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Voce alla Scuola: ASASI SICILIA: LA LETTERINA N.150 DEL 17 MARZO 2008

Comunicati

 

 

 

 

“Amicus Plato, sed magis amica veritas”

 

La Letterina n.150  - lun. 17 mar 2008  

 

 

AL DIRIGENTE SCOLASTICO
ALL’ALBO
AL DIRETTORE SGA
AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO D’ISTITUTO

Sommario

SOSPESA LA REFEZIONE  NELLE SCUOLE DI CATANIA
Venerdì  7 marzo alle ore 11,30 arriva a scuola un fax con la lapidaria comunicazione “da lunedì 10  marzo, le ditte non forniranno il servizio di refezione scolastica che pertanto viene sospeso”. 
Giuseppe Adernò

I RECUPERI SPRECATI CON FONDI EUROPEI
E’ questa una grande opportunità concessa alle scuole secondarie di primo grado e di secondo grado delle quattro regioni dell’ex obiettivo 1, ora obiettivo convergenza, per integrare i finanziamenti ministeriali per ampliare l’offerta di corsi di recupero, per ridurre la dispersione scolastica.
Salvatore Indelicato 

 

 


SI AGGRAVA LA QUESTIONE DEGLI ASSISTENTI TECNICI
E’ in atto una grave violazione del decreto legge n. 430 del 13/12/2000 che vede interessati in tale azione l’Ufficio Scolastico Provinciale di Palermo, i Sindacati CISL, CGIL e ANTES e alcuni dirigenti scolastici.
Roberto Tripodi

LE INDICAZIONI NAZIONALI PER IL CURRICULO
I principi pedagogici e di filosofia dell’educazione che presuppongono e fondano epistemologicamente le Nuove Indicazioni Nazionali per il curricolo: per una discussione di sintesi sulle finalità educative ed etico-politiche della scuola

 

   
Gianfranco Purpi

 

 

 


COSA SI PROSPETTA PER I DSGA
Una delegazione di direttori sga, in rappresentanza delle Istituzioni Scolastiche del Nord, Centro e Meridione d’Italia (isole comprese),  è stata ricevuta nei giorni scorsi dal neo Direttore Generale per il Personale Scolastico del Ministero della P.I., dott. Luciano Chiappetta  e dai suoi collaboratori. 
Mimmo Mazzeo

IL PROBLEMA DELLA TARSU SI AGGRAVA
Mentre il governo Prodi ha risolto il problema Tarsu per le scuole d’Italia da Villa San Giovanni in su, le regione Sicilia dovrebbe varare una legge in cui recepisce la legge Nazionale destina in bilancio le somme per la TARSU delle scuole siciliane.
TAGLIO PER I TECNICI E I PROFESSIONALI
Quindi un ministro scaduto scrive il 3 marzo un documento nel quale propone di ridurre gli indirizzi dei Tecnici da 315 a 10 e quelli dei professionali da 35 a 9.
LA CATTEDRA DEL FUMO OPPURE FUMO IN CATTEDRA
Basta con il negativo ! La scuola non è solo quella della TV

 

La  trasmissione dei cinquantaquattro secondi su You Tube che raccontano uno spicchio di scuola fiorentina dove un  professore seduto in cattedra ha una canna in mano, tira una boccata sotto lo sguardo divertito degli studenti in classe che lo osservano e lo riprendono con il telefonino.
Giuseppe Adernò

XVI LEGISLATURA PROPOSTA DELL'ANP ASSOCIAZIONE NAZIONALE PRESIDI
Una svolta che non richiede l’ennesima legge sugli ordinamenti, ma solo l’attuazione delle norme fondamentali che già esistono.  Il centralismo ha fallito. Serve un patto civile: che si tratti di larghe intese o di uno spazio civile.
DISAL AI CANDIDATI ALLE ELEZIONI 2008
Il nostro Paese ha drammaticamente bisogno di uscire dall'attuale emergenza, che prima di essere politica ed economica è educativa e culturale.
NUOVI  ISCRITTI

inchiesta

SOSPESA LA REFEZIONE  NELLE   SCUOLE DI CATANIA

 


Venerdì
  7 marzo alle ore 11,30 arriva a scuola un fax con la lapidaria comunicazione “da lunedì 10  marzo, le ditte non forniranno il servizio di refezione scolastica che pertanto viene sospeso”. 

Dato che molte scuole hanno la settimana corta, ci si affretta a dare la comunicazione alle famiglie, invitandole a far portare il panino da casa, per non sospendere le attività pomeridiane. In qualche Istituto si  autorizzano gli alunni ad andare a casa per il pranzo e rientrare all’orario dei laboratori.

 

        
All’Istituto Parini  non viene dato l’avviso alle famiglie perché la ditta fornitrice della refezione scolastica non figurava tra quelle che avevano comunicato la sospensione del servizio ed anche dall’Assessorato confermano   tale opportunità.

 

        
I giornali ne parlano, l’opposizione politica trova un’ulteriore opportunità per denunciare la cattiva amministrazione Scapagnini, ora premiato con un seggio al Senato, e, unico spiraglio di positività è la garanzia del servizio di refezione scolastica all’Istituto Petrarca, che potrà anche offrire servizi ad altre scuole e così avviene.

 

        
Quando lunedì la ditta Raneri comunica di essere legata quasi a sub appalto alla ditta  principale che ha sospeso il servizio, facendo una telefonata all’Istituto Petrarca si trova la pronta soluzione al problema e a mezzogiorno arrivano  80 pasti per i ragazzi delle classi seconde che altrimenti sarebbero rimasti senza cibo.

 

        
Viene inviata prontamente una lettera al Prefetto ed al Commissario regionale che regge il Comune di Catania  in questa fase pre-elettorale nella quale si segnala  “il grave disagio che sta provocando nelle scuole la sospensione del servizio di refezione scolastica,  improvvisamente sospesa  a causa del mancato pagamento delle ditte fornitrici.

 

Si fa presente che l’interruzione di tale servizio mortifica la qualità del servizio scolastico, pensato ed organizzato per un orario prolungato e tutto ciò arreca disagio alle famiglie, che , fra l’altro, hanno già pagato le quote pasto  per i figli.

Si coglie inoltre l’occasione per ricordare al Commissario che da tre anni l’Amministrazione comunale non ottempera al dovere di assegnare alle scuole i necessari contributi per la manutenzione ordinaria ed il materiale didattico e da tre anni i Genitori non fruiscono del Buono libro che l’Assessorato Regionale pare abbia regolarmente versato alle casse comunali.

 

Tutto ciò crea inoltre una grave disparità tra gli studenti dei Catania e dei Paesi vicini dove tali servizi sono
  assicurati dai rispettivi Comuni.

 

        
Il Commissario regionale  venerdì incontrerà i rappresentanti delle ditte e si spera che la questione venga ancora una volta recuperata e risolta per il bene dei ragazzi e la funzionalità del servizio scolastico, che già  all’inizio dell’anno aveva subito  un forte ritardo di avvio per il mancato rinnovo delle gare e per la tassa obbligatoria che è stata imposta, in seguito modificata su richiesta.protesta dei dirigenti e dei genitori.

 

        
Intanto i ragazzi del Parini continuano a fruire del servizio di refezione dalla cooperativa che prepara i pasti all’Istituto Petrarca e sono contenti della qualità del cibo ed ogni giorno aumentano sempre più gli alunni richiedenti il servizio mensa.

 

        
La gestione autonoma del servizio mensa affidata alle scuole che potranno realizzare contratti e convenzioni anche in rete tra le scuole stesse è una delle mete che le scuole autonome vorrebbero conseguire, certi, però, della garanzia dei contributi finanziari che sono di competenza degli Enti locali.

