Giorno
15 Novembre 2017, nell’aula magna del liceo “Galileo Galilei” di
Catania, gli alunni delle classi 5°O, 5°P, 4°N e 5°N, hanno partecipato
ad un incontro con l’ammiraglio Romano Sauro, nipote dell’illustre
Nazario Sauro. Incontro voluto ed organizzato dalla prof.ssa Alessandra
Stanganelli, docente di storia e filosofia, dello stesso liceo. Con
grande interesse ed emozione gli alunni ed i docenti coinvolti hanno
assistito al racconto di un nipote, che con vivo e sincero orgoglio,
parla della figura del nonno che, pur non avendo conosciuto, ha
plasmato la sua vita. Circa un anno fa l’ammiraglio di Marina, ormai in
pensione, Romano Sauro, partendo dai porti liguri, dà vita al progetto
“Sauro100” che si pone l’obiettivo di visitare oltre 100 porti italiani
ed una decina di porti della costa orientale del Mare Adriatico
portando con sé la propria storia e quella del nonno, Nazario Sauro,
militare e patriota italiano, irredentista istriano, nato a Capodistria
(Pola) il 20 settembre 1880.
Il programma rientra all’interno delle commemorazioni organizzate a
livello nazionale per ricordare sia il Centenario della prima guerra
mondiale sia la ricorrenza dei 100 anni della morte dell’eroe nazionale
Tenente di Vascello Nazario Sauro ( agosto 1916- agosto 2016), il cui
sacrificio è stato ricordato anche dallo stesso Presidente della
Repubblica Sergio Mattarella.
Ma l’ammiraglio non si limita a raccontare del nonno come del militare
che tanto ha contribuito alla difesa italiana contro le navi austriache
durante la prima guerra mondiale o come il simbolo del patriottismo e
della passione degli irredentisti istriani. Romano Sauro parla del
Nazario padre di cinque figli, Nino in memoria di Bixio, Anita per la
moglie di Garibaldi, Libero, Italo, e infine la più piccola Albania, in
onore di una nazione che come l’Italia combatteva per l’indipendenza.
Romano parla del nonno costretto a lasciare l’Istria clandestinamente e
ad abbandonare i genitori e un figlio che non vedrà più, e, soprattutto
il Nazario Italiano che sempre ha considerato l’Italia il suo Paese,
anche quando questo gli creò problemi con le autorità austriache, e
che, vicino alle idee mazziniane, credeva in un’Europa formata da
popoli liberi, che si riconoscono nelle proprie nazioni, e non da
imperi con tendenze espansionistiche ed imperialistiche.
Romano Sauro utilizza la storia del nonno per invitare i suoi giovani
interlocutori a riflettere su concetti quali la libertà di pensiero, di
parola, di aggregazione e di solidarietà, troppo spesso millantata e
troppe poche volte messa in atto. Ovviamente non può che soffermarsi
anche sull’amore per la patria che il nonno ha sempre anteposto anche
alla sua vita. Il 30 luglio 1916 Nazario imbarcò sul sommergibile
Pullino con il quale avrebbe dovuto effettuare un’incursione su Fiume,
ma l'unità, a causa della forte corrente e della fitta nebbia, andò ad
incagliarsi sullo scoglio dell'isolotto della Galiola. Risultati vani
tutti i tentativi di disincaglio, l'unità fu abbandonata
dall'equipaggio e Nazario Sauro, allontanatosi volontariamente da
solo su un battellino, fu in seguito catturato dagli austriaci e
condannato a morte per alto tradimento.
Incredibile il modo in cui Sauro ha reso ogni spettatore partecipe
della propria storia che in realtà rientra all’interno di una storia
che esce dall’ambito meramente familiare per divenire storia
collettiva, memoria nazionale, patrimonio culturale. Importante per i
giovani studenti assistere ad un racconto che mostra come la storia
abbia come soggetti “uomini veri”, mariti, padri, figli, che pur di
affermare i loro ideali arrivarono anche a morire.
Romano Sauro lascia il liceo Galilei per proseguire con la sua piccola
barca a vela verso altri porti, per incontrare altri giovani cui
raccontare la sua storia che è di fatto la nostra storia, e conclude
questo incontro leggendo la lettera che il nonno lasciò ai figli ed
alla moglie prima di morire. Alla moglie scrive: «perdono per averti
lasciato con i nostri 5 bimbi ancora col latte sulle labbra…….. Cara
consorte, insegna ai nostri figli che il loro padre fu prima italiano,
poi padre e poi uomo» ed al figlio Nino che «Patria è il plurale di
padre. Giura, o Nino, che sarete sempre, ovunque e prima di tutto
italiani». Morì gridando “viva l’Italia”.
Aveva fine così la vita dell’ultimo eroe risorgimentale la cui salma
rientrerà in Italia il 7 marzo 1947 insieme agli esuli istriani.
Alessandra Stanganelli