"La buona
politica deve annodare il rigore dell'etica sul rigore della tecnica"
(E. Mounier). Non bastano i buoni propositi e la serietà personale per
fare la buona politica;bisogna conoscere la natura dei problemi che
devono essere affrontati e avere gli strumenti per comprendere se le
soluzioni adottate siano quelle giuste, quelle pertinenti,quelle
efficaci.
Nel CARMIDE Platone, che aveva fatto del principio di competenza
l'argomento di critica delle contraddizioni della democrazia ateniese,
diceva"Sarebbe un gran bene per noi
uomini se ciascuno facesse le cose che sa,e quelle di cui non ha
scienza le desse da fare ad altri che ne hanno scienza".
La crisi prolungata della nostra società si avvita in nodi sempre
più inestricabili sia per la mancanza di rigore morale, sia per
l'assenza di provata professionalità in molti posti di responsabilità
pubblica. Ancora oggi molta cialtroneria e tanta improvvisazione nei
posti di potere.
Si è ridotta la politica a un miserabile groviglio di abilità, di
astuzie,di inganni e di brutalità e si è cercato di venderla come
progetto, come occasione di rinascita. Un'impostura di cui è necessario
liberarsi nelle grandi, come nelle piccole realtà.
La società di cui dovrebbe prendersi cura la politica per definizione
si dice che sia complessa. La complessità, però, non si governa con
l'acccentramento dei poteri e nemmeno con un alto tasso di dirigismo e
di autoritarismo e ancor più con le semplificazioni e le trovate
demagogiche.
Si governa la complessità della società con la razionalità delle
procedure,con la capacità di sintesi, con l'arte della mediazione, con
la capacità di ascoltare e di interpretare la realtà, la specifica
forza dei suoi dati, e la loro tendenza. Si parla della società in
rete, dove sono necessarie dialogo, interazione e condivisione, ma di
fatto da molti anni in Italia si lavora guidati dal desiderio di
edificare la grande piramide,con uno o con pochi uomini al comando. Se
non si riesce a capire il significato di questo tentativo e gli sbocchi
che potrebbe avere non ci saranno molte possibilità di rinascita
politica e sociale.
Non è buona politica ridurre gli spazi di partecipazione e la funzione
degli organi in cui si esprime; l'estraneità che sfocia nell'avversione
e nella violenza ha il suo luogo di nascita nello svuotamento della
democrazia. La società civile a cui ci si richiama nei momenti di
difficoltà matura e si sviluppa sia nelle associazioni in cui si
organizza e nell'assunzione di pubbliche responsabilità alle quali
viene o dovrebbe essere chiamata; fatto che non può verificarsi
se viene a costituirsi una casta autoproducentesi all'infinito, sul
fondamento dell'esclusione premeditata di parte della società dalla
dignità e dalla possibilità di assumere pubblici ruoli, e dalla
possibilità di potere esprimere e rappresentare le proprie esigenze.
La complessità è questa: articolazione fitta e necessaria di
istituzioni pubbliche, di istituzioni civili, di organismi vitali di
base, di strutture aziendali, culturali, tenuta saldamente da un'idea
di società in cui per principio non puo' mancare l'aria a nessuno
che voglia volare. Libertàs, dignitàs e auctoritas disponibili
per tutti, in quanto tutti cittadini della stessa Res Publica.
Non c'è quindi, buona politica se non c'è democrazia; ma non c'è
democrazia in una società quando le differenze sociali sono
grandi e incomprensibili, perchè tutto ciò tende a fare
scomparire il sentimento di appartenenza alla stessa comunità e a
demolire le sue fondamenta.
A parole abbiamo tutti gli stessi diritti, ma nei fatti il loro
effettivo esercizio dipende ancora dal posto in cui si è collocati
nella società (famiglia, classe sociale, disponibilità di risorse,
differenza di genere). Negli ultimi 20 anni, nonostante le dimensioni
della spesa pubblica, si è venuta a creare una profonda divaricazione
tra condizione giuridica e condizione sociale che sta rendendo casuale
per cospicue frange della popolazione il concetto di cittadinanza.
La necessità di ripensare lo stato sociale non viene colta come una
buona occasione per liberare le sue attività da sprechi e privilegi,
per ridurre le disparità sociali, ma per ridimensionarne le
prestazioni in favore di quelli che ne hanno necessità, lasciando
intatto il mondo dei privilegi, che si protegge dalle responsabilità
nei confronti della società con uno dei tassi più alti e
scandalosi di evasione fiscale dell'intera Europa.
Le risorse finanziarie dragate dall'evasione fiscale e dalle corruzione
sono quelle che mancano per politiche di tutela sociale, per
l'attenuazione delle distanze sociali per le politiche del lavoro e di
integrazione delle nuove generazioni. E' necessaria una fiscalità
rigorosa per una politica di giustizia sociale.
Non è sufficiente, infatti, anche se non se ne puo' fare a meno,
fermarsi alle regole e ai principi che consentono un pluralismo di
esperienze e di valori. La buona politica è quella che alle parole fa
seguire i fatti, alle promesse le realizzazioni. Di diritti formali
sono piene tutte le costituzioni del mondo; dei diritti effettivamente
fruibili sono carenti molte società cosiddette democratiche.
La buona politica è quella che dà esempi di moralità, che non offende
con gli sprechi, i lussi, i privilegi, l'arroganza di chi esercita
funzioni pubbliche.
"Lunga è la vita dei precetti; corta
e infallibile quella degli esempi"(Seneca).
Gli uomini al potere hanno il dovere morale di farci vedere che di
politica si puo' vivere bene con poco e con garbo: quello che manca da
20 anni.
Prof. Raimondo Giunta