 

          
Nell’ipotesi della sospensione del servizio di refezione verrebbe a mancare il presupposto organizzativo per il tempo prolungato e per le attività pomeridiane, di conseguenza si dovrà  modificare l’Offerta Formativa, ridurre l’orario scolastico, modificare l’organico della scuola con conseguente  contrazione di personale e di posti di lavoro.

 

        
La Direzione regionale ha bandito una gara  alla quale concorrono ditte di Bergamo, di Benevento, di Bari, le quali, se vinceranno daranno l’incarico in sub appalto a ditte locali e noi, dirigenti, ci dovremmo limitare a firmare i contratti deliberati a Palermo, e gare le fatture mensili, senza poter per nulla interferire circa la funzionalità e la qualità dei servizi.

 

        
Adesso che inizia il secondo anno di pagamento delle fatture emesse dalla Multiservizi (azienda che gestiste il servizio di pulizia delle scuole primarie di Catania) si registra come non solo sono state pagate le fatture di luglio e agosto anche per i plessi chiusi, ma a gennaio il costo del servizio è aumentato di circa due mila euro al mese.

 

        

Perché le scuole non possono in maniera autonoma gestire un contratto di pulizia da pianificare magari in rete o in consorzio con altre scuole e così utilizzare diversamente anche il proprio personale e.. forse anche risparmiando qualche soldino?

 


Giuseppe Adernò

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I RECUPERI sprecati CON FONDI EUROPEI

 


E’ questa una grande opportunità concessa alle scuole secondarie di primo grado e di secondo grado delle quattro regioni dell’ex obiettivo 1, ora obiettivo convergenza, per integrare i finanziamenti ministeriali per ampliare l’offerta di corsi di recupero, per ridurre la dispersione scolastica.

 

 



Tutte le scuole autonome della Sicilia che ne hanno fatto richiesta sono state autorizzate a far partire i relativi progetti riferiti alle azioni dell’obiettivo
  C1, che riguardano tutti gli interventi aggiuntivi riferiti alla madrelingua, alla matematica e alle lingue straniere, con moduli variabili da 30 a 100 ore cadauno.
Ogni scuola ha potuto così incrementare il proprio bilancio per 65.000 euri, sino a 85.000 per quelle più grandi, con un numero di alunni superiore a 600. Si tratta di un budget anche superiore a quello ministeriale sin’ora concesso alle scuole per l’avvio dei primi corsi di recupero.

 


Un’opportunità da non perdere, perché si coniuga con l’avvio dei corsi di recupero dopo i risultati disastrosi del primo quadrimestre specie in lettere, matematica e lingue.

 


Si,
 proprio le discipline su cui si registrano le maggiori insufficienze dopo il primo quadrimestre, di cui si è dato ampio risalto sulla stampa e sullo stesso sito del ministero, molto allarmato dai dati a campione che giungono dalle scuole.

 

Questa volta possono attingere ai fondi europei anche le scuole di base, con i progetti F1 e F2. Il budget di un F1 è di 60.000 euri
 per 180 h, una vera e propria manna per le scuole di base abituate sin’ora a ben più gravi ristrettezze economiche. Così come per un F2 si avranno 55.000 euri,  mensa compresa.
E per i giovani che uscivano dalla scuola media senza saper leggere e scrivere, questa è un’occasione da non sprecare!

 

Anche perché si potrà pagare il tutor, quella figura strategica e fondamentale introdotta dalla riforma scolastica e scandalosamente rigettata dai sindacati con la scusa che non c’erano i soldi
  per retribuirla.

 


Certo che i dati diffusi dal ministero possono fare impressione per un osservatore esterno, ma per i più disincantati operatori scolastici non costituiscono certo una sorpresa.


La sorpresa è che finalmente anche la stampa e la società civile si accorgono di questa grave sofferenza della scuola italiana.

 

Allora invece di pontificare o sparare giudizi affrettati e sfasati è giunto il momento di orientare l’opinione pubblica sulle vere cause di queste
discrasie.

 

La prima causa è dovuta al numero eccessivo di materie che si studiano obbligatoriamente al primo anno della scuola secondaria superiore.
Bisogna ridurne drasticamente il numero e definire una base di discipline obbligatorie e un contorno di discipline opzionali scelte dagli stessi studenti ,in base alle loro inclinazioni e alle loro motivazioni. Un curriculum più snello e flessibile lasciato alla progettualità delle singole scuole autonome.

 


Ma ci pensate!;
 tutti quelli che giungono dalla scuola media con il giudizio di sufficiente in genere non hanno acquisito le competenza chiave, o per essere più brutali non sanno leggere e scrivere?
E mettiamo in mano a questi giovani spaesati ben dodici libri di dodici discipline diverse? Ma non è logica conseguenza il rigetto di questo abnorme carico didattico, quando fanno fatica appena a leggere qualche rigo di un solo libro?

 


Eppure il primo anno delle superiori è diventato scuola dell’obbligo. Si è preteso di introdurre quest’obbligo senza cambiare nulla del curriculum e della metodologia.
Questa è demagogia pedagogica
  e fumo negli occhi.

 


La stragrande maggioranza dei
 docenti, tranne quei pochi illuminati e preparati,  continuano ad insegnare per conoscenze e non per competenze; a parte il fatto che nessuno si è preoccupato di spiegare  bene che cosa significhi insegnare per competenza e nessuno di questi  docenti ha letto le indicazioni e tutti sconoscono i quattro assi culturali.

 


Ma poi, se ci devono essere quattro assi culturali perché questo non deve corrispondere più semplicemente a
  un curriculum di quattro macrodiscipline? Lo capirebbero meglio gli studenti e le famiglie. Ah! Dimenticavamo, e che succede poi con le cattedre e con le classi di concorso e con il corpo mistico degli organici?
Queste cose sono intoccabili per i sindacati e senza il consenso sindacale non si muove foglia: peggio per loro, per gli studenti e le loro famiglie.

 


La seconda causa fondamentale dell’insuccesso è la metodologia valutativa.

 


Nessuno può togliere dalla testa della stragrande maggioranza dei docenti , tranne a quei pochi illuminati, che il sistema delle interrogazioni
  orali alla lavagna o spesso nei corridoi, e si è pure registrato qualche caso nell’auto del docente, è superato e non più funzionale alla valutazione delle competenze.

 


Ma che cosa dovremmo fare allora dicono i docenti? Impresa ardua perché tocca la professionalità e la formazione con cui si entra e con cui si sta in questa professione.
E guai a spiegargli che l’OCSE-PISA si fa sui test e sui questionari; perché queste sono americanate che la tradizione gentiliana ributta con sdegno!

 

La soluzione non può che essere radicale: dare alle scuole autonome la responsabilità del reclutamento e della formazione dei docenti. Ma subito senza alcuna remora, sena se e senza ma. E questo è possibile solo con un atto di coraggio del parlamento nel cambiare lo stato giuridico dei docenti: reclutamento, carriera, valutazione.
Ma queste sono cose su cui insistiamo ormai da ben 150 letterine. E non ci stancheremo ancora di insistere sino a trovare terreno fertile nella politica.

 

A leggere i programmi dei due maggiori contendenti sembra che ci sia una convergenza su merito, carriera e autonomia; speriamo bene.

 


Ora con i corsi C1 , F1 e F4 è possibile
  manovrare una consistente somma aggiuntiva che integrata con il fondo ministeriale e, laddove ce ne fosse bisogno, con l’eventuale “ tassa sugli asini “ deliberata dal consiglio di istituto, certamente decisiva alla fabbisogna.

