La scena è la solita. Quella classica, quella che abbiamo
sentito
infinite volte in chiesa, al catechismo, a scuola; quella vista
migliaia di volte al cinema, in televisione, in mille immagini e
dipinti sacri; quella che ci hanno raccontato sin dalla tenera età in
famiglia, i genitori, i nonni, gli amici; quella che abbiamo immaginato
mille volte nei nostri sogni di fanciulli e d'adulti, ripetuta sino
all'inverosimile dai preti, nelle prediche. La ricordiamo brevemente.
Siamo a Gerusalemme, all'alba, "mentre
era ancora buio [...] del primo giorno della settimana", Maria
di Màgdala, Giovanna e Maria di Giacomo, le "pie donne", contravvenendo a tutte
le disposizioni delle autorità romane, alle indicazioni del Sinedrio
ebraico, ai consigli degli "amici di Gesù", e al buon senso, si recano
di "buon mattino" al sepolcro,
dove solo tre giorni prima avevano "deposto"
il corpo martoriato del giovane Gesù di Nazareth, il "re dei Giudei", come lo "ingiuriavano" i farisei e i soldati
romani.
È una bella e assolata mattina di primavera, c'è una calma apparente,
quasi irreale, sono ancora evidenti i postumi del giorno avanti, della
festa del sabato, e, ancor più, è vivo il ricordo delle trascorse
giornate, turbolenti e inspiegabili, vissute con grande concitazione e
apprensione da tutto il popolo. E sono in molti ancora a ricordare
l'ignobile fine di quel "nazareno",
del processo "farsa" a cui è
stato sottoposto dalle autorità ebraiche e romane; tradito per "trenta
denari"; schernito e sbeffeggiato da tutti; sballottato da Caifa
a
Ponzio Pilato, dai Sommi sacerdoti al Governatore romano, dal Sinedrio
al Pretorio; flagellato a sangue alla "colonna dei condannati";
coronato di spine; e infine massacrato nel modo più scandaloso, per gli
ebrei e per i romani, per aver detto la verità.
E ancora quasi si sentono le strazianti urla della sua povera Madre e
di Giovanni, il "discepolo che egli
amava", vedendolo innalzato sulla
nuda croce. E lui, muto come un agnello e caparbio come un mulo, che
s'è ostinato a ripetere sino alla fine, con straordinaria forza
d'animo, "Il mio regno non è di
questo mondo". E poi la terribile "via
della croce", lo strazio dei chiodi e la morte improvvisa "verso l'ora
nona".
"Dall'ora terza all'ora nona si fece
buio su tutta la terra", poi
violenti lampi hanno squarciato il cielo da cima a fondo, come non si
vedeva da tempo immemorabile. Tutto era sembrato strano, misterioso,
inspiegabile. Tutti erano rimasti sgomenti, increduli, costernati. E
ancora ci si chiedeva se era stato giusto ciò che era avvenuto, se la
gente di Gerusalemme era immune da colpe, che prima lo aveva osannato e
salutato con le palme, come un re, durante il suo trionfante ingresso
nella città di Gerusalemme, e poi, appena pochi giorni dopo, gli aveva
preferito Barabba alla richiesta del governatore Ponzio Pilato, su chi
volevano libero. Barabba, Barabba! La folla sceglie sempre Barabba!
Questa "scelta" resterà come un anatema, una colpa indelebile, sul
popolo ebraico. Per sempre.
Ma nessuno, allora, lo poteva immaginare. E poi quelle "lavate di
mani". Nessuno che in quei tremendi giorni si è assunto un
briciolo di
responsabilità, nessuno che ha avuto il coraggio di prendere una
decisione, nessuno che s'è caricato di un così pesante fardello. Tutti
a giocare a scaricabarile, tutti a sottrarsi al giudizio, tutti a
lavarsene le mani, appunto.
I sacerdoti, gli scribi, il popolo, il governatore, i romani. Tutti!
Anche il suo più intimo amico, quel pescatore, il "principe dei
discepoli", di cui tanto si fidava, l'ha rinnegato, per ben tre
volte!
