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Natura e Co-Scienza: Ricino la pianta della vita e della morte

Redazione
Ricino - Ricinus communis L. - Euphorbiaceae (Motta S. Anastasia, 2016)"La Vita è un mistero che non finisce con la morte, ma nell'Amore, nel ritorno all'inizio, che ha le chiavi della Vita, dell'Immortalità e dell'Infinità ".
Marcello Castroreale, a mlm.

Il mondo fisico è il frutto di un dualismo mirabile quanto illusorio, perché il suo fondamento è nell'interazione di due metà di un'Unicità (Yin e Yang, Positivo e Negativo, Maschile e Femminile, Luce ed Oscurità, Piacere e Dolore,  Coscienza e Materia, ecc.), in azione vicendevole tra loro, ognuna delle quali è coessenziale, invertibile, rotazionale, coesistente e che in seme ha in sé stessa sempre l'altra sua metà, in quanto ognuna è complementare dell'altra, non opposta.
Ne deriva che nell'esperienza terrena sperimentare oltre il piacere anche il dolore e la sofferenza è inevitabile, perché entrambe sono le due metà di una stessa ed unica cosa, in un vicendevole e reciproco svolgimento tra loro, fatte dalla stessa sostanza.
Perché ogni metà non è a se stante o separata dall'altra come ci sembra, in quanto se una polarità davvero lo fosse non potrebbe affatto interagire con l'altra, né rispuntare.

Ogni metà quindi non è opposta, né separata, bensì è sempre insieme alla sua complementare ed ambedue sono le parti di un'Unicità che agiscono in sinergia tra loro (simbolo del Tao o Taochitu).
Certamente non è facile assimilare questo concetto, né tantomeno è facile quando siamo nella malattia di avere la consapevolezza di stare pure nella salute, nel benessere, ma  il fatto è che non può essere altrimenti, perché se non fosse così non potremmo mai guarire, il benessere non potrebbe mai ritornare e riprendere il sopravvento se in nucleo  e in noi già non ci fosse.
Ed allora se dovessimo ritrovarci in un tale stato anziché cadere preda dello sconforto, angustiarci e credere che la mala sorte ci perseguiti, oltre che assumere le medicine dovremmo fare lo sforzo d'essere coscienti di stare pure nella salute, che essa non ci ha mai abbandonato, poiché coesiste seppure in seme simile ad una tenue e piccola luce in seno alla stessa malattia, nutrendo in noi la fiducia che la piccola luce aumenterà sempre più sino a rischiarare le tenebre più fitte e sino ad aprire le porte alla guarigione.

Si tratta di comprendere che è nell'integrazione  e nell'equilibrio di queste due forze e principi dietro cui si celano l'Amore, la Vita, la Beatitudine, la Salute e l'Armonia, e che tutte le difficoltà della vita umana e naturale sono dei derivati sgradevoli della  loro disarmonia, della loro imperfetta fusione.
Vita e Morte ci sembrano opposti, inconciliabili, contrastanti, però in realtà sono i complementari della Vita Infinita, l'una in funzione dell'altra, l'una con il seme dell'altra e viceversa, l'una che si trasmuta nell'altra.
Ogni corpo vivente mantiene le sue caratteristiche peculiari fintantoché nelle sue cellule persiste l'equilibrio e l'armonia tra la vita e la morte, quando però ciò non è più possibile esso non va verso la morte come si crede,  ma verso una transizione di fase o una trasfigurazione, perché anche la più infinitesima particella materiale che lo compone, permane sempre nella Vita, nell'Amore e nella Coscienza di cui non si può liberare.
Se noi volessimo davvero l'immortalità del nostro corpo, in questa forma fisica, e vivere per sempre dovremmo morire senza morire, ossia fare nostra oltre la vita anche la morte che di solito respingiamo e detestiamo, il che ci conduce inevitabilmente proprio tra le sue braccia.

