Il
Presidente del Consiglio dei Ministri ha licenziato il disegno di
Legge che sarà esaminato in commissione o dal Senato o dal Parlamento.
I primi commenti, o titoli dei giornali e le reazioni delle piazze non
sono certamente esaltanti. Erano troppo alte le attese e le speranze e
ora ci si trova tra le mani un testo articolato che dice tante cose,
anche buone e belle, utili per sognare una "buona scuola", ma ancora
incerte e nebulose appaiono le possibili strade da seguire. Nei sette
capitoli che sviluppano 25 articoli si disegna la nuova scuola del
domani che desidera essere chiamata "buona".
Nel titolo e nel primo capitolo sono indicate tante qualità
significative del sistema scuola: autonomia, efficacia ed efficienza
dei servizi, flessibilità, nuove tecnologie, strutture, edilizia,
assunzioni del personale, offerta formativa triennale, potenziamento
delle competenze degli studenti, apertura alla comunicata scolastica
del territorio, manca, però l'anima della scuola: l'educazione, la
formazione integrale dell'uomo e del cittadino.
Questa mancanza mortifica l'identità della scuola e, anche se potrebbe
essere implicitamente intesa in un testo di legge di riforma, è bene
che venga esplicitata e appaia manifesta l'intenzionalità educativa che
sostiene l'apparato dell'istruzione e lo sviluppo delle competenze.
La programmazione triennale dell'Offerta formativa, non può prescindere
dalle premesse educative e sollecita una cultura nuova nella
progettazione, ipotizzando nell'arco del triennio lo sviluppo delle
diverse fasi un progetto che a conclusione dovrebbe dare positivi
risultati.
E' questa una nuova cultura che al momento manca di basi e di
premesse funzionali. La definizione dell'organico dell'autonomia, in
relazione ai progetti autonomia dell'istituzione scolastica non
dovrebbe trovare barriere e ostacoli nella limitatezza delle risorse
disponibili a libello provinciale e regionale. Se tutto ciò non viene
garantito come si potrà pensare ad una progettazione triennale?
Lo studente che viene descritto al capitolo 2 e al comma 3 dove sono
elencate le competenze da conseguire appare "ben imbottito" con una
superdose di competenze vitaminiche che afferiscono ai diversi settori:
letterari, scientifici, artistici, musicali, sociali e tecnologici.
E' un "curriculum density" per usare un'espressione efficace del mondo
anglosassone.
Troppo perfetto questo studente, supercompetente e di grado
eccellente, forse un po' troppo sopra le righe rispetto alla realtà
culturale degli studenti di oggi.
E' bene puntare in alto, ma ci saranno tante difficoltà per
conseguire i molteplici traguardi che alcuni considerano la "bella
favola" della scuola italiana.
Sono diversi i nodi che intrecciano la fune della buona scuola e
tra questi i tanti appellativi che adornano la rafforzata funzione del
dirigente scolastico, chiamato: sindaco, manager, sceriffo,
plenipotenziario, caporale, allenatore, leader, capo d'azienda, datore
di lavoro, piccolo boss, pilota dell'organico dell'autonomia, volano
della scuola rinnovata; ma tra tutti questi appellativi manca quello
essenziale e connotativo del capo di una scuola: educatore.
Ecco arrivano le rondini, comincia una nuova primavera.
Giuseppe Adernò
g.aderno@alice.it