Vediamo di capirci: se
nella Scuola mancano insegnanti, il minimo da
fare è reclutare chi ne ha giuridicamente diritto. Ma se si immettono
nella Scuola più insegnanti di quanti realmente ne servono, il minimo
da fare è capire perché li si sta assumendo: devono insegnare a chi?
agli alunni che hanno già i loro docenti? Una soluzione ci sarebbe:
clonare gli alunni. Da uno ricavarne due o tre o quattro in misura
proporzionale al numero dei docenti assunti ed ancora assumibili.
Diversamente, dimezziamo le classi, e se occorre le dimezziamo ancora,
e ancora, e ancora fino a quando la necessità di impiegare il numero di
docenti assunti e assumibili non sarà soddisfatta. Si potrebbe perfino
giungere, con un po' di fortuna, a carezzare l'utopia
cettolaqualunquistica di un docente per alunno, un po' come un
forestale per ogni albero.
Oppure - e qui salta fuori tutta
l'inesauribile fantasia governativa - snaturiamo definitivamente il
ruolo della docenza: c'è l'insegnante che insegna, e c'è l'insegnante
che non insegna. Ma se non in-segna che in-segnante è? cioè che fa?
Niente paura; gli assurdi logici sono perfettamente ricomponibili nella
prassi governativa e ministeriale italiana: qualcosa inventeranno,
escogiteranno, raffazzoneranno, abbineranno, com-presenzieranno,
dilateranno, pluri-presenzieranno, ubiqueranno. Ossia, sminuzzeranno
ulteriormente l'offerta d'istruzione e formazione in miriadi di
attività non sempre congruenti e significative, più realisticamente
scoordinate e deregolate, diurne pomeridiane e notturne, dirette
trasversali diagonali tangenti e curvilinee tali che nessuna molecola
dell'esistente scolastico, umano e materiale, fisico e psichico, alunni
in primis, potrà sfuggire all'alienazione totale. Finalmente il tempo
pieno di nulla.
Poco importa se per questa sventagliata di creatività
non si sia sentito nemmeno il bisogno di una normativa che
elementarmente uniformasse compiti e funzioni professionali nonché le
loro modalità di svolgimento: evidentemente è troppo dispendioso
premettere il pensiero all'azione, e cioè predisporre didatticamente a
livello nazionale questo flusso di potenzialità che sono tali, appunto,
solo in potenza. E poco importa se questa approssimazione, questa
disarmante carenza di progettualità ministeriale, si riversi a
discapito della qualità dell'insegnamento/apprendimento, e
dell'umiliazione del docere, e dei docenti tutti. Così come poco
importa che i nuovi immessi in ruolo, senza classi e alunni - ma
dall'anno prossimo tutti i docenti indistintamente - saranno
necessariamente sottoposti, per effettuare le loro imprecisate mansioni
decise unilateralmente dal Dirigente scolastico (con quale criterio?),
ad una mobilità schizofrenica e cabalistica, per gestire la quale la
tetragona burocrazia italiana emetterà mugolii di piacere udibili fino
all'emisfero australe. Pirandelliano.
Del resto, se in Italia dal 1921
hanno libera circolazione "Sei personaggi in cerca di autore", non si
capisce perché non possano circolare almeno per un pò, poniamo, 60.000
docenti in cerca di alunni. O magari 100.000, o anche di più, a sentire
gli annunci. E pensare che quel dilettante di Sheakespeare l'aveva
buttata giù troppo complicata con quell' "essere o non essere", quando
le cose erano tanto più semplici. Un vero capolavoro ontologico
ministeriale e sindacale: l' "essere e non essere". Contemporaneamente,
felici e contenti.
Filippo Martorana