 

Quindi almeno in Sicilia, Campania, Puglia e Calabria se ci facciamo bene i conti possiamo farcela a portare a compimento entro il 31 agosto tutta la procedura dei recuperi.

 


Sulla serietà e sul recupero della severità degli studi c’è il consenso dell’opinione pubblica e della stampa basta scorrere la rassegna per rendersi conto di ciò.

 

Per questo ci sembra abnorme quanto sta succedendo in alcune scuole laziali in mano ai Cobas che votano mozioni in collegio dei docenti contro l’applicazione dell’OM92 e per il suo ritiro.
Si tratta invero di sparuti presidi ideologici dove forse con il tacito compiacimento di dirigenti scolastici ex sessantottini si cerca di innestare una specie di intifada contro il ministro Fioroni prendendo a  sassate l’OM 92 e tutto sperando che il momento politico possa essere favorevole a una precipitosa ritirata del fronte della serietà.

 


Pericolo per la verità tutt’altro che remoto visto che la politica vive sulla precarietà e sulla demagogia e difronte a questo scenario la dirigenza amministrativa di 1 fascia non aspetta altro che di sganciarsi preoccupata dello spoil system.

 


Ma non sanno questi dirigenti scolastici che il collegio dei docenti è un organismo tecnico che deve applicare le leggi e le ordinanze e non è un parlamentino
  dove non può essere concesso al  primo commissario del popolo di arringare la folla per emettere proclami  di contrasto?

 


E qui entra in gioco l’improcrastinabile esigenza di cambiare subito per decreto la governance delle scuole abolendo la miriade di organismi inutili, riducendo l’assemblearismo irresponsabile e definendo bene i compiti e le prerogative di chi fa che cosa.

 

Ora siamo giunti al dunque.
Gli organici di diritto per il prossimo anno scolastico sono stati tutti inseriti al sistema informativo ed è scoppiata lo solita e vetusta guerra degli organici tra i sindacati e gli USR. 
Si tratta di una finta guerra perché sino a quando non si passerà alla dotazione di istituto e non si toglierà questa assurda distinzione tra organico di diritto e di fatto le scuole autonome continueranno a subire una guerra che non li riguarda e che non si spiega e che nessuno sa spiegare alla società. Perché l’equazione più docenti uguale più qualità è una stupidaggine alla quale in Europa non crede nessuno.

 


Che succederà ora agli scrutini
  finali?

 


Facile prevederlo: ci sarà un aumento dei bocciati e un aumento dei
  promossi.
Si dei promossi a giugno perché vedrete che nessuno
  dei docenti di ruolo è disposto a rinunciare ai propri consolidati privilegi di rinunciare a parte delle ferie ferragostane; si perché è chiaro che gli scrutini suppletivi vanno tenuti nell’ultima settimana di agosto, prima della chiusura dell’anno scolastico prevista per il 31 agosto.

 


Rinviare a settembre è illecito e riservato solo a casi eccezionali non prevedibili ad agosto; e le ferie non sono evenienze eccezionali in quanto il preside le può differire al Natale prossimo o a Pasqua successiva. Ricordiamo infatti che la norma del testo unico sulla chiusura delle attività al 30 giugno è stata eliminata da una successiva legge e che quindi la sospensione dell’attività didattica non è più configurabile solo in estate bensì in tutti i periodi in cui il consiglio di istituto decide per essa; e quindi Natale, Pasqua ed estate sono equivalenti.

 

Vedremo che cosa ne penserà la ragioneria generale dello Stato e la Corte dei conti.
Perché richiamare un docente pensionato o trasferito o precario a settembre per partecipare ad uno scrutinio comporta per il preside un pagamento aggiuntivo e quindi l’emissione di decreti con rilevanza economica soggetti al controllo della ragioneria ed eventualmente alla corte dei conti.

 


E chi è disposto a correre simili rischi per un sfizio magari per compiacere alla RSU?

 

E poi non dimentichiamoci
  che il 10 luglio va chiuso l’organico di fatto.


L’organico di fatto significa indovinare e prevedere  i flussi definitivi dei bocciati e dei promossi. Se si sbaglia questa previsione si rischia di avere classi con 31 studenti e magari classi vuote con 13 studenti. Differire e spostare e rimandare la chiusura ci espone a questo rischio.

 


E poi a rispondere non è il collegio dei docenti, non è il consiglio di istituto, non è la RSU.
E’ il preside,
  che non può esibire a scusante neanche le delibere degli organismi in quanto sa che di fronte a deliberazioni illegittime è tenuto alla disapplicazione.

 


Salvatore Indelicato 

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SI AGGRAVA LA QUESTIONE DEGLI ASSISTENTI TECNICI

 


E’ in atto una grave violazione del decreto legge n. 430 del 13/12/2000 che vede interessati in tale azione l’Ufficio Scolastico Provinciale di Palermo, i Sindacati CISL, CGIL e ANTES e alcuni dirigenti scolastici.

Il problema nasce dall’iniziativa presa da tali sindacati di richiedere, ai dirigenti scolastici che hanno attribuito incarichi di supplenze temporanee, di stipulare retroattivamente tali incarichi al 31 agosto, e non già al 30 giugno come previsto dalla legge.
Dai soggetti sopra citati è stato messo in moto un meccanismo che prevede alcuni passaggi:

 

  • l’Ufficio Scolastico Provinciale convoca i dirigenti scolastici e li invita a conciliare adducendo la motivazione che eventuali sentenze avverse da parte della Magistratura del Lavoro costituirebbero onere per lo Stato.

     

  • Sono invitati per primi alla conciliazione dirigenti vicini ai sindacati confederali che conciliano, sebbene in contrasto con le disposizioni di legge.

     

  • Sono quindi invitati gli altri dirigenti ai quali, sia dai sindacalisti delegati alla conciliazione, che dai funzionari dell’USP verbalizzanti, viene fatto presente il pericolo di una soccombenza processuale.

     

  • I sindacalisti, mediano proponendo la conciliazione solo sugli effetti giuridici e non su quelli economici del prolungamento del contratto. Si omette di riferire all’incauto dirigente, che il personale in questione ha fruito per i due mesi estivi dell’indennità di disoccupazione e non potrebbe in ogni caso essere pagato due volte.

     

Le conseguenze di tali azioni, nonostante le precise direttive del Dirigente dell’USRS e le disposizioni di legge, ad avviso di questa associazione, sono gravissime.
Infatti con l’estensione al 31 agosto del termine contrattuale, gli assistenti tecnici ricorrenti aumentano il loro punteggio in graduatoria e scavalcano i colleghi togliendo loro la nomina annuale nel successivo anno scolastico.

 

        
Inoltre, i dirigenti che accettano di violare la legge, si trovano costretti a proseguire la propria condotta illegittima, non potendo in avvenire rifiutarsi di firmare i contratti per supplenze temporanee oltre i termini di legge, causando aggravio notevole per l’Erario.

 

        
Ad avviso di questa associazione siamo nel campo di una violazione vera e propria, in quanto si inducono i dirigenti a conciliare una procedura contro una legge dello Stato, e gli stessi dirigenti che conciliano abusano del proprio ufficio arrecando un vantaggio ad una parte del personale e un danno ad altri, oltre che un aggravio di spese non previste al bilancio del MPI per gli effetti che tale conciliazione induce per gli anni scolastici successivi.

 

        
Inoltre le scuole dei dirigenti che non conciliano e si attengono alle disposizioni di legge, risultano penalizzate in quanto gli assistenti tecnici ivi in servizio, vengono scavalcati da quelli che si vanno a iscrivere a CISL, CGIL e ANTES.


