Il software libero non è più un argomento riservato a una piccola
schiera di programmatori: la sua diffusione comincia ad assumere rilevanza anche
a livello business, come dimostra il crescente numero di aziende ed enti che lo
adottano perché più economico e stabile di quello proprietario. Ma non solo.
Oggi il software libero ha anche una forte valenza politica: il software è un
mercato di informazione pura, un bene universale che non può essere lasciato al
controllo esclusivo delle aziende che sviluppano formati proprietari; la
conoscenza contenuta nei programmi deve essere libera di circolare, perché venga
studiata ed estesa garantendo prodotti migliori e progresso economico.
È
questo il messaggio lanciato da alcuni dei principali esponenti della
comunità open source italiana in occasione di una conferenza stampa che
si è svolta lo scorso venerdì a Roma, presso la Sala Rossa del Senato, su
iniziativa del senatore dei Verdi Fiorello Cortiana. La scelta della data non è
casuale, perché coincide con l'arrivo a Roma di Bill Gates,
ospite del Senato per un ciclo di conferenze dedicato alla
globalizzazione.
Mentre il fondatore di Microsoft e maggiore esponente del
modello di business legato al software proprietario terminava la sua relazione,
nella Sala Rossa intervenivano, accanto al senatore Cortiana, Alessandro Rubini,
rappresentante di Free Software Foundation Europe, Simone Piccardi, dell'Associazione Software
Libero, Marco Presi, in rappresentanza del Lug (Linux User
Group) di Roma, e Michele Dalla Silvestra, per la Italian Linux Society.
Nelle
scorse settimane Cortiana aveva indirizzato una lettera al presidente del
Senato, Marcello Pera, per chiedere che, oltre a Bill Gates, fosse invitato a
parlare di globalizzazione e tecnologia anche Richard Stallman,
uno dei padri del movimento del software libero. L'occasione si sarebbe
presentata il prossimo marzo, quando Stallman sarà a Roma per una conferenza
all'università La Sapienza. Cortiana non ha ricevuto alcuna risposta da Pera, ma
ha espresso l'intenzione di portare di sua iniziativa Stallman a Palazzo
Madama, per dare «l'occasione ai colleghi di capire cos'è il software
libero».
Il senatore dei Verdi è promotore di un disegno di legge volto a favorire la diffusione del
software libero nella pubblica amministrazione italiana. Il ddl ha
suscitato un interesse trasversale in Senato, ha dichiarato Cortiana, a
dimostrazione del fatto che non si tratta di una questione
ideologica. Nei prossimi anni la tecnologia diventerà sempre più
pervasiva grazie allo sviluppo dei web services e di linguaggi come l'Xml
(eXtensible Markup Language). Sarà indispensabile pertanto usare standard
indipendenti dalle piattaforme usate e in grado di garantire una maggiore
sicurezza dei dati personali, che viaggeranno attraverso un numero sempre più
alto di dispositivi. Il software libero, al contrario di quello proprietario,
«ci permette di guardare dentro i programmi, vedere cosa fanno e sapere se fanno
esattamente quello per cui ci sono stati venduti».
La discussione in Senato
del ddl Cortiana è partita la scorsa settimana, ma i lavori sono stati già
sospesi per attendere i risultati della commissione sull'open source istituita dal ministro
dell'Innovazione e delle Tecnologie, Lucio Stanca, che ha affidato a un gruppo
di esperti guidati dal professor Angelo Raffaele Meo il compito di valutare i
vantaggi dell'open source per la pubblica amministrazione italiana.
I
sostenitori del software libero non vogliono la scomparsa di Microsoft,
sottolineano i presenti, ma chiedono parità di condizioni per
l'accesso al mercato. Il ddl Cortiana prevede che la pubblica amministrazione
adotti soluzioni open source solo quando offrono opportunità migliori o uguali a
quelle del software proprietario. Il software libero, sottolinea il senatore,
permette di non essere semplici utenti costretti ogni anno a comprare licenze:
«già il fatto di non pagare licenze è un elemento che ne spiega l'utilità
immediata». «Certo», ha aggiunto Alessandro Rubini, «non è vero a priori che un
software libero sia più sicuro o migliore di uno proprietario. Anche un
programma con licenza libera può essere scritto male. Ma quando è verificato da
un elevato numero di esperti, allora è più facile che progredisca».
Il free
software dà anche spazio a nuove aziende che si propongono come alternativa al
gigante Microsoft. «Chi sceglie il software libero è proprietario della
tecnologia che usa», osserva Simone Piccardi, «ma libero non vuol dire gratuito.
Anche il software libero ha un proprio sviluppo commerciale, una distribuzione.
C'è tutta un'economia basata sul software libero, che invece di trasferire le
risorse all'estero rafforza le aziende locali». I brevetti sui software
proprietari rappresentano un grosso ostacolo per la crescita del settore,
aggiunge Piccardi: «Avere il codice sorgente a disposizione, invece, riduce le
barriere di entrata nel mercato. Per cominciare e proporre qualcosa di nuovo
oggi si devono pagare licenze costose». A tal proposito Piccardi sottolinea il
pericolo rappresentato dalla nuova direttiva europea sul diritto d'autore, la Eucd (European Union Copyright Directive) La direttiva,
che dovrebbe essere recepita in Italia entro fine mese, prevede un irrigidimento
della normativa riguardante il diritto d'autore, che rappresenta un duro
colpo per gli utenti e gli sviluppatori di software open source.
La
disponibilità del codice sorgente è fonte di innovazione, sottolinea Marco
Presi, che fa l'esempio del comune di Guidonia, nel Lazio, i cui amministratori
hanno scelto il software libero dando innanzitutto la possibilità ai
responsabili It del comune di adattare meglio i programmi alle specifiche
esigenze dell'amministrazione. Inoltre, continua Presi, le soluzioni del comune
Guidonia e le modifiche apportate sono a disposizione di altri enti locali in
base ai termini della licenza Gpl (General Public Licence). «Produrre
software libero da parte dello Stato», conclude Presi, «è un vantaggio culturale
oltre che economico». L'azione di piccoli programmatori, aggiunge Dalla
Silvestra, ha già prodotto grandi risultati: «Internet e la posta elettronica
sono nati come protocolli liberi. Lo stesso Http è nato come protocollo libero.
Il software libero è un prodotto che come contributo all'innovazione ha le sue
carte da giocare».
Alessandro Lubello