"Pallentis
radere mores", "smascherare" , "raschiare" la
superficie, scavare sotto la pelle per rappresentare con
impietosa spregiudicatezza le debolezze e i vizi umani, la
corruzione e le ipocrisie della società, ect etc.; questi, e
altrettali, da sempre, gli scopi precipui della satira, il
cui linguaggio ha la vocazione naturale
irrinunciabile, - diciamo "pedagogica"-, al riso che
"castigat mores", alla "acrimonia dello scandalo", al
dissenso critico forte, irriverente nei confronti di
ogni ordine ideologico pre-costruito, e costituito. La
satira, nello spirito umano è sempre esistita; ed è
proprio consustanziale al suo "genere" cogliere e
denunciare, e amplificare difetti di
chicchessia, umili o potenti, sbeffeggiarli e metterli alla
berlina, senza peli sulla lingua, né risparmio di battute salaci e,
talora, decisamente volgari. Nessun regime politico
può sottrarsi ad essa, né vietarla, fosse anche con
un atto di imperio. Nessun kalashnikov può bastare
per farla tacere e morire!
Figurarsi, se poteva infrenarsi per via delle folli minacce
di fanatici assassini nella sede "storica" del settimanale
satirico per eccellenza di Charlie Hebdo, nella
patria di Voltaire, nella Parigi culla dell'illuminismo
libertino dissacrante e laico!
E, infatti, contro la follia stragista
del mercoledì 7 gennaio scorso, la Francia civile ha
giustamente manifestato compatta a difesa della
sacrosanta libertà di pensiero, e di satira, con una
imponente marcia pacifica, che ha visto sfilare per le strade
di Parigi più di due milioni di persone! Nulla da eccepire!
Detto ciò, tuttavia però una domanda, per onestà intellettuale,
si impone a proposito di quanto successo a / per "Charlie Hebdo";
ed è questa: In nome della libertà
della satira, tutto è
lecito? Nessuna misura?
Lecito offendere con rappresentazioni oscene, provocatorie
e schifose il sentimento religioso di un popolo, (nel nostro
caso, quello musulmano), ridicolizzandone con vignette
addirittura pornografiche di pessimo gusto la fede e le credenze,
in cui quel medesimo popolo riconosce la propria identità
culturale?
Giova a qualcosa una satira devastante di codesto tipo?
Credo di no. Est modus in rebus!
La satira è veramente utile e sana quando non si fa
mancare la gioia per la comprensione delle debolezze
umane e, soprattutto, l'ironia sorridente che trova il suo
coronamento nell'amabile e intelligente autoironia.
E' la lezione dei classici. Orazio docet!
Nuccio Palumbo
antonino11palumbo@gmail.com