Ma ritorniamo a quella radiosa mattina di primavera. A un certo punto
le tre donne arrivano sin quasi l'uscio del sepolcro, e già pensano,
"Chi ci farà rotolare la pietra
davanti al sepolcro?". Incredibilmente,
"alzato lo sguardo, però, videro che
la pietra era stata rotolata,
benché fosse molto grande".
Dunque, il sepolcro è aperto! Ed è vuoto! Come mai!?
Hanno paura, nessuna di loro ha il coraggio di fare un passo in avanti,
nessuna entra nel buio della tomba. Tutte hanno un fremito di paura, un
indescrivibile timore, una comprensibile trepidazione. C'è,
soprattutto, una gran confusione,... e scappano, scappano via,
terribilmente! Corrono dagli amici di Gesù, da Simon Pietro e da
Giovanni, rintanati in casa, per paura di ritorsioni, parlano con Simon
Pietro, e gli gridano: "Hanno portato
via il corpo di Gesù, e non
sappiamo dove l'hanno posto!".
Immaginiamo la faccia di estremo stupore che avranno avuto i due
discepoli! A questo punto, anche loro corrono all'impazzata verso il
sepolcro, le scritture narrano che è stata quasi una corsa, Giovanni,
"precedette Pietro nella corsa e
arrivò primo al sepolcro". Per i due è
tutto un susseguirsi di emozioni incontrollate! Non sanno cosa fare,
non sanno cosa credere, non capiscono cosa sia realmente successo
quella notte, in quella grotta! Eppure lo avevano visto qualche ora
prima, il corpo del Maestro, maciullato a sangue, martoriato da ore
interminabili d'agonia sul Golgòta, "deposto
nel sepolcro", in attesa
di essere seppellito definitivamente, e per sempre, dopo essere
ripulito con aromi e unguenti, come voleva la tradizione ebraica del
tempo. Cosa videro!? Nessuno lo saprà mai!
Ma seguiamo scrupolosamente i fatti. Giovanni vide per primo le bende
per terra "che giacevano distese",
ma tuttavia non osa entrare nel
sepolcro, Pietro, invece, che arriva dopo, entra nel sepolcro "vide le
bende che giacevano distese e il sudario che era sopra il capo; esso
non stava assieme alle bende, ma a parte, ripiegato in un angolo".
A
questo punto, finalmente, entra anche Giovanni, "E vide e credette".
Ma cosa "vide" per credere!? Cosa ha visto, cosa ha notato, per
credere, così, semplicemente!?
Queste due parole m'hanno "perseguitato"
da sempre, sono scolpite,
sigillate nel mio cuore.
Queste due semplici parole hanno varcato i secoli, hanno oltrepassato i
limiti della ragione umana, hanno dilatato il cuore incredulo
dell'uomo, hanno ammaliato la mente di generazioni di credenti, hanno
suggellato secoli e secoli di fede.
Quelle due semplici parole sono il mistero insondabile di tutto il
mistero della Resurrezione del Figlio dell'Uomo.
Quella mattina cosa "vide" realmente Giovanni!? Non lo sapremo mai!
Sappiamo solamente che non "vide" il corpo di Gesù perché,
semplicemente, non c'era più. Punto!
Ma Lui glielo avevo ripetuto tante volte, "il Figlio dell'Uomo il terzo
giorno resusciterà".
E loro non lo avevano compreso, come sempre. Solo questo adesso
sappiamo.
Quella mattina Gesù ha ucciso la morte, ha sconfitto la morte e
squarciato l'infinito buio della "valle
oscura"!
Ha detto che la vita non muore mai! Che gioia infinita! Che tremenda e
indicibile verità!
Mammamia! Ah,... come sarei voluto essere con Giovanni e Simon Pietro,
quella mattina, in quel "primo giorno della settimana", a Gerusalemme,
in quell'angolo nascosto dell'Impero romano, a vedere con i miei
"piccoli occhi mortali" che
"la vita non muore".
Ma ... "Beati coloro che pur non
avendo visto, crederanno", dirà qualche giorno dopo Gesù di
Nazareth, il Risorto.
E noi crediamo ...
Angelo
Battiato
angelo.battiato@istruzione.it