Nell'Unicità fatta di due metà quando una polarità domina o prevale, l'altra non scompare ma permane in uno stato potenziale, sino a manifestarsi quando le situazioni e le condizioni glielo permetteranno, tutto ciò inserito in un continuo e ciclico mutamento, caos ed adattamento.
Sotto un guadagno si nasconde una perdita, sotto una perdita si nasconde un guadagno, cosicché vivendo in questa vita di illusioni è molto difficile per l'uomo realizzare quale sia il bene per lui, e capirlo rappresenta il superamento di una sfida della Vita.
Se oggi siamo ricchi e pieni di ogni cosa desiderabile, oppure poveri ed afflitti questo non vale per sempre.
Perché ogni cosa, ogni destino a tempo debito cambiano e non sono sempre uguali, ma sono nel mutamento, ed è così che presto o tardi lo scenario di ogni situazione e condizione cambia, sicché si genera il caos e poi l'adattamento.
Sullo sfondo di tutto questo alternarsi di un fare e disfare continuo, noi ci siamo smarriti e confusi senza sapere d'essere eterni, un tutt'uno immortale di Materia e Coscienza, sempre dinanzi alla Vita ed all'Amore, cioè a ciò che integra ed unisce.

Si tratta di comprendere che proprio sull'Amore l'uomo ha idee ambigue e confuse, perché sovente lo scambia col possesso delle cose e delle persone, mentre esso non ha nulla a che fare con ciò, perché in realtà è un sentimento abbastanza specifico, non limitato e circoscritto,  ma integrale in tutte le sue espressioni, che ha a che fare col rispetto, con la sollecitudine, con l'aiuto verso l'altro nella sua evoluzione, insieme a tante altre cose utili al progredire ed alla vita di ogni vivente, perché esso è fatica ed impegno ed è la Vita stessa, la forza che muove il Sole e le altre stelle, così come ha scritto Dante Alighieri nel suo 33° verso conclusivo della Divina Commedia.
In aggiunta possiamo ancora dire che:"L'Amore Infinito è l'unica verità, ogni altra cosa è solo illusione".
Dell'Amore tutti ne hanno bisogno, pochi sentono di averne abbastanza, molti ne hanno paura.
E contrariamente a quanto si crede l'opposto dell'Amore non è l'odio, perché l'Amore per la sua stessa natura che unisce e non disgrega non può contemplarlo, semmai è solo la paura di amare l'ostacolo più grande alla sua espansione e al suo accrescersi.

Al riguardo è significativo l'aforisma  della cantante messicana Chavela Vargas:
"Amate senza misura, senza limiti, senza complicazioni, senza permesso, senza coraggio, senza consigli, senza dubbi, senza prezzo, senza cura, senza niente. Non abbiate paura di amare, verserete lacrime con o senza amore".
Ora in relazione a tutto questo sappiamo pure che le reazioni metaboliche negli organismi viventi, nelle cellule, avvengono grazie ad una debole corrente elettrica derivata dalla formazione di molecole con elevata elettronegatività e di molecole con bassa elettronegatività, che necessitano degli elettroni dei primi.
Ma il passaggio degli elettroni da una molecola all'altra, da un estremo all'altro, non può compiersi in modo diretto ed immediato perché ciò è simile ad un cortocircuito, sicché tutto si sfascerebbe e non funzionerebbe, ci vuole un intermediario che gradualmente contemperi e trasferisca l'energia in gioco da una molecola all'altra, che nel caso degli organismi viventi è rappresentato dai trasportatori di elettroni  (NADH, FAD), mentre per la vita in generale possiamo dire che è proprio l'Amore  o il Pensiero infinito che media in tal senso.
La Vita e l'Amore intessono e permeano per intero il nostro essere e non ce ne possiamo liberare, né tantomeno ce ne allontaniamo con la morte, in quanto essa non è la fine di tutto, ma è una transizione di fase, in cui la forma si decompone senza però cessare nemmeno per un istante d'essere nella Vita,  in modo da trasfigurarsi in un'altra forma, in un'altra vita.

