Molte decine
di migliaia di studenti, docenti ed Ata respingono in piazza il Piano
Renzi con manifestazioni in più di 80 città.
Circa il 30% delle classi bloccate dallo sciopero nazionale degli
studenti e dei lavoratori/trici della scuola. Verso lo sciopero
generale e sociale del 14 novembre. Renzi aveva chiesto un referendum
sul suo Piano per la scuola, un Piano che farebbe trionfare la cattiva
scuola-azienda, la pessima scuola-miseria, l’ignobile scuola-quiz.
Ebbene lo ha avuto oggi e lo ha perso nettamente. Quasi centomila NO in
più di 80 città gli sono stati recapitati da una marea di studenti,
docenti ed Ata in piazza contro il suo Piano; e circa il 30% delle
classi oggi non hanno svolto le regolari lezioni. Aspettiamo che ora
Renzi ci mostri almeno altrettante decine di migliaia di “addetti ai
lavori” che condividono la sua cattiva scuola.
Nello sciopero e nelle manifestazioni abbiamo chiesto innanzitutto che
il furbone Renzi, colossale venditore di fumo, riveli nella Finanziaria
(da presentare entro il 15 ottobre) le cifre per mantenere la sua
promessa di stabilizzazione dei 150 mila precari delle GAE, ché
altrimenti tale impegno sarà solo una delle sue molteplici boutadés.
Gli abbiamo poi ricordato che non accetteremo che vengano nel contempo
espulse le tante decine di migliaia di precari da tempo assunti e
licenziati ogni anno, che, come quelli delle GAE, si sono guadagnati
sul campo la stabilizzazione. Unanime, da parte di studenti e
lavoratori/trici, è stato poi il rifiuto del restante Piano che è la
“summa” di tante distruttive proposte degli anni passati per scuole
dominate da presidi-padroni, da lotte concorrenziali tra docenti ed Ata
per qualche spicciolo, da valutazioni-quiz del lavoro docente e delle
scuole, da apprendistato nelle imprese per gli studenti. Abbiamo
ribadito, come COBAS, il nostro NO ai presidi-Marchionne a cui si vuole
dare il potere di assumere, licenziare e premiare con sedicenti
“aumenti di merito” i docenti più succubi; NO ai grotteschi “scatti di
merito” al 66% (???) del personale e SI al mantenimento degli scatti di
anzianità; NO al blocco dei contratti e al continuo immiserimento delle
scuole, SI’ a 300 euro netti mensili di aumento per docenti ed Ata a
parziale compensazione di quanto perso in questi anni di blocco
salariale, SI’ a massicci investimenti nella scuola pubblica; NO al
docente “mentor” e agli “innovatori naturali”, al Sistema di
Valutazione nazionale e al Registro nazionale del personale, basati sui
quiz Invalsi per valutare docenti, studenti e scuole, SI’ all’anno
sabbatico di aggiornamento; NO alla scuola in mano alle imprese, NO
all’obbligo di apprendistato in azienda per gli studenti, NO alle
classi pollaio; NO alla mobilità intercompartimentale per i docenti
“inidonei”; SI’ all’immediato pensionamento dei Quota 96.
E un NO fortissimo è stato rivolto alla cancellazione dell’art.18, al
Jobs Act, alla precarizzazione dilagante, all’austerità e alle
disastrose politiche imposte dalla Germania all’Unione Europea, e
pienamente condivise dal governo Renzi. I manifestanti hanno infine
indicato le prossime tappe della lotta, dalle manifestazioni davanti al
Parlamento quanto arriveranno in discussione alla Camera il Jobs Act e
la Finanziaria, fino al grande sciopero generale e sociale di tutte le
categorie per il 14 novembre, convocato da numerose strutture del
sindacalismo alternativo, da tanti centri sociali, coordinamenti di
precari e di studenti.
Piero Bernocchi - portavoce nazionale
COBAS
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