Sono trascorsi cinque
anni dal tremendo terremoto che colpì l'isola di Haiti, provocando
circa 220mila morti quasi un terzo della popolazione nazionale,
provocando ingenti danni materiali.
Era il 12 gennaio del 2010 quando in corrispondenza del margine
settentrionale della placca caraibica, che si sposta parallelamente
verso est, rispetto a quella nordamericana, di circa 20 mm l'anno,
avvenne il tragico tsunami ed il catastrofico terremoto di magnitudo
7,0 Mw.
Il sisma ha colpito in modo particolare la capitale Port-au-Prince,
distruggendo o danneggiando gravemente molti edifici della città tra
cui il Palazzo Nazionale, la sede dell'Assemblea nazionale di Haiti, la
cattedrale e la prigione principale. Tutti gli ospedali della città
sono stati distrutti o sono risultati talmente danneggiati, come pure
l'Aeroporto Internazionale Toussaint Louverture.
Il prossimo 10 gennaio, si terrà in Vaticano (nell'Aula San Pio X) un
incontro internazionale per ricordare il quinto anniversario della
catastrofe e fare il punto sulla solidarietà. L'evento è organizzato,
su volontà di Papa Francesco, dalla Pontificia Commissione per
l’America Latina e dal Pontificio Consiglio "Cor Unum", in
collaborazione con i vescovi locali
Lo scorso anno a quattro anni di distanza risultava alquanto precario
il bilancio circa la ricostruzione, almeno da quanto è emerso dalle
parole dei cooperanti italiani che lì operano.
L’Avsi, l'Ong milanese che porta avanti progetti di sviluppo sull'isola
da 15 anni, continua la sua azione di solidarietà e di servizio
umanitario e si cominciano a vedere i primi risultati. Uno staff di
circa 180 persone, coordinate da Fiammetta Cappellini ha reso possibile
la realizzazione di 19 nuove opere: sette scuole, due centri educativi,
sei centri nutrizionali, tre laboratori artigianali e un ristorante
comunitario
Si contavano lo scorso anno 160mila persone senza casa (e questo
nonostante il numero di senzatetto sia diminuito del 90% circa rispetto
al picco dell'emergenza).
L’azione della Caritas è stata molto proficua per debellare la
diffusione del colera che colpisce 50 mila abitanti per la mancanza di
acqua potabile.
Si rinnova l’appello già diffuso lo scorso anno: «È necessario che la
comunità internazionale e i donatori non abbandonino Haiti – un Paese
già tra i più poveri al mondo sottolinea Fiammetta Cappellini -. Questo
è il momento di fare un passo ulteriore: dalla ricostruzione fisica
delle case e delle infrastrutture alla ricostruzione dell’umano,
affinché le popolazioni colpite tornino a condurre una vita
dignitosa».. «Gli indicatori di sviluppo del Paese rimangono bassi,
alcuni addirittura in negativo, la popolazione vive per la maggior
parte in situazioni di povertà inaccettabile e i diritti, anche i più
elementari, non sono garantiti».
I segnali di timida ripresa sopratutto nell’atteggiamento della gente,
guidata dalla speranza e dal desiderio di dare un futuro ai propri
figli si arma di una forza di volontà e una determinazione tipiche di
chi ha subito un dolore così grande.
Il bilancio d’interventi di miglioramento è positivo, anche se ancora
lento, e la ricorrenza dell’anniversario accende su Haiti i riflettori
internazionali per sollecitare aiuti e sostegni umanitari.
Giuseppe Adernò
g.aderno@alice.it