La famosa Legge di Lavoisier del 1789 sulla conservazione della massa al riguardo è più immediata, esplicita e categorica:
"Nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma", ossia "Dal nulla non  viene nulla".
La conclusione sorprendente è che  "nessuno nasce e nessuno muore".
Ed allora premesso che è sempre meglio riscoprire la nostra Infinità ed Eternità così da non ammalarci, invecchiare e morire, ma se in particolare ci capitasse di morire e  perdere il corpo fisico cosa significherebbe tale evento ?
Significherebbe lasciare  solo la spoglia materiale che però rimarrebbe sempre nella vita trasfigurandosi nei cicli naturali terrestri in un'altra forma o forme, ma non lasceremmo affatto la Coscienza immortale, la nostra individualità col relativo campo informativo, morfogenetico ed irradiante, che si inserirebbero in un loro ciclo correlato anche a quelli della materia, in modo da riavere presto o tardi il dono di un nuovo corpo fisico.
Non può essere altrimenti, stante la natura assoluta, divina ed immortale della Coscienza; natura questa che non è ristretta, limitata e circoscritta, ma sconfina, si protende ed è in nucleo nell'altra metà complementare  o nella Materia, sino a riuscire a permearla interamente una volta arrivati al punto culmine della nostra evoluzione, in cui Coscienza e Materia diventano un tutt'uno Immortale.

Il riferimento  evidente è al ciclo delle nascite e morti ripetute o alla reincarnazione intesa però non come una dottrina religiosa, né tantomeno come una filosofia appartenente solo a determinati popoli e culture, ma come un fenomeno ciclico della Natura riconosciuto da tutti i popoli della Terra, la quale ha scelto un tale ripiego o accomodo all'Eternità o alla nostra perduta condizione naturale ed immortale originaria, in modo da ritornare ad essa  e non lasciare la nostra individualità ad uno stadio non concluso ed incompleto, così da riprendere il cammino dell'evoluzione verso l'Infinito e giungere presto o tardi allo stadio originario e al culmine dell'Ascensione, in cui Coscienza e Materia si fondono in modo permanente, indissolubile e diventano un tutt'uno Immortale.
Il  problema del ripiego in questo fenomeno ciclico, naturale e vitale del rinascere è che avendo nella nuova vita un nuovo corpo, ossia un nuovo cervello e una nuova mente, non siamo esattamente gli stessi di chi prima eravamo, in quanto i ricordi precedenti saranno nella memoria per lo più come impressioni, in modo un po' incerto e nebuloso, cosicché ogni nuova vita è quasi come un iniziare tutto daccapo e il ciclo può svolgersi talora lentamente, ma ciò per fortuna fino ad un certo punto, perché nessuno nasce del tutto sprovveduto e in ogni caso di vita in vita c'è sempre un progresso e uno sviluppo verso il raggiungimento dell'Infinità.

Di tutto questo di cui abbiamo parlato ritroviamo descrizioni abbastanza dettagliate e minuziose in quasi tutte le civiltà, le tradizioni, le culture e le religioni di tutto il mondo, inclusa la religione cristiana degli inizi e sino al 553 d. C. (Concilio di Costantinopoli).
Ne consegue che Coscienza e Materia sono l'una l'aspetto non manifestato o l'Assoluto e l'altra l'aspetto della relativa Creazione manifestata, un tutt'uno immortale nell'Infinità,  entrambe inserite con le due metà di vita e morte della Vita Infinita, in un ciclo evolutivo che è sia materiale, sia  cognitivo e coscienziale, espresso abbastanza bene dal  simbolo dell'infinito ?, che rappresenta a ben guardare la ciclicità della Coscienza e della Materia, confluenti in un unico e in un reciproco svolgimento tra loro.
Difatti perché un Universo manifesto possa esistere, la dualità seppure illusoria è un prerequisito.
Ogni cosa deve agire con un'altra, deve mutuarsi  e per  rilevarsi e vedersi  deve essere sempre insieme alla  sua complementare, in un'unicità sinergica che per la Perfezione e l'Infinità deve essere nell'Armonia.
Senza l'oscurità  non potremmo vedere la luce e senza la luce non potremmo vedere l'oscurità.
In realtà ogni cosa si inverte e cambia stato, sicché l'oscurità diventa la luce e la luce diventa l'oscurità..
In un ambiente privo di contrasto, fatto di sola luce o solo di tenebre niente e nessuno potrebbe esistere e vivere, né essere rilevato o veduto.