Roberto Tripodi

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Le indicazioni nazionALI PER IL CURRICULO

 

I principi pedagogici e di filosofia dell’educazione che presuppongono e fondano epistemologicamente le Nuove Indicazioni Nazionali per il curricolo: per una discussione di sintesi sulle finalità educative ed etico-politiche della scuola

 

   

Il complessivo progetto pedagogico di scuola, prospettato dalle Nuove Indicazioni Nazionali per il curricolo , si pone   -nello stesso tempo e per lo stesso motivo-   quale contestuale e sistemica opera di educazione etico-politica in riferimento a cui ogni obiettivo didattico indicato trova senso e significato formativo.

 

  
In questo senso,è evidente che la funzione politica dello  Stato deve implicare,comunque sia, una correlata e complementare funzione pedagogica: anzi, la forza razionale di una determinata organizzazione politica del «pubblico», id est dello Stato, viene a coincidere con la sua stessa forza politica di risultare Stato educatore.

 

  
E’,così,che la forza politica dello Stato si risolve nella sua forza pedagogica, vale a dire nella funzione pubblica dell' “educazione pedagogica” che riesce ad esplicare verso tutti i cittadini, assicurando a tutti quei processi di coesione e di crescita, di convivenza civile/democratica e di sopravvivenza “dignitosa”,grazie a cui inverare la loro più autentica ed universalmente razionalizzante (id est,etica…) partecipazione democratica alla vita della polis.

 

  
Lo Stato auspicato da questo  progetto pedagogico di scuola, non si  identifica, quindi, con tutta la società effettualmente determinata e composita, né con un privilegiato gruppo di potere che esercita un controllo totalizzante sulle risorse ed i servizi del Sociale: esso sempre implica ed esprime le due dimensioni del «pubblico» e del «privato».

 

  
Così, nella misura in cui Pubblico e Privato sono due prospettive dimensionali complementari e compresenti nell'individuo (nell'individuo in quanto integralità di persona), lo Stato viene a risultare quella istituzione sociale e politica (di governo,di legislazione/amministrazione e di giustizia) grazie a cui ogni persona della Società Civile e della Società Politica possa produrre e gestire, nei termini sperimentali dell'autoverifica e dell'autocontrollo, le tecniche della convivenza ed i progetti universali, per ciò stesso etici: erga omnes, della sopravvivenza materiale e culturale.

 

  
Il concetto di convivenza democratica è, dunque, lo stesso concetto di Stato sopra enucleato, e si risolve nella esigenza di tutti e di ciascuno di risultare attore (partecipatore e fruitore, allo stesso tempo) di ogni esperienza intersoggettiva e, per ciò stesso,nell'amministrazione di ogni aspetto o istituto della vita pubblica,sia pur in ragione della specificità del proprio profilo di ruolo lavorativo,e,quindi,attraverso la sua identità esistenziale socio/culturale e personalizzante).

 

  
L'attività cognitiva è sempre mezzo per il raggiungimento di tali finalità educative di fondo: il  fine è lo sviluppo della persona e la sua formazione integrale grazie a cui potersi acquisire la più piena (democratica,eticamente razionalizzante,critico/laicistica;ecc.) effettiva partecipazione di tutti i cittadini all'organizzazione politica, economica e sociale dello Stato.

 

   Risulta quindi evidente come i fini della scuola,nel progetto pedagogico delle Nuove Indicazioni nazionali, risultino i medesimi di quelli del dettato costituzionale dello Stato democratico, ovverosia del «contratto costituente» attraverso cui si viene ad esplicare l'organizzazione razionale etico- politica del «pubblico statuale».

 

  
Alla luce di quanto sopra delineato, possiamo cercare di cogliere ancora meglio la logica pedagogica generativa del contestuale progetto pedagogico di scuola,dei suoi processi educativo/formativi e delle sue definizioni curricolari d’insegnamento/apprendimento attraverso i seguenti punti di sintesi:

 

   
1) I fini educativi e le mete pedagogiche della scuola sono i medesimi di ogni istituto scolare dell'obbligo formativo: ogni processo educativo  è finalizzato alla formazione integrale della persona dell'alunno ed alla valenza democratica di ogni suo  comportamento di partecipazione sociale, responsabilizzante.


2) Le Indicazioni Nazionali e gli indirizzi dei curricoli (gli standard di apprendimento e gli obiettivi di formazione generali e specifici di apprendimento) a carattere nazionale, prescrivono i traguardi formativi essenziali e fondamentali da raggiungere.


3) Il rapporto tra curricolo nazionale di Programma e situazionalità scolastica

 

(in quanto rapporto tra l'oggettività della “carta giuridica” e la soggettività dell'approccio
  deontologico/professionale del docente) si articola in modo diverso e opposto rispetto al passato: il curricolo programmatico fondamentale e le diverse progettazioni e programmazioni didattico/educative di ciascuna istituzione scolastica si pongono quali aspetti distinti in rapporto dialettico e di “compenetrazione” didatticamente funzionale di una stessa  gestione amministrativa,didattico/organizzativa e didattico/educativa.


4) Viene esigenzializzato un profilo professionale di docente fortemente connotato sul piano della capacità autoreferenziale alle operazioni di progettualità didattico/organizzativa e didattico/educativa; nonché connotato da formazione culturale/professionale rispecchiante padronanza,abilità,competenza  e preparazione fondate sulla consapevolezza di tutti i più rilevanti contributi che la ricerca delle scienze dell’educazione è andata prospettando nel corso degli ultimi decenni.

 

  

In questo senso, le Nuove Indicazioni Nazionali ed il loro contestuale progetto pedagogico presuppongono,dietro le righe,la “verità filosofica” che il conoscere, al di là di vecchi schemi epistemologici medioevali, non è una facoltà dell'anima accanto ad altre facoltà (per cui si pone il problema della gerarchia da riferire a tale serie di facoltà e della conseguente armonia da stabilire per evitare unilaterali concezioni della spiritualità umana).

 

  
Queste Indicazioni Nazionali si fondano sul principio antropologico che è grazie al conoscere che il soggetto risponde ai condizionamenti del mondo (esercitando previsione e controllo dell'esperienza, interpretazione e trasformazione dei suoi dati di riferimento al reale, ecc.) ed esprime linguaggi-comportamenti sempre ulteriori-eccedenti i condizionamenti di partenza stessi,all’insegna della razionalità etica e del pensiero critico e scientifico allo stesso tempo.

 

 
In questo senso pedagogico,soltanto sulla base di una “potente” attività cognitiva e razionalizzante; e di un sapiente processo di alfabetizzazione culturale (che permetta di acquisire le strutture epistemologiche del sapere);  l'alunno potrà indirizzarsi alle finalità formative della propria persona (cognitivo/intellettive,emotivo/affettive,etico-sociali,ancorché politiche) proprio in quanto avrà modo di acquisire le competenze linguistiche astraenti e logico/razionali a configurare e tradurre nella comunicazione intersoggettiva con “gli altri” (oltrechè,nella “comunicazione intrasoggettiva” con il suo proprio io; vale a dire,nel suo “campo” di coscienza e nella consapevolezza dei propri prospetti d’identità; ecc.) ogni suo contenuto appartenente alla stessa sfera etico-volitiva e, comunque, emotivo-affettiva.

 

  
Gli obiettivi e le finalità che la scuola deve perseguire, si vengono così a riconoscere nello «stile» dei percorsi didattico-metodologici programmati e realizzati, e nella specifica valenza formativa che le correlate sequenze d'insegnamento-apprendimento rivelano nel fuoco della relazione educativa scolare e nel vivo della loro  “educazione pedagogica”.

