La sentenza del
TAR del Lazio farà discutere. Il verdetto del Tribunale amministrativo
annulla soltanto i decreti ministeriali 902 e 904, emanati dal
ministero dell'Istruzione in data 5 novembre 2013, riguardanti i
percorsi quadriennali attivati, a partire dall'inizio dell'anno
scolastico in corso, dal Liceo ginnasio statale "Quinto Orazio Flacco"
di Bari, dall'Iss "Ettore Maiorana" di Brindisi, dall'Ite "Enrico Tosi"
di Busto Arsizio e dall'Is "Carlo Anti" di Verona. Quindi ancora una
volta gli istituti paritari (licei privati) sono salvi. Come mai il
provvedimento del Tar non interessa il Liceo paritario internazionale
per l'Innovazione "Olga Fiorini" di Busto Arsizio, avviato già dallo
scorso anno scolastico, in seguito al decreto ministeriale 697 dell'8
agosto 2013 e il Liceo Carli di Brescia? Strano vero?
Il 23 ottobre 2013 l'ex Ministro Maria Chiara Carrozza "benedisse" il
liceo internazionale per l'Impresa, Guido Carli, di Brescia,
"sponsorizzato" dall'associazione industriale della città lombarda. Ad
una delegazione degli insegnanti e degli studenti dello stesso liceo
affermò: "Se ci fosse stata quando ero studentessa anch'io mi sarei
iscritta a una scuola come la vostra, si tratta di un'esperienza che
dovrebbe diventare un modello da replicare in tutta Italia anche per la
scuola pubblica".
Il 19 maggio 2014 l'attuale Ministro Stefania Giannini ha incontrato
gli studenti dell' Istituto paritario Leone XIII di Milano ed ha
espresso le sue idee sul liceo quadriennale: " Il liceo quadriennale? È
una possibilità, ma deve essere pensato all'interno di un riordino
complessivo delle scuole superiori. Perché se l'obiettivo è solo quello
di far iscrivere i ragazzi all'Università un anno prima, allora perché
non mandarli alle elementari a 5 anni?". Questo è stato il commento del
ministro. Un liceo a 4 anni, ma solo all'interno di una riforma
complessiva, altrimenti meglio la primina.
Queste "idee" ci preoccupano, ricordiamo che ridurre di un anno i
licei, i tecnici e i professionali determinerebbe la perdita netta di
quasi 40mila cattedre con un risparmio per le casse del ministero di
oltre un miliardo e 300 milioni di euro all'anno. Un'ipotesi che il Tar
del Lazio fortunatamente ha escluso.
Resta comunque l'idea di Renzi che poi è la stessa di Valentina Aprea,
di Francesco Profumo, di Maria Chiara Carrozza e Stefania Giannini cioè
quella di accorciare a 12 anni l'attuale curriculum di 13 anni - 5 di
scuola primaria, 3 di scuola media e 5 di liceo o istituto tecnico o
professionale utilizzando due strade: anticipare l'inizio della scuola
primaria a 5 anni per tutti i bambini italiani oppure accorciare di un
anno il percorso delle superiori.
Sull'ipotesi di iniziare un anno prima la scuola primaria c'è un netto
no da parte di molti pedagogisti perché pensano che questa scelta
potrebbe contribuire ad aggravare la già pesante situazione della
dispersione scolastica italiana. Ne sanno qualcosa le insegnanti di
scuola materna ed elementare che spesso si scontrano con le decisioni
dei genitori di utilizzare l'anticipo scolastico avviato dalla Moratti
nel governo Berlusconi.
La sentenza del Tar del Lazio dà comunque una mano ai 150mila precari
che sperano nella stabilizzazione, promessa dal Governo. Si tratta di
individuare "solo" 4 miliardi di euro che sono gli stessi soldi che il
Governo italiano dovrebbe pagare all'Europa come multa per aver
sfruttato il personale della scuola oltre i tre anni di precariato.
Insomma le scadenze per Matteo Renzi sono ormai in arrivo. Dopo aver
perso la scommessa con Bruno Vespa, il 13 marzo a Porta a Porta Renzi
aveva promesso appunto che entro il 21 settembre avrebbe saldato i
debiti dello Stato verso le imprese affermando: "Se lo facciamo, lei
Vespa poi va in pellegrinaggio a piedi da Firenze a Monte Senario
altrimenti so dove mi mandano gli italiani...". Ovviamente le aziende
sono ancora in attesa dei soldi... adesso rischia di perdere consenso e
credibilità anche nel mondo della scuola pubblica statale, consigliamo
al giovane Premier di iniziare a rispettare le promesse e stabilizzare
i precari dal prossimo anno scolastico 2014-2015 e di non cancellare
completamente la seconda e terza fascia perchè ci sono colleghi con
oltre dieci anni di insegnamento e varie abilitazioni. Trovare un modo
per salvaguardare i diritti acquisiti e non cancellare la
professionalità di oltre 200 mila insegnanti e personale ata che non
sono nelle GAE.
Il 17 settembre noi come Unicobas Scuola lo abbiamo ribadito al Miur,
alla delegazione ministeriale che ci ha incontrati e che era composta
dai dirigenti tecnici dott. Molitierno e dott.ssa Alonso, e dalla
funzionaria dell'Ufficio di Gabinetto, dott.ssa Chiara Del Foco. Il
nostro dubbio rimane su come il Miur agisce nei confronti delle scuole
paritarie, ho invitato i dirigenti e i funzionari presenti a leggere
attentamente il dossier. Ho anche fatto presente che tra meno di un
mese (tra la fine di settembre e la metà di ottobre) uscirà la versione
aggiornata del dossier sulle scuole paritarie). Il segretario nazionale
Stefano d'Errico ha espresso dubbi su come e da dove verrà individuata
la copertura economica per la stabilizzazione dei precari.
Infine rimane un punto oscuro in tutta questa vicenda, come mai si è
lasciata aperta la possibilità ai licei paritari di continuare la
sperimentazione quadriennale? La parità scolastica tanto "gridata" e
voluta dal mondo delle scuole religiose e aziendali inciampa sui
doveri... quindi per loro solo diritti ma corsia preferenziale per
ridurre le spese e aumentare gli scritti, aspettando la trance
semestrale dei contributi diretti (Stato) e quelli indiretti (Regione e
Comune) sempre utili a fare cassa sempre e solo in nome del
miglioramento dell'offerta formativa e della definizione di un nuovo
progetto didattico... si... si... quante balle... noi non ci crediamo...
e non ci credono tutti quei docenti che non vengono pagati oppure
percepiscono 5 euro all'ora...
prof. Paolo Latella
Membro dell'Esecutivo Nazionale del
Sindacato Unicobas Scuola
Segretario regionale della Lombardia