Se lo 0 non fosse con l'1 non potremmo avere il codice binario e nessun computer potrebbe funzionare.
Nei due fili della corrente ci devono essere i due poli positivo e negativo, altrimenti non passa.
Nella cellula la costruzione molecolare deve essere insieme alla distruzione, quando tutto ciò si blocca si ha la morte dell'organismo.
Ed ecco che la Natura e le piante dimostrano chiaramente tutte queste cose di cui stiamo parlando.
Un esempio, scelto tra le molte specie vegetali che in se stesse esprimono bene il dualismo illusorio del Positivo e del Negativo, della Luce e delle Tenebre,  della Vita e della Morte, ci viene offerto dal Ricino Ricinus communis L. - Euphorbiaceae, in quanto in questa pianta coesistono questi due principi o polarità coessenziali, rotazionali, coesistenti e mutuanti.
Il suo nome generico latino Ricinus significa zecca per la somiglianza dei suoi semi all'insetto.
È conosciuta anche col nome di pianta Palma Christi  perché le sue foglie sono state accostate alla mano di Gesù Cristo.    

Ed è anche per tale motivo che alla pianta gli vengono attribuite grandi proprietà curative.
Tale specie ha in sé i due aspetti speculari e complementari di una stessa cosa: la Vita, ciò che guarisce, il rimedio che è l'olio ricavato dai suoi semi e la morte che deriva dalla Ricina, una tossalbumina contenuta nella pianta e nei semi, estremamente tossica e letale.
Ed ecco che nella pianta avviene qualcosa di misterioso, straordinario, magico e  stupefacente, ossia l'olio è come la Vita Infinita, non è nocivo ma apportatore di salute e di vita, poiché non è più contaminato o toccato dalla  Morte, perché in esso la Ricina, il veleno, non è miscelabile, né tantomeno solubile.
Possiamo dire che  la pianta riesce a fondere indissolubilmente nell'olio le due metà di Vita e di Morte, trasfigurandoli nel puro Yang del Taoismo, ovvero in pura Luce o nella fonte della Vita Infinita, inattaccabile, invitta e perenne, non contaminata dalla morte.
Quindi tale arbusto rispecchia non solo le due polarità illusorie della Natura e della Vita, ma anche l'Unicità da cui le due metà si originano e in cui fondendosi ritornano nell'Immortalità, nell'Amore.
È possibile rintracciare tutto questo in manifestazione e in azione in tutti i fenomeni naturali, vitali, fisici, chimici, biologici e fisiologici.

