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Esame di Stato: Maturità, picchiato prof. Castellammare del Golfo. L’ira di un genitore: «Troppo basso il voto a mia figlia»

Rassegna stampa

Un professore picchiato ed un genitore querelato. Storia di ordinaria violenza scolastica, visto che in questo fine d'anno la cronaca ha registrato in diverse parti d'Italia, e non solo in Sicilia, episodi di questo genere, ma questo certo non può portare a ritenere normali simili accadimenti al punto da costringere i professori ad inserire nel novero dei rischi da correre stando seduti dietro una cattedra, anche quello di prenderle di santa ragione per un voto non gradito, e di finire prede di bulli o di genitori incapaci di usare la ragione.

L'episodio che ha visto finire un professore dal medico per curarsi le ferite e le escoriazioni provocate da un genitore particolarmente iroso e scontento delle valutazioni della commissione risale a lunedì scorso.

Lo scenario dell'aggressione è l'istituto comprensivo «Mattarella», la sezione del liceo Classico, di Castellammare del Golfo, dove in questi giorni sono in corso gli esami di maturità per molti studenti. Quando lunedì, terminata la prova orale, il commerciante e piccolo imprenditore di marmi, Vito Accardo, ha visto tornare a casa la figlia insoddisfatta della valutazione finale, è andato su tutte le furie. Probabilmente per lui l'esito non era stato soddisfacente o quanto meno non come si attendeva la ragazza dopo un anno scolastico trascorso sui libri. È allora che ha pensato di andare a scuola per chiedere ragione di quanto successo, senza nemmeno perdere tempo, magari quello utile a far sbollire un po' di rabbia. Dopo poco infatti è giunto al liceo, e senza nemmeno chiedere nulla o cercare di avere spiegazioni, è entrato dentro una classe buttando all'aria tutto ciò che incontrava sul suo cammino, banchi, sedie e suppellettili.

Un vortice in piena, quasi che quello compiuto fosse stato uno «sgarbo» nei suoi confronti. Quando si è trovato dinanzi il professore Vincenzo Vitale che invece voleva sedare la sua ira e farlo ragionare riportandolo alla calma, ha finito per agitarsi ancora di più, forse anche perché era proprio questo quello che aveva in mente: a quel punto è passato alle vie di fatto, ha aggredito e malmenato il malcapitato professore per poi andare via, soddisfatto e pieno di sè come racconta chi, rimanendo di sasso, ha assistito a quanto accadeva davanti ai propri occhi. Sull'episodio adesso sta indagando la polizia di Castellammare, che giovedì scorso ha ricevuto l'esposto-querela sottoscritto dal professore che ha dovuto intanto ricorrere alle cure mediche.

La ricostruzione dei fatti proviene dalla querela e dal racconto che in questi giorni si è fatto a Castellammare, dove la notizia è subito circolata, soprattutto all'interno del mondo scolastico. La prognosi per il «prof» aggredito è di qualche giorni, le escoriazioni e le ferite non sono di grande entità ma indubbiamente questo non fa perdere gravità al gesto che è stato compiuto. Accardo, con piccoli precedenti, pare che nei giorni precedenti alle sue «gesta» si fosse già recato a scuola dopo avere saputo che il voto di ammissione della figlia all'esame di Stato non era molto brillante; dopo che i professori lo avevano reso edotto della situazione e spiegato ogni cosa era andato via, chissà, perché forse convinto che quel suo gesto avrebbe dovuto suscitare «una maggiore attenzione» da parte dei docenti nei confronti della figlia durante l'esame finale.

Lunedì scorso la ragazza dopo aver finito di sostenere gli orali, pare per un «caso fortuito» sia riuscita a conoscere subito la valutazione finale di maturità che avrebbe trovato scritta sui tabelloni ad esami conclusi. Non era il voto che lei riteneva di dover meritare ed ha riferito la sua insoddisfazione al padre che ha deciso di fare a modo suo.

Rino Giacalone (da www.lasicilia.it)

 

 

«Ciò che occorre è restaurare il buon senso»

Un esame di maturità va peggio del previsto e un genitore energumeno malmena un professore che voleva calmarlo. E' successo a Castellammare del Golfo, ma potrebbe succedere in qualsiasi istituto più o meno blasonato di questa Italia in cui la scuola, dopo un trentennio di riformismo, si è trovata inondata di carte, griglie, parametri, accrediti, ponderati in oziose riunioni plenarie e oziosissime discussioni para-pedagogiche e praticamente è giunta al final stop della diseducazione (o maleducazione).

Guardate le pareti delle nostre scuole: parolacce e disegni triviali; ascoltate un campionario di questi esami, in cui impera la improntitudine disinformata da talk show e i grandi auctores sono ridotti al lumicino: Dante quasi scomparso dai programmi, matematica elusa platealmente. E se qualche docente vuol chiamare le cose con il loro nome viene messo ko da padri e madri degli alunni indispettiti dalla nomination del proprio pupillo.

La scuola viene presa per reality show dove l'importante non è maturare interiormente, ma giungere in finale e bruciare gli altri. Da anni seguo gli esami di Stato e sono testimone in prima persona della deriva. Venti anni fa, ovviamente, c'erano quelli che si presentavano in greco senza sapere che cosa mai avesse scritto Euripide: ma se ne vergognavano e i loro parenti ovviavano con querule raccomandazioni allegando malattie perniciose che avrebbero distolto i rampolli dallo studio. Poi le segnalazioni sono gradatamente scomparse cedendo alla tecnica della pressione psicologica («Non si arrischi a umiliare mia figlia... non posso ammettere che prenda un voto più basso della sua compagna di banco...») con eventuali esplosioni manesche come quelle frequenti in alcune scuole primarie dove docenti e presidi hanno paura (letteralmente) delle famiglie dei discenti.

Di chi la colpa? E' sotto gli occhi di tutti: della Tv che ha amplificato scandali, intrallazzi, turpiloquio, volgarità, malafede di quelli che teoricamente sono il ceto dirigente. Il ring pomeridiano di spettatrici contumeliose e giovanotti scioperati ha diffuso la convinzione che tutto si può ottenere gridando il proprio livore ed eventualmente rifilando una pedata o un cazzotto all'avversario.

Il rimedio? Smetterla con le ordinanze e i formalismi e restaurare il buonsenso. Isolare i facinorosi e non scusarli. Premiare chi si impegna e non mortificarlo a vantaggio dei bulli di turno. Non è lavoro facile, ma bisogna che studenti e genitori seri (sono moltissimi) capiscano di avere ragione e di essere la maggioranza. Questo giornale ha iniziato da mesi la campagna per la restaurazione culturale e io proprio in questi giorni, per quel pochissimo che posso, ne ho parlato, in margine agli esami, con maturandi e parenti di maturandi. Continuiamo. E' una affermazione oltre che un suggerimento. Altrimenti tra qualche decennio le scuola sarà un manicomio e la nostra società invivibile.

 

Sergio Sciacca (da www.lasicilia.it)









Postato il Sabato, 07 luglio 2007 ore 19:05:39 CEST di Renato Bonaccorso
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