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Didattica: Si fa presto a dire successo formativo

Redazione
La lotta alla dispersione scolastica è uno dei compiti più nobili che si possa svolgere nelle singole scuole, perchè dà respiro sociale ed educativo a tutta l'attività formativa. Nella società della conoscenza , dell'apprendimento durante tutta la vita, chi fuoriesce anticipatamente dal sistema formativo senza il possesso di adeguate e solide competenze per svolgere il ruolo di cittadino e di lavoratore è destinato all'emarginazione sociale. E in linea di principio nessuno puo' accettare un fatto del genere.
Nel corso degli ultimi anni sono state poste delle mete molto ambiziose al sistema scolastico(ridurre al 10% la dispersione scolastica, portare al diploma l'85% di ogni classe di età), ma i risultati ancora non sono completamente soddisfacenti, perchè il fenomeno dei drop outs si riproduce costantemente, per vecchi e inestirpati fattori, ma anche per nuovi, come la scolarizzazione dei figli degli immigrati, per i quali non si è sufficientemente preparati.

A partire dagli anni '60 le porte delle scuole sono state aperte a tutti, soprattutto alle superiori, dove prima di quegli anni non erano molti quelli che si potevano permettere di entrarvi. I risultati di questa necessaria scolarizzazione sono stati e sono ancora contraddittori. A parità di "qualità umane", infatti, non si ha tra i giovani parità di risultati, di successo formativo, di competenze e di possibilità di inserimento nel mondo del lavoro.
Si è intervenuto sugli ostacoli di natura economica(ma negli ultimi tempi con risorse sempre decrescenti) con la riduzione delle tasse di iscrizione, con borse di studio, con la gratuità dei servizi di trasporto, con buoni-libro e rare volte con le mense scolastiche. Questi provvedimenti hanno favorito l'accesso di tantissimi giovani alle scuole, ma non sono riusciti a tenervi dentro tutti quelli che vi entravano e a farli uscire a tempo dovuto con il bagaglio necessario di preparazione per affrontare la vita.

Questo significa che gli ostacoli alla piena scolarizzazione delle nuove generazioni non sono esclusivamente di natura economica. E' necessario intervenire sul contrasto di fondo, che si sviluppa tra scuola, cultura scolastica, codice interno del sistema scolastico da una parte, mondo giovanile, cultura giovanile e soprattutto nuova utenza dall'altra. La prevalenza delle discipline logico-linguistiche, il primato della scrittura, l'astrazione inevitabile di alcuni saperi scolastici, la subalternità delle attività pratiche nei curricoli scolastici, la debolezza delle attività laboratoriali, la disposizione degli orari delle lezioni, l'organizzazione del tempo scolastico sono congeniali ad un certo tipo di alunni :quelli predisposti e in qualche modo allenati in ambienti familiari che ne comprendono e ne accettano le ragioni . Per altro genere di giovani, cioè di altre estrazioni sociali, queste caratteristiche del mondo scolastico costituiscono le principali difficoltà da superare.

La politica dell'equità a scuola non ha dato i risultati sperati perchè dopo avere limitato gli ostacoli di natura economica non si è riusciti a contenere quelli derivanti dall'eredità culturale degli alunni disagiati.
Vi è una preoccupante correlazione tra successo scolatico e patrimonio culturale in possesso degli alunni, tra status culturale della scuola e quello delle famiglie di ceto medio. Nelle scuole, anche in quelle ad indirizzo tecnico e a volte nelle stesse medie, vengono esaltate e premiate le forme di intelligenza che si esprimono nel rapido e più ampio possesso delle conoscenze. Poco spazio si dà al sapere fare e al sapere agire, anche se in queste finalità si devono individuare le condizioni di una vera democratizzazione del curriculum e della valutazione.

Accanto a questo primo grande problema, altri ne sono sorti, che rendono difficile per molti il successo formativo.

A) La fine della mobilità sociale che nel titolo di studio trovava alimento e giustificazione;causa fondamentale della motivazione a studiare, non sostituibile col piacere della cultura, con il diritto ad una piena cittadinanza, con la necessità di una vita continua come apprendimento. Neppure la cognizione della marginalità sociale conseguente alla povertà di cultura e alla carenza di professionalità riesce ad avere capacità di motivazione. Lo scambio sacrifici oggi per eventuali vantaggi domani non funziona e non viene praticato da molti giovani.