Riguardo le notizie sul Ricino iniziamo col dire che possiede un  genoma aploide suddiviso in 10 cromosomi, quindi ha un corredo cromosomico 2n di 20 cromosomi.
La pianta è originaria dell'Africa tropicale e secondo le condizioni climatiche si può presentare erbacea o arborescente, annua o perenne.
La specie ha iniziato ad essere coltivata dal VI millennio a.C. nell'Asia sud-occidentale e progressivamente  si è diffusa in tutto il mondo.
Il Ricino si trova naturalizzato nel bacino del Mediterraneo ed anche in Sicilia, in specie lungo  i bordi delle strade, poiché la disseminazione dei suoi semi si avvantaggia del traffico degli autoveicoli.
I coltivatori nel tempo hanno selezionato varie cultivar per scopo ornamentale e per la produzione dell'olio.
Nella sua zona d'origine la pianta raggiunge un'altezza di 10 m e il fusto da erbaceo - legnoso diventa legnoso , mentre in media si attesta intorno ai 2-4 m di altezza.
La coltivazione richiede temperature elevate e un buon apporto idrico.
Prevede una preventiva aratura profonda del terreno, con semina in Aprile - Maggio, in file distanti 70-80 cm l'una dall'altra, deponendo il seme a 25-30 cm sulla fila, impiegando circa 12-18 Kg. di seme per ettaro di superficie.
In alternativa alla semina diretta nel terreno si può ricorrere a quella in semenzaio in febbraio-marzo, per poi trapiantare le nuove piantine nel terreno successivamente.

Per la crescita delle piante è utile l'interramento di concimi azotati, fosfatici e potassici e l'irrigazione soprattutto dopo la semina per favorire la germinazione dei semi.
Le sue foglie sono con picciolo, semplici, caduche e verticillate, di tipo palmato - lobato, con 7 o 11 lobi con bordo dentato, di dimensione tra i 15 cm e i 45 cm..
Nelle foglie alla base del picciolo vi sono delle ghiandole nettarifere.
La specie è monoica, ossia i due sessi sono portati nello stesso individuo, con fiori raggruppati a grappolo.
I fiori del Ricino occupano la parte superiore del fusto e dei rami, sono raccolti in una lunga spiga ramificata provvista di brattee membranose.
I fiori maschili sono alla base della spiga o del grappolo e sono di color verde glauco, quelli femminili sono posti superiormente e sono di colore purpureo.
La fioritura avviene d'estate.
I frutti sono capsule spinose, costituite da tre valve contenenti un seme per ogni loggia, che a maturazione liberano 3 semi di circa 1 cm di dimensione.
Il Ricino è costituito per il 50 % da Sali minerali, pectine, colesterolo, lipasi, Ricina, e Ricinina; per il 50 % da olio di Ricino.

Dai semi si ricava mediante estrazione a freddo l'olio, che in essi è contenuto nella misura del 40-50 %.
Per sicurezza dopo l'estrazione a freddo si miscela l'olio con l'acqua e si porta ad ebollizione la miscel, in modo solubilizzare ed eliminare del tutto con la denaturazione a caldo la Ricina ancora presente.
L'olio non ha uso alimentare diretto ma è commestibile e non velenoso perché la Ricina e la Ricinina sono idrosolubili e non passano nell'olio, cosicché rimangono nel pannello di estrazione insieme ad altre sostanze e ad un allergene.
L'uso dell'olio di Ricino risale a tempi remoti, a circa il 4000 a.C. in Egitto.
Esso è composto da oleina, palmitina, stearina e ricinoleina (80 - 89 %) che ne è il principio attivo.
La sua composizione è la seguente:
Acido ricinoleico 89.5 %, Acido Diidrossistearico 0.7 %, Acido Palmitico 1%, Acido Stearico 1%, Acido Oleico 1%, Acido Linoleico 4.2%, Acido Linolenico 0.3%, Acido Eicosenoico 0.3%.
La Ricinoleina è costituita da un ossiacido insaturo a 18 atomi di Carbonio (C18H34O3).
L'olio  trova impiego nella preparazione dei cosmetici, nelle preparazioni alimentari in funzione di additivo alimentare, delle vernici, dei lubrificanti ed è usato nei liquidi refrigeranti per i veicoli spaziali.
Possiede una combinazione di proprietà fisiche uniche: alta viscosità e gravità specifica, solubilità nell'alcool in ogni proporzione,  eccellenti proprietà emollienti e lubrificanti. 
In medicina è usato come purgante, assunto in dosi che nell'adulto e nel bambino variano rispettivamente da 15 a 60 ml e da 5  a 15 ml.

