Si muore
giovanissimi nelle serate dello sballo e ci si interroga dove si è
sbagliato. Più inutilmente di chi è la colpa. Per i pochi che muoiono ce
ne sono tantissimi che sopravvivono e si perdono.
L'eccesso non è la fuga da un mondo di costrizioni insopportabili, ma a
pensarci bene l'esito cercato e desiderato per completare le giornate
in cui niente è vietato.
Si ha duratura e molteplice esperienza di come sia difficile porre dei
limiti, porre delle regole ai giovani a casa come a scuola anche nelle
situazioni più semplici e per le questioni più
elementari: orari, silenzio, rispetto delle cose e delle persone,
ordine
personale, applicazione allo studio o al lavoro, prudenza nelle scelte.
Si ha anche esperienza che quando si pagano i prezzi che le
responsabilità da adulti richiedono qualcosa si ottiene; ma questi
prezzi spesso non vengono pagati in famiglia;anzi la condiscendenza
viene ritenuta una misura di salvaguardia.
Non è un problema di divieti la salvezza dei giovani, ma di
prossimità, di dialogo, di esempio e anche di differenzazione: cose che
spesso mancano. E se tutto ciò è un rimedio, è anche evidente che non è
sufficiente.
I giovani stanno poco a casa; stanno molto a scuola e stanno moltissimo
fuori, anche in orari discutibili e gravidi di pericoli. A farli
crescere
ci pensano in tanti, anche se a qualcuno nessuno glielo
richiede: coetanei, insegnanti, mass-media, star dello spettacolo e
dello
sport, luoghi di ritrovo. Quasi tutti hanno voci seducenti e
convincenti, anche perchè prive del carico delle responsabilità.
E' molto difficile fare dei bambini tiranni dei giovani e degli adulti
responsabili.
All'origine di tanto disorientamento lo scarso apprezzamento del valore
della vita, della preziosità del valore della vita.
Questo, però, è un problema serio e non si risolve con la chiusura
delle
discoteche, perchè mette in discussione la società nel suo insieme di
valori e di pratiche sociali.
prof. Raimondo Giunta