 

  
In questo senso, si può dire che il progetto pedagogico complessivo viene a proporre ai docenti ed agli alunni (a ciascuno in relazione al proprio approccio deontologico e di funzione) il primato della «metodologia» sull' ”ontologia”; vale a dire la «doverosità» del “metodologico” tanto nei processi di apprendimento e di relazionalità educativo/formativa quanto nella contestuale attività didattico-progettuale e gestionale/organizzativa.

 

  
Il “metodo” che contestualmente rivela l’esplicazione della funzione docente e la progettualità didattica, non si pone quale “strumento neutro” ed indifferente, strettamente correlato a verità già date e garantite a-priori (nel senso che ogni metodo è buono se ci permette di raggiungere certi risultati, il cui senso e destino ci è già noto, e della cui riuscita non dubitiamo nemmeno, ecc.): al contrario, la dimensione metodologica è quell'unica realtà processuale grazie a cui ha senso ogni esperienza esistenziale scolare (dunque docente, ancorché discente) e, quindi, grazie a cui acquista significato autentico e dignità razionalizzante la nostra stessa persona.

 

 

Gianfranco Purpi

 

 

 

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COSA SI PROSPETTA PER I DSGA

Una delegazione di direttori sga, in rappresentanza delle Istituzioni Scolastiche del Nord, Centro e Meridione d’Italia (isole comprese),  è stata ricevuta nei giorni scorsi dal neo Direttore Generale per il Personale Scolastico del Ministero della P.I., dott. Luciano Chiappetta  e dai suoi collaboratori. 

Il dirigente ministeriale,  nel mostrare  interesse e attenzione per le proposte avanzate dalla categoria professionale dei direttori sga, si è riservato, di concerto con i funzionari dell’Ufficio, i necessari approfondimenti per le determinazioni di competenza dell’Amministrazione Scolastica Centrale, annunciando, altresì,  che sono in attesa dell’autorizzazione per le immissioni in ruolo dell’a.s. 2008/2009.
Nell’ambito delle assunzioni autorizzate è probabile che sarà indetto entro l’anno solare
  il concorso per i Direttori sga ( un migliaio di posti circa).  

 


Queste le proposte presentate
  all’attenzione dei competenti Uffici del Ministero della Pubblica Istruzione :

 


ORGANICI
-
 Le disposizioni della Legge Finanziaria  2008 prevedono, purtroppo, riduzioni   per l’anno scolastico 2008/2009 del personale ATA, già pesantemente coinvolto negli anni precedenti. 
È stato chiesto, quindi,  a gran voce,  che da queste riduzioni debbano essere esclusi gli Assistenti Amministrativi, per la funzione strategica che gli stessi svolgono giornalmente  ed anche perché il taglio di 1.207 unità effettuato nell’a.s. 2007/2008 è stato particolarmente pesante.
Se proprio si dovesse interessare la categoria in parola ciò dovrebbe avvenire in termini assolutamente limitati e, quanto meno, con riferimento alle consistenze organiche dei diversi profili professionali. Le ipotesi ufficiosamente in circolazione che prevedono la riduzione di 310 Assistenti Amministrativi, 291 Assistenti Tecnici e 399
   Collaboratori Scolastici sono manifestamente illogiche e irrazionali rispetto alle esigenze di funzionamento delle istituzioni scolastiche ed educative.

 


RECLUTAMENTO E ASSUNZIONI:

E’ stata ribadita la proposta di assunzioni a tempo indeterminato di 15.000 unità di personale ATA per l’anno scolastico 2008/2009,  tenuto conto delle vacanze di organico, ma soprattutto della funzione strategica dei servizi amministrativi. E’ stata, pertanto,  riproposta la seguente ripartizione di assunzione: 1200 Direttori s.g.a.; 5.600 Assistenti Amministrativi; 1.000 Assistenti Tecnici; 200 fra Cuochi Infermieri e Guardarobieri; 7.000 Collaboratori Scolastici, di cui 100 addetti alle Aziende Agrarie.
Per quanto attiene l’assunzione dei Direttori s.g.a. si è ritenuto
  indispensabile e non più procrastinabile l’emanazione del 1° bando di concorso ordinario per esami, riservando allo stesso almeno il   50 % dei posti.
Relativamente a questo bando è stata, altresì,
  chiesta l’applicazione della norma di cui all’art. 3 c. 106 della Legge Finanziaria 2008 ( riserva di posti non superiore al 20 % per il personale che abbia maturato almeno 3 anni di esperienze di lavoro subordinato a tempo determinato).
Il restante 50 % dei posti dovrebbe essere coperto con apposita graduatoria ad esaurimento nella quali inserire tutti coloro che
  dal 1° settembre 2001 al 1° settembre 2007 hanno avuto titolo per l’accesso al ruolo direttivo. Tra questi dovrebbero  rientrare i candidati delle graduatorie permanenti (ove ancora presenti) e gli Assistenti Amministrativi che hanno effettivamente esercitato le funzioni di Direttori s.g.a., senza demerito, per almeno un anno scolastico.
E’ stata
  proposta la definizione dell’organico dei Coordinatori Amministrativi ( uno per ogni istituzione scolastica ed educativa ) e il reclutamento degli stessi per il 50 % con concorso ordinario e per il 50 % con passaggio verticale di area, attingendo - eventualmente - dalle graduatorie permanenti.
E’ stata avanzata la richiesta della revisione del regolamento sulle supplenze del personale ATA ( cosa già avvenuta per il personale Docente ), con proposta di inserimento nel testo regolamentare della norma che per il personale amministrativo la supplenza annuale deve essere conferita, sia su posti vacanti e sia su quelli disponibili.
La cessazione dei rapporti di lavoro a tempo determinato del personale amministrativo al 30 giugno è un non senso evidente, poiché il suddetto personale dispiega normalmente le sue funzioni anche nei mesi di luglio e di agosto.
In materia di reclutamento, quindi,
  occorrerebbe  una profonda revisione dei meccanismi e delle regole per premiare l’esperienza maturata in servizio nel profilo professionale per il quale si concorre e per valutare in modo appropriato i titoli culturali più elevati e maggiormente aderenti alle funzioni che si devono esercitare.

 


SEQUENZE CONTRATTUALI:

E’ stato chiesto di  chiarire in modo inequivocabile la parte della sequenza contrattuale sul FIS (Fondo dell’Istituzione Scolastica) riguardante le sedi di servizio, come pure se  le cattedre orario esterne e gli spezzoni orari concorrono a determinare il FIS.
Per quanto riguardo la sequenza contrattuale del personale ATA ( art. 62 CCNL 2007 ) si sono confermate integralmente le proposte già formalizzate con specifico documento del 17.12.2007, riguardante il trattamento accessorio per i direttori sga e per gli assistenti amministrativi.

 


INQUADRAMENTO RETRIBUTIVO DEI DIRETTORI SGA AL 1° SETTEMBRE 2000
:
Per evitare la disparità di trattamento fra i direttori sga temporizzati ( quelli del 1° settembre 2000, 2001 e 2002 ) e i direttori sga ricostruiti ( quelli assunti successivamente al 1° settembre 2003 ), si è riproposto di applicare il criterio
  della ricostruzione per tutti con decorrenza – almeno - dal 1° settembre 2003 in base all’art. 142 del CCNL 24 luglio 2003, che ha trovato conferma nell’art. 146 del CCNL 2007. 

