Perché il primo pensiero
non è stato: è morto ammazzato un ragazzo di 16 anni.
Ma il primo pensiero è stato: chissà che scene napoletane farà la
madre. Come fosse un teatro.
È durato un attimo il mio pensiero, ma la vergogna in me resterà a
lungo. La vergogna di pensare per stereotipi. Di pensare che quelli
certe cose se le meritano anche un po’. (Ma non la morte a 16 anni, mai
la morte. Quello lo so dentro di me).
Pensare per stereotipi, mentre quella madre è uguale alle madri che
perdono i figli. Il loro dolore non è dicibile.
Purtroppo gli stereotipi hanno in sé qualcosa di vero su cui basarsi:
vera è l’illegalità diffusa, vera l’assenza dello stato, vera la
sottomissione della gente (non tutti) alla miseria e dunque alla
camorra.
Vero che erano in 3 sul motorino e uno era latitante.
La pietà temo che si misuri anche sull’innocenza. Tanto più ci pare che
la vittima sia innocente, pura, indifesa tanto più monta in noi
l’empatia, la compassione.
Questo ragazzo aveva in sé solo la giovinezza, solo questo ci muove a
pietà.
L’empatia purtroppo è inferiore rispetto ad altre morti assurde come
pure è questa.
Dico cose sgradevoli, forse le provo solo io. Io ho avuto vera
comprensione della morte assurda di un ragazzino solo vedendo la madre.
Mi pare che lo stesso Eduardo avesse detto che per salvarsi i ragazzi
dovevano lasciare Napoli, chissà quanto gli è costato, lui che Napoli
l’amava tanto.
Stereotipi.
Ci condiziona anche la nostra storia: io non posso non pensare anche al
carabiniere di 22 anni che ha sparato: per paura, inesperienza,
esasperazione, crudeltà? Non lo so. Ma io ho avuto un padre
carabiniere, amatissimo da me e molto stimato dalla gente, per cui ho
orrore dei carabinieri che abusano della divisa, ma tendo a pensare che
i carabinieri siano una delle barriere al dilagare della criminalità.
Certo dopo la scuola, dopo il lavoro, dopo una politica onesta.
Negli stereotipi muore anche un po’ di ciascuno di noi. I pensieri
negativi, quelli che molti pensano uccidono o quanto meno feriscono
gravemente una parte dela nostra anima.
Hanno fors’anche una funzione evolutiva, chissà. Intanto mentre io
discuto seduta alla mia scrivania quella madre non riesce nemmeno a
piangere, il ragazzo non respira più, il giovane carabiniere chissà che
futuro vede davanti a sé e la gente brucia le auto dei carabinieri,
cioè brucia la rappresentanza dello Stato, l’Italia. L’unica a ridere è
la camorra.
C’è solo un’arma definitiva per sconfiggere il degrado, si chiama:
scuola!!!
Maria Rosa Panté
mrpante@libero.it