L'azione purgante è dovuta all'acido ricinoleico che contiene, che altera la mucosa intestinale al livello del digiuno e dell'ileo a non assorbire l'acqua e gli elettroliti, aumentando così la massa fecale.
Viene usato per  migliorare i capelli, le unghie e la cute e in piccole quantità per instillazioni oculari, nasali e nell'orecchio nella risoluzione di disfunzioni.
È pure impiegato nella terapia di numerose malattie con applicazione trans - dermica, in particolare con impacchi sull'addome con cui viene lentamente assorbito per via cutanea o dermica, esplicando in tal modo numerosi effetti positivi in quasi tutte le patologie,  sulla circolazione sanguigna,  linfatica e nel rafforzamento del sistema immunitario, promuovendo altresì la rigenerazione dei tessuti e l'eliminazione delle scorie dall'organismo.
Questo tipo di assorbimento dermico dell'olio di ricino si ritiene sia ideale nel ripristino della salute del corpo.
Applicato sulle ferite e sulle abrasioni l'olio si dimostra antibatterico ed antifungino ed esse guariscono senza lasciare cicatrici.

L'assunzione giornaliera di 0,5-0,9 ml di olio di Ricino si è dimostrata efficace nella cura dell'osteoartrite, con effetti simili all'antinfiammatorio diclofenac, ma comunque più sicuro riguardo gli effetti secondari.
Le richieste di olio di Ricino a livello mondiale sono in costante aumento ed attualmente i paesi maggiori produttori sono l'India, la Cina, il Brasile, la Russia e la Tailandia.
Al riguardo sono da segnalare le ricerche di miglioramento genetico sulla specie, al fine di riuscire ad ottenere delle varietà con scarso o nullo contenuto di Ricina nei semi.
L'India da sola soddisfa il 60 % della produzione mondiale di olio di Ricino.
La pianta in tutte le sue parti contiene la Ricinina (alcaloide) per circa lo 0.3% e la Ricina (Tossalbumina) che oscilla dal 1 al 5 % e che è la fonte della sua tossicità.
La Ricinina è un alcaloide non tossico o comunque scarsamente tossico, costituito dall'etere metilico dell'acido ricininico.
In particolare la Ricina è una Lectina, una glucoproteina tossica e letale composta da due sub-unità poliptidiche di 262 e 267 amminoacidi ciascuna, legate tra loro da un ponte disolfuro.
Entrambe le due unità sono legate alla tossicità della sostanza in quanto separatamente non la manifestano, tanto è vero che una sub - unità simile è presente nell'orzo che ovviamente non è tossico.
La Ricina è presente in tutta la pianta ma  è contenuta in maggiore quantità nei semi.
Tale tossalbumina possiede una tossicità elevata ed è citotossica il cui effetto è nell'inibizione della sintesi proteica in quanto blocca i ribosomi al livello del RIP II.
Tale blocco della sintesi delle proteine porta a morte le cellule. 
La tossicità è correlata alla presenza nella cellula di una proteina chiave o di legame Gpr 107, in quanto  in sua assenza la Ricina non agisce.