 

 

 


ADOZIONE DEI LIBRI DI TESTO: LIMITI DI SPESA

 


Ancora una volta il Ministro adotta una direttiva che fotografa con chiarezza lo stato confusionale in cui versa la scuola italiana: il tetto di spesa è così basso che è impossibile da applicarsi.
La responsabilità del rispetto della direttiva è dei dirigenti scolastici. Il potere di decisione è dei collegi dei docenti. La proposta è dei consigli di classe.
È il classico caso italiano in cui il preside ha la responsabilità e il collegio il potere.
La stessa autonomia delle scuole, tento sbandierata, viene puntualmente mortificata.
Il Ministro fa bella figura coi genitori e la scuola perde di credibilità.
A noi queste direttive del Ministro sembrano sempre più
Grida Manzoniane.
Vedremo se il prossimo ministro sarà all’altezza della situazione.

 

 
Mimmo Mazzeo

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IL PROBLEMA DELLA TARSU SI AGGRAVA

 


Mentre il governo Prodi ha risolto il problema Tarsu per le scuole d’Italia da Villa San Giovanni in su, le regione Sicilia dovrebbe varare una legge in cui recepisce la legge Nazionale destina in bilancio le somme per
la TARSU delle scuole siciliane.
 
L’esperienza ci spinge a non aver nessuna fiducia nei vertici politici regionali, che prima di dimettersi, si sono ben guardati dal risolvere il problema.
Ci sono tuttavia alcune certezze: la prima è che noi scuole non abbiamo i soldi per pagare, né ci compete, la seconda è che
la Regione percepisce direttamente l’IRPEF e quindi deve essere lei a pagare.

 

 

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TAGLIO PER I TECNICI E I PROFESSIONALI

 


Quindi un ministro scaduto scrive il 3 marzo un documento nel quale propone di ridurre gli indirizzi dei Tecnici da
315 a 10 e quelli dei professionali da 35 a 9.
Probabilmente siamo su SCHERZI A PARTE ancora una volta. Il ministro se ne sta andando per sempre (in senso politico),
  non fa un decreto ma un documento di proposta (come le demagogie sul bullismo, sulla dispersione etc.), pensa in una settimana di poter sconvolgere un impianto strutturale che si è consolidato negli ultimi cento anni.
Il Ministro non ha compreso di aver perso autorevolezza con gli ultimi provvedimenti non fondati su accurate analisi e privi di gambe per camminare (vedasi provvedimenti sui debiti).

 

 

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La cattedra del fumo oppure  FUMO IN CATTEDRA

 


Basta con il negativo ! La scuola non è solo quella della TV

 

La  trasmissione dei cinquantaquattro secondi su You Tube che raccontano uno spicchio di scuola fiorentina dove un  professore seduto in cattedra ha una canna in mano, tira una boccata sotto lo sguardo divertito degli studenti in classe che lo osservano e lo riprendono con il telefonino.

Ha fatto il giro d’Italia e del mondo , infangando ancora una volta l’immagine della scuola italiana e della professione docente
 

 

        
E’ ora di dire Basta alla spettacolarizzazione del negativo, della notizia scandalo, dello scoop giornalistico che produce eco diffamatorio ed infamante contro un’intera categoria di professionisti che si impegnano, che lavorano, che si dedicano con amore alla formazione integrale degli studenti loro affidati

 


Il professore sotto accusa insegna educazione fisica presso l’Istituto Tecnico
  “Marco Polo” di Firenze ed è molto benvoluto dagli studenti. «E' uno di noi, facevamo poca ginnastica magari, ma chiacchieravamo molto», dicono alcuni degli studenti che lo difendono a spada tratta e per domani hanno annunciato l’occupazione dell’Istituto.

 


Sono mobilitati il preside, il direttore regionale Cesare Angotti, il presidente Renzi della Provincia di Firenze, che ha trasmesso un video, commentando il fatto come
“ il trionfo della pochezza di questo professore, dell’incapacità educativa di uno pseudo docente  che ha giocato a fare il finto trasgressore, accogliendo la sfida dei ragazzi solo per cercare una seconda, fasulla giovinezza” .
Sarebbe auspicabile,
  ha aggiunto il Presidente , “che You Tube non fosse famoso solo perché riproduce i cattivi episodi della scuola, ma anche quelli positivi, diventando uno strumento per veicolare messaggi di speranza e positività da parte dei ragazzi».

 


Anche il Ministro Fioroni ha dichiarato
  Nessuno sconto a chi viola la legge.. La cultura della legalità passa per il rigoroso rispetto delle regole. Nelle scuole vige il divieto di fumo, figuriamoci se si fosse trattato di una canna. Le autorità scolastiche hanno l’obbligo di far rispettare con rigore regole e norme, naturalmente dopo aver fatto gli opportuni accertamenti.
E questo caso
- ha concluso Fioroni - non fa eccezione».

 

 
Anche i due ragazzi che hanno rispettivamente girato il video con il videofonino e scaricato il filmato su You Tube sono a rischio sanzione, come
  ha dichiarato  il presidente dell’Itt Marco Polo Gianfranco Carloni.
Ai due allievi (che, secondo quanto appreso, sono uno maggiorenne e uno minorenne) sarà comunicata la contestazione del preside e saranno seguiti per una settimana da un insegnante con funzioni di avvocato.

 

Tanto fumo e niente arrosto, anzi tanta carne bruciata sulla pelle di ragazzi , docenti e genitori.


Perché  avviene tutto ciò. Dove sono i valori che si intendono testimoniare?


La professione docente , come l’azione educativa è oggi una vera emergenza e sollecita con forte urgenza una strategia di formazione ed aggiornamento.

 


Se il docente , autore di questa misera banalità che purtroppo lo ha rovinato per sempre, avesse seguito qualcuno dei corsi del Progetto Adolescenza avrebbe instaurato un rapporto diverso con i sui alunni ed avrebbe risposto in maniera propositiva alla sfida dei ragazzi
  che lo incitavano a fumare e a trasgredire le norme.

 


Rimane adesso l’amarezza di un fatto che reca danno a tutta la scuola e fa passare il messaggio pubblico che i professori sono tutti gli stessi, se ne fregano degli alunni e si comportano male.

 


Sappiamo che non
  è vero.
Chiediamo alla stampa di dare voce al positivo che c’è nelle scuole, a raccontare episodi di impegno e di solidarietà e ricostruire per l’opinione pubblica l’immagine buona di una scuola che
  istruisce, educa e forma i cittadini di domani.

 


Giuseppe Adernò

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XVI LEGISLATURA PROPOSTA DELL’ ANP ASSOCIAZIONE NAZIONALE PRESIDI

 


1. Una scuola per quale Paese.

 


Una svolta che non richiede l’ennesima legge sugli ordinamenti, ma solo l’attuazione delle norme fondamentali che già esistono.
 Il centralismo ha fallito. Serve un patto civile: che si tratti di larghe intese o di uno spazio civile.

 


2. Quali leggi per la scuola

 


Alla scuola non servono nuove leggi: ne ha già troppe, stratificate e contraddittorie. Serve liberare (dalle sovrastrutture in cui è stata ingabbiata) l’unica vera riforma di cui abbia bisogno e che già esiste sulla carta: quella dell’autonomia.

 

Il sistema centrale deve assegnare obiettivi da raggiungere, attribuire i mezzi per farlo (risorse e strumenti di governo), e verificare i risultati. Con le conseguenti assunzioni di responsabilità, in positivo ed in negativo, per gli operatori.
La scuola non cresce se non è messa in condizione di decidere e di rispondere.