B) L'incapacità di dominare le nuove tecnologie e di sapere discernere nel vasto oceano delle informazioni.

Sono due sfide al sistema scolastico, ma solo la seconda è davvero nelle sue possibilità con i dovuti finanziamenti e con la necessaria predisposizione dell'infrastruttura materiale e professionale. La soluzione della questione fondamentale della mobilità sociale è nelle mani di chi ha la responsabilità della politica industriale e degli investimenti economici. La scuola deve soltanto non perdere battutte nel preparare i giovani ad inserirsi nel modo migliore e con il dovuto bagaglio professionale e culturale nel mondo del lavoro se e quando per loro si aprono le porte. Se si resta inerti di fronte a questi nuovi e pressanti problemi la scuola, luogo di passaggio e di formazione di ogni nuova intera generazione, rischia di diventare uno strumento di legalizzazione delle disparità sociali e di perdere la sua legittimazione sociale.
Oltre a questi problemi in meridione se ne devono affrontare altri molto seri e che non vengono adeguatamente cosiderati nel nuovo e appassonante sport nazionale delle graduatorie degli istituti scolastici...

Problemi riassumibili nella POVERTA' DEL CAPITALE CULTURALE DEL TERRITORIO(insufficienza di sedi scolastiche, grave deterioramento degli edifici scolastici, rarità di biblioteche, povertà di centri e di associazionismo culturali, disattenzione degli enti locali, casualità dei servizi alle persone, scarsa partecipazione civica alle scelte locali, vuoto e dissipazione dei mesi estivi, deprivazione culturale di molte famiglie etc) e nella DISGREGAZIONE SOCIALE DEL TERRITORIO di riferimento(lacerazione dei rapporti familiari, redditi familiari incerti, precarietà nel lavoro e disoccupazione di massa, illegalità e criminalità diffuse, quartieri senza servizi, degrado urbanistico, servizi dei trasporti insufficienti e sgangherati etc). Problemi che aggravano le condizioni del disagio giovanile e ostacolano il percorso di formazione di quanti provengono da questi ambienti.

Nella dispersione scolastica lavorano a pieno regime fattori economico-sociali, fattori culturali, motivazionali e valoriali. Per questo è una lotta difficile e dai risultati incerti. E' una lotta che va condotta su diversi terreni, che richiede una strategia plurale e la capacità di tessere le alleanze necessarie sul territorio, perchè da sola la scuola non risolverà mai questo problema. Chiamare, quindi, gli enti locali alle proprie responsabilità, le associazioni per il loro contributo, le aziende per la collaborazione, le famiglie per la partecipazione alla vita scolastica, gli insegnanti all'innovazione e alla creatività metodologica.

A scuola non dovrebbero mancare iniziative per cercare, laddove il problema si pone, di recuperare il rapporto tra generazioni;di superare ogni forma di comunicazione non dialogante all'interno della comunità scolastica;di spingere le famiglie alla riassunzione della loro responsabilità educativa, qualora come spesso succede vi avessero rinunciato;di valorizzare nello studio e nella riflessione la storia, le tradizioni, la cultura del proprio territorio per riportare criticamente i giovani alle proprie radici.

Il lavoro più importante resta sempre quello che viene quotidianamente fatto in classe ; ma non al modo di sempre, perchè è quello che in parte produce la dispersione. Un lavoro che deve essere fondato sulla fiducia che viene riposta negli alunni, sulla valorizzazione del loro impegno, sull'incoraggiamento e sulla loro responsabilizzazione. VEDI COSA SAI FARE? PUOI FARCELA e in alcuni casi DEVI FARCELA. Potrebbero essere i principi con cui regolarsi nell'attività didattica. Principi che richiamano la passione educativa dell'insegnante, la sua umanità professionale.
In situazioni in cui nell'immediato è impossibile il recupero educativo della famiglia e del territorio, con rischi incombenti di degrado e di marginalità sociale per tanti nostri giovani, le uniche risposte al problema della dispersione sono quelle che solo la scuola puo' dare, considerando il grande patrimonio umano, culturale e professionale dei suoi insegnanti.

E se non la scuola, chi?

prof. Raimondo Giunta








Postato il Venerdì, 18 dicembre 2015 ore 01:30:00 CET di Nuccio Palumbo
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