Agli Studenti
Ai Dirigenti
Ai Docenti
Al Personale della scuola siciliana
Carissimi,
il nuovo anno si apre in un momento particolare in cui la scuola
italiana è al centro di un processo di cambiamento che, nelle
intenzioni, non possiamo non definire epocale. Si tratta di interventi
di sistema che puntano a migliorare la qualità complessiva
dell’istruzione e della formazione nel nostro paese e segnano un cambio
di passo, innanzitutto nella gestione del personale docente, ma anche
nei rapporti con le famiglie e nell’idea stessa di sapere che la scuola
intende costruire per i nostri studenti.
Oggi la scuola è investita da una domanda cruciale nel sostenere un
apprendimento per il «saper stare al mondo». La sfida, mi pare, sia
quella di aiutare i nostri studenti a strutturare delle conoscenze e
delle attitudini personali che li aiutino, lungo tutto il corso della
vita, a padroneggiare l’incertezza, a “sapere cosa fare anche quando
non si sa che fare”. Per conseguire questo obiettivo occorre definire
un sapere più vicino all’esperienza di vita quotidiana dei nostri
ragazzi che, per esempio, nei gradi superiori, li avvicini
all’esperienza del lavoro, dalla quale oggi la scuola appare troppo
lontana. Per questo mi sento di richiamare tutti, docenti, studenti
famiglie ad avere maggiore fiducia nelle istituzioni scolastiche; ai
docenti chiedo, in special modo, di guardare al proprio lavoro in
un’ottica di
maggiore apertura e collaborazione continua, di scambio di esperienze e
di professionalità. Alle famiglie chiedo di essere sempre più presenti
nella cura del rapporto con la scuola dei propri figli e di assumersi
pienamente le proprie responsabilità genitoriali, nella consapevolezza
che alcune sfide educative, come quelle che riguardano la presenza
dell’adolescente nel mondo dei “social network”, vanno curate insieme.
Mi riferisco, in particolare, al contrastato rapporto con dispositivi
informatici di immediato accesso ed utilizzo che, sebbene possono
diventare formidabili strumenti didattici, troppo spesso causano
estrema sofferenza personale, quando vengono utilizzati per scopi che,
come ci dicono le cronache più recenti, inducono comportamenti
sanzionati dal codice penale.
Un ultimo pensiero va a tutti quei minori che in circostanze tragiche
approdano per la prima volta nella nostra terra e che per periodi più o
meno lunghi risiedono in Sicilia in attesa di scelte future; alle
scuole tocca sovente un prima mediazione culturale e linguistica
indispensabile per un’integrazione piena e responsabile nella società
europea ed occidentale. Si tratta di un compito di grande
responsabilità che deve essere curato con la maggiore consapevolezza
possibile, utilizzando le risorse didattiche ma anche la massima
sensibilità di fronte all’enormità del dramma mondiale dei migranti.
Un abbraccio
Maria Luisa
Altomonte