 


3. Quali docenti per la scuola autonoma


-Gli aspiranti alla docenza devono essere formati in sede universitaria in stretto collegamento con le scuole (anche attraverso il tirocinio valutato), abilitati e certificati con esami pubblici ed iscritti in albi professionali;


-le scuole devono poter attingere a questi albi per la chiamata diretta dei docenti di cui hanno bisogno, nei limiti dell’organico assegnato, ma con libertà di scelta di quelli che risultino funzionali al proprio progetto ed ai bisogni del territorio;


-si deve istituire, per legge, una carriera professionale dei docenti, che preveda almeno tre livelli, a numero chiuso, adeguatamente differenziati sotto l’aspetto retributivo.
Dall’uno all’altro si procede per selezione comparativa, basata sulla valutazione dei risultati e sulla formazione, nei limiti dei posti disponibili. Alle funzioni di coordinamento e di collaborazione interne alle scuole si deve poter accedere solo dai livelli successivi a quello iniziale;

 


-il lavoro dei docenti deve essere valutato, sia ai fini della progressione di carriera che ai fini dell’incentivazione economica; la quale non deve essere oggetto di contrattazione, ma strumento di gestione, sia pure con le opportune forme di trasparenza;

 


-deve istituirsi un codice deontologico della professione docente, specificamente disegnato per la funzione; su di esso deve fondarsi un nuovo codice disciplinare, che non riguardi più unicamente mancanze di tipo amministrativo o impiegatizio, ma responsabilità connesse con la natura professionale del compito.
Le procedure devono essere snelle e trasparenti; svolgersi interamente all’interno della scuola di appartenenza; gli eventuali ricorsi essere ammessi solo in sede giurisdizionale.

 


4. Quali dirigenti per una scuola efficace

 


Le responsabilità si accompagnino ai poteri per farvi fronte. Il che significa, nel caso della scuola:

 


-il finanziamento deve essere onnicomprensivo e privo di vincoli, ma determinato sulla base della serie storica del fabbisogno di spesa e non della speranza di realizzare consistenti economie

 

-la manutenzione ordinaria degli edifici deve essere affidata al dirigente della scuola, insieme con una dotazione finanziaria anch’essa determinata sulla base della serie storica (del fabbisogno e non delle assegnazioni effettive);

 


-si deve progressivamente passare al reclutamento diretto del personale da parte delle scuole, con l’intervento diretto (anche se non esclusivo) del dirigente, entro i limiti di organico assegnati. In prima istanza, questa facoltà deve riguardare tutto il personale con rapporto a tempo determinato e tutto quello necessario per l’attuazione della quota locale del curricolo (20%);

 

-tutto il personale deve essere valutato, con il concorso del dirigente, sia ai fini dello sviluppo di carriera (vedi sopra), sia per individuare e correggere tempestivamente eventuali criticità professionali o comportamentali;


-le risorse attribuite per l’incentivazione devono essere utilizzate sotto la responsabilità del dirigente, che sarà valutato per i risultati ottenuti;

 


-il sistema disciplinare va gestito dal dirigente a livello di scuola, per tutte le tipologie di sanzioni previste dall’ordinamento e dai contratti, fatta salva la possibilità di ricorso alle tutele ordinarie previste dalle leggi sul lavoro.


5. Quale trattamento per i dirigenti


Nei quasi otto anni trascorsi dall’attribuzione giuridica della qualifica dirigenziale ai capi di istituto, ben tre governi (di diversa estrazione politica: Amato nel 2000, Berlusconi nel 2001, Prodi nel 2007) hanno assunto e rinnovato l’impegno alla loro equiparazione economica rispetto agli altri dirigenti delle pubbliche amministrazioni.
Impegno finora non onorato e del quale non vi sono neppure le premesse nella Finanziaria 2008.


La loro retribuzione di posizione è tuttora collocata su livelli molto lontani da quelli medi della dirigenza amministrativa, con ingiusta penalizzazione. Penalizzazione che si ripercuote su un’implicita, ma non per questo meno evidente, collocazione gerarchica nei confronti degli uffici periferici dell’amministrazione.
E che si traduce, a sua volta, in una deminutio dell’autonomia dell’ufficio cui sono preposti, cioè delle scuole.

 


Occorre quindi un intervento ad hoc, che prima allinei le retribuzioni a quelle degli altri profili dirigenziali; e solo dopo si potrà attuare la logica del recupero parallelo dell’inflazione programmata.

 


Dal sito web
www.anp.it

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DISAL AI CANDIDATI ALLE ELEZIONI 2008


EDUCAZIONE E SCUOLA, PRIORITÀ PER LA NAZIONE
 

 

- Il nostro Paese ha drammaticamente bisogno di uscire dall'attuale emergenza, che prima di essere politica ed economica è educativa e culturale.
Per questo occorre che si metta mano ad un rinnovamento stabile della scuola per: favorire libere proposte educative, incoraggiare l'avventura della conoscenza e della cultura; sostenere chi sa rafforzare lo sguardo positivo dei giovani sulla realtà, così che la scuola possa tornare ad essere luogo di incontro con un significato per cui vale la pena affrontare le circostanze della vita.


- Sostenere un nuovo e più forte patto educativo tra le scuole e le famiglie, comporta una "rivoluzione culturale" che abbandoni logiche centralistiche, riconoscendo pienamente e incoraggiando le risorse personali e le formazioni sociale alle quali appartengono. In questo momento l'esempio deve venire dai partiti, che nei loro programmi elettorali debbono avere il coraggio
- come hanno fatto altri leader europei
- di indicare come assoluta priorità il rinnovamento della scuola, liberandola dalle pastoie burocratiche e dalla continua sottomissione ad interessi diversi da quelli formativi.

 


- Il rinnovamento degli ordinamenti e dei contenuti di insegnamento si otterrà non disegnando grandi sistemi perfetti, ma riconoscendo la responsabilità delle famiglie alla libera scelta della migliore scuola per i propri figli, ed instaurando un clima di sano confronto e regolata competizione, all'interno di un sistema di istruzione fatto di autonomia e parità.

 

Le nostre proposte.

 


1. SUSSIDIARIETÀ E FEDERALISMO

 


L'autonomia scolastica, il Titolo V della Costituzione, la legge di parità sono un lascito positivo dell'ultimo decennio, che purtroppo ha visto anche il contraddittorio crescere di ritorni centralistici. E' tempo di abbandonare il riformismo dall'alto per creare le condizioni di in riformismo sussidiario, con la piena attuazione di quanto avviato, redistribuendo tra Stato, Regioni e autonomie scolastiche statutarie le competenze relative al sistema di istruzione e formazione professionale.

 


2. AUTONOMIA

 


Non serve più un quarta riforma globale del sistema. La priorità sta nel portare a termine la "madre delle riforme". Questo significa: riconoscere alle attuali scuole statali l'autonomia statutaria; assegnare direttamente e senza vincoli a queste tutte le risorse economiche necessarie per il personale, il funzionamento e l'edificio; delineare norme semplici ed essenziali per un governo autonomo delle scuole attraverso Consigli di amministrazione che siano espressione della comunità scolastica e del territorio; transitare gradualmente e nel rispetto di regole condivise, a forme di reclutamento diretto di tutto il personale attraverso concorsi di scuola.
In questo modo le istituzioni autonome risponderanno della qualità del servizio alle comunità alle quali appartengono. In questo modo si otterranno i veri controlli sugli attuali sprechi di spesa, creando le condizioni per nuovi investimenti nell'istruzione da parte di tutti i soggetti interessati.

 


3. PARITÀ

 


La qualità della scuole esige che si prenda con decisione la strada della libertà, dando piena attuazione alla Legge 62 del 10 marzo 2000 che ha stabilito un sistema nazionale di istruzione costituito da scuole statali e scuole paritarie, coerenti con la domanda formativa delle famiglie e caratterizzate da requisiti di qualità, valorizzazione del merito, attenzione alle difficoltà ed efficacia. A tutte va assicurata libertà di orientamento culturale e di indirizzo pedagogico-didattico.
I cittadini che scelgono le scuole paritarie debbono ricevere lo stesso trattamento economico garantito a coloro che si iscrivono alle scuole statali, attraverso il sistema della "quota capitaria", a cominciare da subito con gli eguali diritti economici per gli alunni diversamente abili. In questo modo ci avvicineremo a quanto avviene in tutta l'Europa dell'ovest e dell'est, così che una virtuosa e regolata competizione nel sistema educativo nazionale, unita al sostegno alle realtà più deboli, potrà innescare il miglioramento della qualità complessiva della formazione.