Al riguardo non esistendo attualmente alcun antidoto della Ricina, sono allo studio vaccini o sostanze in grado di disattivare tale proteina, per usarli nel caso di avvelenamento.
Una singola molecola di Ricina porta a morte una singola cellula.
La sostanza ha pure azione agglutinante ed emolizzante sui globuli rossi.
Esplica l'attività tossica nell'organismo sia per ingestione, sia per inalazione e sia per assorbimento cutaneo.
Per inalazione causa edema polmonare entro 18-24 ore e poi conduce alla morte.
La Ricina viene distrutta con la temperatura + 100°C  tanto è che in Sudamerica il decotto delle foglie di Ricino viene usato per curare la febbre.
Tutti gli animali e l'uomo sono suscettibili agli effetti letali della Ricina.
Gli animali evitano accuratamente di cibarsene.
L'assunzione dei semi può essere mortale soprattutto se vengono masticati, in quanto con la masticazione e la rottura dei tegumenti si libera la Ricina contenuta al loro interno.
Sono sufficienti 10-20 semi per uccidere un uomo e 1-5 per uccidere un bambino.
L'inghiottimento dei semi interi è lo stesso rischioso ma sovente determina effetti tossici, non mortali.
La dose letale di Ricina per un uomo adulto si attesta intorno ai 0.179 g per Kg di peso corporeo, cioè un quantitativo pari a 13.42 g di semi, circa 10 semi, per i bambini la dose letale è di circa  0,5 mg per Kg di peso corporeo.
Dopo l'accidentale assunzione dei semi vi è un periodo di latenza e trascorse 1 o 6 ore o anche un giorno compaiono i sintomi, per manifestarsi con vomito, dolore addominale, diarrea e malessere generale, più tardi compaiono cefalea, ipotermia, collasso, coma e la morte che sopraggiunge entro 3-5 giorni.
Sono possibili trattamenti sintomatici quali lavaggio gastrico, mucillagini, oppiacei, cardiotonici, ma sempre alto è il rischio di compromissione di vari organi del corpo.

Nonostante la Ricina sia  tossica e letale  trova impiego lo stesso, con modalità e dosi opportune, in ambito medico per il trattamento del cancro e dell'AIDS, nei trapianti di midollo e nella ricerca cellulare.
In conclusione possiamo dire che in modo straordinario il Ricino in sé include le due polarità coesistenti, rotazionali, coessenziali ed invertibili della manifestazione fisica: vita e morte, positivo e negativo, maschile e femminile, luce ed oscurità, ecc., rivelando così il mirabile dualismo illusorio di una Unicità, che interessa qualsiasi fenomeno e che permea qualsiasi cosa esistente nel mondo che conosciamo.
Il Ricino all'uomo può dare la Vita come la Morte, perché noi siamo o in un estremo o nell'altro dell'Unicità universale, non sapendo ancora come coniugarli ed integrarli, disconoscendo che la soluzione è nell'Amore, sentimento coinvolgente, straordinario ed infinito che integra e unisce ciò che è nella separazione, ma che quasi nessuno capisce.
Anzi bisogna dire che nel corso della sua evoluzione l'uomo proprio per l'incomprensione e la paura che sovente nutre verso questo sentimento ha cercato non riuscendoci, di uccidere e di sopprimere proprio l'Amore con tutti i mezzi a sua disposizione, ricorrendo persino alle armi più potenti e sofisticate come quelle nucleari, che hanno ucciso si i corpi ma non le Coscienze che sono poi rinate in altri corpi e sono di nuovo in mezzo a noi.
La verità è che la malattia, la decadenza del corpo fisico e la morte sono delle invenzioni dell'uomo di molto tempo fa, quando abbiamo perso la conoscenza dell'essere un'unica cosa con Dio.
Pochi credono nell'immortalità, perché solo in pochi hanno la consapevolezza che tale stato sia raggiungibile da chiunque gli lasci lo spazio per nascere e crescere nell'interiorità e nel proprio corpo fisico,
e considerata la sua rarità lo si ritiene impossibile.

In più e a dispetto che la vita eterna ci è stata promessa ripetutamente nelle Sacre Scritture, siamo così abituati a vedere la gente invecchiare, ammalarsi e morire che non riusciamo più a crederci, né ad immaginare di ringiovanire e di vivere per sempre, invece di morire.
Ma nonostante tale incredulità, il fatto è che quando l'Amato, l'Amante e l'Amore diventano Uno si sprofonda inevitabilmente in un nuovo e fantastico stato di vita e giovinezza eterne, dove la morte non è più possibile.

Marcello Castroreale
mcastroreale@alice.it








Postato il Venerdì, 13 gennaio 2017 ore 08:00:00 CET di Michelangelo Nicotra
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