Il ministro
dell'istruzione Stefania Giannini ha ripreso nei giorni
scorsi il tema della composizione delle commissioni per l'esame di
maturità, avvalorando l'ipotesi che la questione possa essere ripresa
nel contesto dalla Legge di stabilità 2014. L'economia e le leggi
finanziarie, infatti, prevalgono sulla didattica e dettano legge su
tutto, senza guardare in faccia nessuno.
Sono in tanti che, a seguito delle annunciate
modifiche della composizione delle commissioni, propongono che siano
aboliti gli esami e con essi il valore legale del titolo di studio.
Resta di fatto che il rito formale dell'esame di Stato non potrà essere
eliminato, perché la Costituzione lo prevede a conclusione di ciascun
ciclo scolastico. Considerato che anche l'esame di licenza media, che è
un esame di Stato, si svolge con commissari tutti interni, e nessuno ne
ha mai contestato la legittimità costituzionale, la proposta del
risparmio sui costi dei commissari esterni appare "indolore" e
"legittima".
L'esame di maturità in Italia oggi - ha detto il Ministro - è un esame
che sintetizza un ciclo di studi degli studenti. (...) Cerchiamo
coerenza
e coesione fra l'esame e il percorso scolastico".
Appare, quindi, coerente l'idea di trasformare l'esame di maturità in
una specie di scrutinio di fine ciclo, con i docenti del corso,
presieduto da un presidente esterno.
Inoltre, pare che sia l'orientamento dello stesso Ministro, eliminare i
test di ammissione all'università, sganciandoli dal voto di maturità
che attualmente ha un peso nella graduatoria finale. In questo modo,
sostiene anche Tuttoscuola, si distinguerebbero meglio le reciproche
responsabilità: quella del sistema scolastico nel formare e valutare i
propri alunni e quella dell'università nello scegliere, formare e
valutare i propri studenti.
A questo punto, secondo molti, non sembra opportuno nemmeno l'inserire
la prova Invalsi negli esami di maturità, evitando l'errore registrato
con gli esami di scuola media, dove l'esito della prova Invalsi
d'italiano-matematica 'fa media' e vale quanto il voto di ammissione,
che si riferisce ai risultati raggiunti dall'alunno nel corso del
triennio.
Dare importanza e valenza alle prove Invalsi, sganciate dalle prove di
esami e svolte in periodi intermedi e non finali dell'anno scolastico,
potrebbe essere una soluzione ottimale per assicurare una serena
valutazione del sistema scolastico nella sua globalità e nelle tappe
intermedie.
Si salvano così "capre e cavoli" senza generare confusione.
Giuseppe Adernò
g.aderno@alice.it