlio è del 1991, anno in cui le è stato assegnato il premio Nobel per la letteratura.
Del 1993 è invece Nessuno al mio fianco, dedicato al tema del ritorno degli esuli nel Sudafrica del dopo apartheid.
Fra le raccolte di novelle: A faccia a faccia del 1949, La voce soave del serpente del 1953, I compagni di Livingstone del 1972, e Qualcosa là fuori del 1985 (dieci racconti che si distaccano dal tema abituale dello scontro socio-politico per addentrarsi nel mondo privato dei sentimenti e del rapporto di coppia).
Nei suoi romanzi e racconti, caratterizzati da una notevole analisi psicologica, ha espresso la rivolta contro la politica razzista sudafricana, descrivendo le devastazioni e i conflitti morali che essa ha suscitato nella popolazione bianca e nera del suo paese, senza cadere in un riduttivo manicheismo o in un facile patetismo.
Ricordiamo anche le raccolte di saggi Vivere nell'interregno e Scrivere ed essere- Lezioni di poetica del 1995. Non è vero che c'è un tempo per vivere e un tempo per scrivere, dice Gordimer, ci sono nazioni, periodi storici, situazioni politiche in cui la letteratura ferisce chi la fa e chi la legge.
Che ne è delle più raffinate teorie sulla letteratura quando queste sono messe in pratica in contesti sociali ad altissima temperatura conflittuale?
Qui la rappresentazione letteraria serve a contestare la realtà e a dare voce all' utopia contro i crimini del potere.
Gli episodi impressionanti, le riflessioni e le analisi critiche dedicate a Naghib Mahfuz, Chinua Achebe, Amos Oz e alla propria opera mostrano quanto può costare caro scrivere e vivere oggi in Egitto, Nigeria, Israele - e in Sudafrica prima dell'avvento della democrazia.
Il volume raccoglie le Norton Lectures tenute da Gordimer nel 1994 ad Harvard, il prestigioso appuntamento annuale al quale sono stati invitati Italo Calvino, Umberto Eco e Luciano Berio; in appendice presenta il discorso pronunciato in occasione del conferimento del premio Nobel nel 1991 e un saggio su Joseph Roth.
Nel 1999 è uscito in Italia, per la Feltrinelli, il suo ultimo romanzo Un'arma in casa (The House Gun).
Come in tutti i suoi libri, la realtà del nuovo Sudafrica è filtrata attraverso una particolare lente d'ingrandimento, la psicologia di vite umane a confronto: una coppia di bianchi della medio-alta borghesia il cui figlio è arrestato per omicidio, un avvocato nero di nuova generazione, una comunità gay, una giovane donna autodistruttiva.
L'idea che sta alla base di Un'arma in casa è quella della responsabilità implicita in un rapporto d'amore: fino a che punto ci si può spingere per aiutare l'altro?
Se tuo figlio commette un omicidio a sangue freddo come puoi scusarlo? Come devi agire?
A questo si aggiunge la considerazione che nulla di ciò che accade ad un essere umano accade nel vuoto; come in una legge del contrappasso nel libro il brillante avvocato nero Hamilton Motsamai esercita un'influenza decisiva sul destino di Duncan (l'omicida) e su quello dei suoi genitori.
I bianchi hanno sempre avuto tutti i privilegi.
Sono stati i padroni, quelli che decidevano, per tantissimo tempo. Mano a mano che la società si muove verso una maggiore giustizia sociale, dovranno perdere qualcosa.
Dovranno arrivare a confrontarsi con una situazione in cui il dirigente di una fabbrica sia nero.
Gordimer non avrebbe mai pensato che nella sua vita sarebbe riuscita a vedere la fine del tunnel.
Nel 1994, con le prime elezioni libere, il Sudafrica è uscito dal regime segregazionista; ma il suo compito di scrittrice impegnata non è finito.
L'apartheid ha lasciato una pesante eredità: violenza, distorsioni psicologiche.
Il compito dello scrittore nella nuova realtà del Sudafrica è lo stesso di prima: raccontare la verità come la si percepisce.
Nel far questo bisogna cercare di essere onesti con se stessi, di non essere prevenuti.
La verità è qualche cosa di enorme; non riusciamo mai ad arrivare a tutta la verità, possiamo solo tentare di capirne dei tratti.
Nel gennaio 2000 esce l'ultimo libro di Nadine Gordimer: Vivere nella speranza e nella storia, una raccolta di tredici saggi in cui l'autrice approfondisce i temi che più l'hanno appassionata, dal travagliato percorso sociale e politico compiuto dal Sudafrica negli ultimi quaranta anni, ai suoi scrittori, ai momenti che hanno scandito la storia tragica dell'ultimo secolo.
I saggi ripercorrono anche i suoi incontri con alcuni autori contemporanei, da Joseph Roth a Nagib Mahfuz, da Günter Grass a Leopold Senghor, con un'attenzione particolare a Kenzaburo Oe, il Nobel giapponese con cui la Gordimer ha tenuto un fitto scambio epistolare.
Scritte in tempi diversi, le sue pagine finiscono per comporre una sorta di testamento spirituale per i contemporanei. Uno dei compiti dello scrittore, dice Salman Rushdie citato nell'epigrafe, è dire l'indicibile, fare domande difficili.








Postato il Martedì, 25 marzo 2008 ore 08:37:39 CET di Maria Allo
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