Capita ad uno dei
10.000 docenti (almeno) demansionati dalla ‘riforma’ Renzi. Si chiama
Daniele Vita, s’è abilitato nella classe di concorso A052 per insegnare
italiano, latino, greco, storia e geografia nel Ginnasio, come il suo
titolo di laurea gli consente. Quando parte la campagna di assunzioni è
uno dei tanti precari iscritti nelle ‘GAE’ (graduatorie ad esaurimento)
ma, come altri
60.000, viene assunto solo a Novembre 2015, con la quarta fase (la
‘fase C’). Per questo motivo, come gli altri, viene destinat
o al cosiddetto ‘organico potenziato’. Non ha quindi una vera
‘titolarità’ su una scuola e dovrà rassegnarsi a fare (soprattutto)
supplenze per tutto l’anno scolastico. Questo lo aveva messo in conto,
perché la singolare ‘riforma’ è costruita così: invece che per ridurre
l’esorbitante numero di alunni per classe o ‘arricchire l’offerta
formativa’, l’organico potenziato si risolve, molto più prosaicamente,
in una deprofessionalizzante e ‘spicciola’ funzione da ‘tappabuchi’.
Però non immaginava che queste supplenze le avrebbe dovute fare in un
Istituto Comprensivo, quindi nella scuola dell’Infanzia, nella Primaria
e, ‘quando va un po’ meglio’, nella scuola Media. Né immaginava che,
per ‘sovrammercato’, sarebbe stato accolto dalla Dirigente con un certo
‘sospetto’ e con la promessa che non gli sarebbe stato destinato alcun
‘tutor’, come invece è previsto dalle norme vigenti per i neo-assunti,
e che pur lavorando avrebbe dovuto anche ‘saltare’ a piè pari il primo
dei due anni di prova che ha a disposizione, perché a Giugno non potrà
venir ‘valutato’.
Gli resterà così solo ‘la seconda chance’ e, se qualcosa dovesse andare
di nuovo ‘storto’, se di nuovo non trovasse posto nell’organico di un
Liceo, se venisse valutato negativamente o semplicemente s’ammalasse
non garantendo pieno servizio, potrebbe venire licenziato senza
appello. Questa la prospettiva resagli nota risolutamente dalla prof.
Paola Uncinotti, preside dell’IC ‘Casale del Finocchio’, una borgata
romana: ‘Lei qui dovrà svolgere un lavoro diverso da quello che
conosce, ed io non intendo valutarla’. È a questo punto che il nostro
Prof si trova costretto ad interessarsi della strana condizione
destinatagli dalla ‘riforma’, capendo anche di star facendo,
incolpevole, le ‘spese’ delle difficoltà create alla scuola nella quale
è stato spedito d’ufficio dal Ministero, che aveva chiesto invece
insegnanti della primaria e delle Medie. Una scuola dove certo non
esistono né il latino, né il greco. Però sa di non essere solo.
Come hanno fatto nei 10.000 altri casi nei quali altri Istituti
comprensivi, avendo chiesto un insegnant
e di educazione motoria, si sono visti arrivare un laureato in diritto
o filosofia? Che è successo in quei Professionali ove, nonostante
servisse un docente di matematica, se ne sono visti arrivare due di
storia dell’arte? Quali ‘previsioni’ normative ha adottato la Giannini
per far fronte a tale (davvero singolare) emergenza che per la prima
volta nella nostra storia devono affrontare le scuole?
La Circolare Ministeriale 36167, del 5.11.2015, pur considerando ad
esempio l’insegnamento di sostegno (nonostante la specializzazione
necessaria s’affianchi al titolo di studio ed all’abilitazione) come un
‘jolly’ in qualsiasi ordine e grado venga svolto, nonostante faccia
‘salti mortali’ per considerare ‘affini’ materie del tutto distinte,
non contempla il casus di specie
. Così il Prof. Vita scopre che se ne vedono di tutti i ‘colori’:
colleghi in situazioni analoghe sono stati soddisfatti per l’anno di
formazione ‘chiudendo un occhio’, altri invece versano in condizioni
analoghe alle sue. Così si rivolge, nell’ordine, di nuovo alla Preside,
poi alla Direttrice dell’Ufficio Scolastico Provinciale (Spallino),
quindi a Gildo De Angelis (Direttore Regionale del Lazio), ed infine a
Marilena Novelli, Direttore Generale del Personale al Miur.
La prima gli ribadisce che le indicazioni non sono chiare e che non può
farci nulla, gli altri danno ‘ragione’ a lui, ma sostengono di non
poter intervenire sulla Dirigente della scuola, che è ‘autonoma’ nelle
decisioni, mentre l’ultima, dopo essersi detta ‘sorpresa’, sostiene di
non poter fare una circolare specifica perché si solleverebbe un
‘vespaio’ di ricorsi, relativi a simili ed altri casi, che
sommergerebbero il Palazzo (come quelli che sta appunto facendo partire
l’Unicobas).
Semplicemente, la circolare non ha tenuto conto della situazione nella
quale si trova chi è stato mandato su un ordine e grado diverso da
quello d’appartenenza, mentre invece consente di insegnare (e quindi
passare l’anno di prova) su materie del tutto differenti, purché siano
nel medesimo ordine grado. Quindi non avrebbero dovuto assegnarlo ad un
Istituto Comprensivo. Ma non è possibile che, una volta che ce lo hanno
spedito, debba ‘arrangiarsi’ (subendo) ed il Miur non preveda altro che
fargli perdere il primo anno di prova come fosse un incapace o si fosse
dovuto assentare per mesi, mentre invece lo stesso Miur pretende che
lavori e stia zitto! Chi è nelle sue condizioni che prospettive ha, se
non intentare, per forza, una causa per demansionamento (tipico anche
nel mobbing), chiedendo al Miur i danni per lo stress che sta vivendo,
quindi perché, incolpevole, è stato gettato ‘nella fossa dei leoni’
senza la benché minima luce normativa alla quale appellarsi?
Non è davvero
possibile che per la ‘Buona sQuola’ si sacrifichino le vite dei
docenti, la loro professionalità e la qualità stessa dell’istruzione,
col risultato di un caravanserraglio pensato da incompetenti ed
arroganti politici che, a livello gestionale come didattico, si sono
rivelati, già alla metà del primo anno della ‘riforma’, solo meri
analfabeti. Si troverà un ‘giornalista in Danimarca’ con attributi
idonei a ‘sbugiardare’ pubblicamente un tale disastro?
Stefano d'Errico - Segretario
Nazionale dell'Unicobas