Con l'approvazione
della legge 107 su "La Buona Scuola" si apre
comunque una fase nuova nella vita della scuola italiana. Dal 19 al 21
luglio al Ischia, promossa dalla Tecnodid si è svolto l'annuale
"Summer school", intitolata "Verso nuovi scenari", in cui si sono
affrontati alcune delle questioni "calde" del dibattito: quale
dirigente? quale autonomia? quale professionalità? quale
valutazione?
Giancarlo Cerini, ha affrontato con il suo noto equilibrio la
delicata questione del nuovo profilo del dirigente scolastico, che
tanto ha fatto discutere in questi mesi.
I giornali hanno riempito pagine di attributi riferiti al
Preside: sindaco, sceriffo, caporale, capitano di nave, coach
(allenatore) che compone la squadra e fa scendere in campo la miglior
formazione possibile, ducetto, comandante, manager, e poi anche
leader educativo.
Gli annunciati "super poteri" indicati dal primo documento presentato,
modificato poi in disegno di legge, sono stati ridimensionati e
"vincolati" nella gestione collegiale che ha sempre guidato la
"comunità scolastica" che necessita comunque di una guida e di una
responsabilità da esercitare.
Nei mesi scorsi le questioni relative alla "Buona Scuola" su cui
si discuteva con accanimento e molti senza aver letto il testo per
intero, riguardavano i precari, il merito, la valutazione dei
docenti, i fondi alle scuole private..
Sullo sfondo stava la governance del sistema educativo, alle
prese con una improbabile riforma degli organi collegiali e al
ruolo dei genitori.
Dopo il blitz del premier e la comunicazione al TG delle 20
anticipando a gran voce che il Preside avrebbe scelto i
docenti, si sono infiammati gli animi ed è scattata una mobilitazione
generale contro l'intera proposta di riforma. Nei dibattiti e
nelle consultazioni successive, come pure nelle audizioni parlamentari
il testo è stato modificato e tutti i "super poteri" sono stati
declassati.
Rimane addosso al dirigente il vestito che prende diverse aspetti e
colori:
Lo si presenta come Burocrate tutto immerso nelle procedure
amministrative. Per la specifica funzione della scuola, comunità
educante deve essere un Leader educativo capace di una sua visione e in
grado di trascinare i suoi docenti verso nuovi orizzonti. Essendo la
scuola un'istituzione che offre servizi il dirigente ha il ruolo di
Manager dell'azienda scuola in grado di far affluire nuove risorse
funzionali al funzionamento e all'efficienza dei servizi. Il dirigente,
presidente del Collegio dei Docenti dovrà essere anche un grande
comunicatore che sa ben posizionare il proprio istituto nel territorio,
tra i genitori, tra gli studenti. L'insieme di tutte queste competenze
danno ragione al ruolo del futuro dirigente che opera negli spazi
educativi circondati dai complessi contorni giuridici che comportano
responsabilità e doveri.
L'essere garante del funzionamento dell'istituzione scolastica
comporta anche un necessario controllo del personale e quindi la
possibilità della scelta per alcuni progetti specifici e il
dovere di gratificare il merito con i possibili incentivi.
Facendo riferimento ai testi normativi, ai loro effettivi
contenuti, alla loro possibile interpretazione, agli spazi che si
aprono per tradurli in prassi organizzative, Giancarlo Cerini
sostiene la continuità del profilo dirigenziale che :
"Storicamente, è delineato nell'art. 25 del decreto legislativo
165 del 2001, che recepisce la specifica figura dirigenziale del capo
di istituto, così come era stata "fondata" nell'ambito dell'avvio
dell'autonomia scolastica. Da quella stagione (legge 59/1997)
scaturirono i provvedimenti attuativi, tra i quali certamente il
tuttora vigente regolamento dell'autonomia (Dpr 275/1999) ed appunto
l'attribuzione della qualifica dirigenziale (D.lsg 59/1998)" Ora si
torna a quella stagione e fa piacere ritrovare.
Nel testo della nuova legge si ritrovano, infatti, i riferimenti
all'art. 25, ove si stabilisce un delicato equilibrio tra la dimensione
monocratica del dirigente (con le sue responsabilità, i suoi "autonomi
poteri di direzione", le sue discrezionalità gestionali, ecc.) e quella
"distribuita", cioè il riferimento alla comunità professionale, agli
organi collegiali, ai legami con il territorio, con l'impegno a
valorizzare pienamente le risorse professionali, a svolgere funzioni di
coordinamento progettuale. Un costruttore di comunità dunque, oltre che
un dirigente pubblico con l'onere del raggiungimento degli obiettivi
assegnati.
Questa duplicità di ispirazioni la ritroviamo anche nel "nuovo" profilo
generale del dirigente scolastico, magari con un più forte richiamo ai
livelli unitari di fruizione del diritto allo studio (quindi il
dirigente come garante di alcuni standard minimi, al di là dei vincoli
dei diversi contesti), e del buon funzionamento dell'istituzione
scolastica. Non sembra troppo diverso dal profilo attuale.
Comma 78. Per dare piena attuazione all'autonomia scolastica e alla
riorganizzazione del sistema di istruzione, il dirigente scolastico,
nel rispetto delle competenze degli organi collegiali, fermi restando i
livelli unitari e nazionali di fruizione del diritto allo studio,
garantisce un efficace ed efficiente gestione delle risorse umane,
finanziarie, tecnologiche e materiali, nonché gli elementi comuni del
sistema scolastico pubblico, assicurandone il buon andamento. A tale
scopo, svolge compiti di direzione, gestione, organizzazione e
coordinamento ed è responsabile della gestione delle risorse
finanziarie e strumentali e dei risultati del servizio secondo quanto
previsto dall'articolo 25 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n.
165, nonché della valorizzazione delle risorse umane.
Giuseppe Adernò
g.aderno@alice.it