 


4. COMPETENZE E VALUTAZIONE


La norma nazionale non definisca più curricoli rigidi, ma unicamente standard essenziali relativi alle competenze-chiave da raggiungere e conoscenze irrinunciabili da conseguire al termine di un ciclo scolastico. Un insegnamento più personalizzato e flessibile, attento alla persona degli alunni, necessita della diminuzione degli orari e delle discipline obbligatorie, per lasciare alla responsabilità delle scuole la scelta dei percorsi e la progettazione delle integrazioni.
La costituzione, a livelli nazionale e regionale, di una Autorità indipendente di valutazione esterna delle scuole, collaborativa nell'azione e trasparente nei risultati, aiuterà le scuole a migliorare e le famiglie ad esercitare una scelta libera e consapevole. L'ingresso a scuola della totalità dei giovani, la fine dei bacini d'utenza, i timidi accenni di autonomia e di competizione anche tra le scuole statali hanno tolto il velo alla pretesa uniformità delle scuole sui risultati dell'apprendimento.
In questo modo è stato di fatto vanificato il valore certificativo dei titoli di studio terminali dei cicli di studio. Questi non sono in grado di dire la verità alle famiglie ed al Paese circa il livello di competenze effettivamente raggiunto. Quindi l'abolizione del valore legale del titolo di studio è una misura di verità e di trasparenza, un elemento di liberalizzazione che si deve al Paese.

 


5. PROFESSIONE DOCENTE E FUNZIONE DIRETTIVA

 


Una scuola autonoma e libera ha bisogno di professionisti capaci e motivati. L'OCSE ha evidenziato la stretta correlazione esistente tra rendimenti degli studenti, selezione qualitativa dei docenti e capacità direttive nelle istituzioni. Riscrivere il percorso formativo di docenti e dirigenti permetterà di ridare a tutti una professione degna di questo nome, non più appiattita al ruolo impiegatizio, ma fatta di alta cultura, competenza educativa, capacità organizzative, merito, carriera, valutazione delle prestazioni e diversificazione salariale.
Questo si otterrà delineando per legge una formazione autonoma nei percorsi universitari e negli istituti, strettamente collegata con le scuole, dove la relazione tra preparazione teorica e lunghi tirocini sul campo, permetta di formare "maestri" disponibili ad assumere il grande compito educativo. La nuova figura di direzione educativa ed organizzativa delle scuole dovrà ricevere chiarezza di compiti e strumenti reali di esercizio delle responsabilità.

 


6. ISTRUZIONE TECNICA E PROFESSIONALE


La ripresa in tutti i cicli di scuola del valore formativo del lavoro ed il rilancio della istruzione tecnico-professionale è una delle condizioni per contrastare la dispersione, che resta altissima, e per diminuire i tempi lunghissimi della transizione dei giovani italiani al lavoro e perciò alla cittadinanza attiva.
Ci sono regioni che hanno dimostrato nei fatti la positività di questa strada. Occorre pertanto avviare un moderno sistema dell'istruzione e formazione professionale, in linea con il Titolo V della Costituzione, in cui l'obbligo scolastico si possa assolvere stabilmente in una pluralità di percorsi di istruzione, formazione e apprendistato, arricchendo le prospettive con un nuovo sistema di Istruzione Tecnica Superiore, drammaticamente assente dal panorama formativo.

 


Un'ultima preoccupazione ci muove: le riforme che urgono alla scuola saranno possibili solo se cesserà la sciagurata contrapposizione frontale tra gli schieramenti politici, per iniziare un impegno comune a servizio della Nazione. Guai ad iniziare la nuova legislatura con la convinzione di riprendere la "propria riforma interrotta". La Nazione più viva chiede queste grandi aperture alla politica: ne va di mezzo il futuro delle nuove generazioni, cioè di tutti.

 


La direzione nazionale Di.S.A.L.

 

 

 

 

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NUOVI   ISCRITTI

 


Si sono iscritti questa settimana
la Scuola Media Garibaldi di Palermo e l’Istituto Tecnico Commerciale di Lentini (SR). Complimenti ai nuovi associati.



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Visita il sito delle Autonomie scolastiche href="http://www.nuovaautonomiascolastica.com/"> http://www.nuovaautonomiascolastica.com/

Consulta il sito dei servizi alle scuole autonome www.italiascuola.it

Consulta il sito della normativa amministrativa delle scuolePAIS http://www.spaggiarispa.it/pais/

 

Per ulteriori informazioni è possibile consultare anche il sito scolastico siciliano  www.aetnanet.org 

 e i siti web delle Associazione Scuole Autonome
ASAPI-Associazione Scuole Autonome del Piemonte
FAISAL-Federazione delle Associazioni degli Istituti Scolastici Autonomi della Lombardia
ASAB-Associazione Scuole Autonome Bresciane
ASAV-Associazione Scuole Autonome del Veneto
ASAFVG-Associazione Scuole Autonome del Friuli-Venezia Giulia
ASAER-Associazione Scuole Autonome dell’Emilia-Romagna
ASABO-Associazione Scuole Autonome di Bologna
ASAM-Associazione Scuole Autonome delle Marche
ASAL-Associazione Scuole Autonome del Lazio
ASAC-Associazione Scuole Autonome della Campania
ASAS-Associazione Scuole Autonome della Sicilia
ASAS-Associazione Scuole Autonome della Sardegna
 

Copyright
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ISCRIZIONE ASASI – Le coordinate per comunicare la delibera del Consiglio di Istituto di adesione e effettuare il versamento della quota associativa di 50 euro: Associazione delle Scuole Autonome della Sicilia, c/o ITIS Volta, Viale dei Picciotti 1, 90123 Palermo.

Banca Popolare di Lodi, Dip.383, via Buonriposo, 110, 90124 Palermo, numero conto 000000147624, dipendenza n. 00383, presso Palermo ag. N°3 (via Buonriposo). IBAN Paese IT, C.D.03, CIN B, COD. ABI 05164, CAB 04603

Lo Statuto può essere scaricato dal sito web dell’associazione.

            Il dirigente scolastico, nella qualità di presidente della Giunta Esecutiva, deve porre all’o.d.g. della Giunta l’adesione all’ASASI sia in relazione al pagamento della quota annuale di 50 euro, sia per l’adesione allo statuto e alle sue finalità. Il Consiglio d’Istituto, su proposta della Giunta, delibererà l’adesione. Le successive quote annuali non richiedono una nuova delibera da parte dell’organo collegiale che comunque può sempre deliberare la revoca di adesione all’ASASI.

 

============; ============;NOTA DI RISERVATEZZA. La presente comunicazione, corredata dei relativi allegati, contiene informazioni confidenziali ed è riservata esclusivamente ai destinatari. Qualora abbiate ricevuto il messaggio per errore, vi preghiamo di contattare il mittente e di procedere immediatamente all'eliminazione del messaggio. Vi informiamo che ogni uso, copia, distribuzione o stampa del presente messaggio è proibito dalla legge (art. 15 Cost art. 616 cod. pen.). Grazie.









Postato il Giovedì, 20 marzo 2008 ore 22:16:20 CET di Filippo Laganà
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