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Riforma: Renzi promette di stupirci sulla scuola. 'E’ di Renzi il fin la meraviglia, chi non sa ben stupir vada alla striglia'

Redazione
Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi ha promesso che il 29 agosto «ci stupirà», annunciando un documento che segnerà una svolta per la scuola italiana. Ci prepariamo alla data fatidica con alcune considerazioni, seguendo anche il prezioso contributo di Suor Anna Monia Alfieri pubblicato su "Tempi".
Dalla crisi si esce attuando delle buone riforme, accompagnate da azioni coerenti e responsabili, le sole che possono ristabilire il trampolino di lancio: la fiducia ritrovata.
E come può esserci fiducia se gli anni e gli eventi nel loro scorrere veloce ci hanno abituati che nulla cambia, che al peggio non c'è fine e che i proclami elettorali non sono stati accompagnati da azioni di buon senso?
Eppure vogliamo sfidare la sorte e osare la profezia di chi compie eccezionalmente la cosa più semplice e cioè guarda la realtà e crede che solo in un processo di continuità un qualsiasi programma non possa che essere la logica conseguenza delle dichiarazioni ascoltate.

Con il presidente Renzi, che nel discorso programmatico ha dichiarato che "la scuola è il punto di partenza" Non uno dei tanti punti bensì il punto», la scuola è stata posta alla ribalta e al centro dell'agenda politica, ma si comprende anche che «la scuola non la può cambiare il presidente del Consiglio o il ministro, la devono cambiare le famiglie, gli studenti, i professori», come egli stesso ha dichiarato nell'incontro nazionale degli Scout.
Da chi dipende allora la crisi attuale della scuola e quali possano essere le strategie per il cambiamento?
L'agenda politica si costruisce attorno a una visione e a un modello di società in cui il sistema educativo diventa la leva più efficace per lo Stato e per i cittadini, per perseguire le finalità politiche più importanti, cioè la crescita civile, lo sviluppo economico e l'equità sociale» - esattamente ciò che all'Italia serve come il pane - .

A partire dall'educazione, la classe politica può e deve perseguire, particolarmente in questi tempi: accelerare questo processo di ricostruzione culturale ed educativo del Paese, attraverso una serie di princìpi programmatici e di linee concrete di azione».
Il primo principio è quello della semplificazione, che significa resistere alla "tentazione dell'ipertrofia normativa", che ha afflitto il sistema universitario e scolastico per molti decenni. «Semplificare", ha affermato il Ministro Giannini, nell'audizione alla VII commissione  parlamentare, "significa lavorare per ridurre quegli spazi d'incertezza normativa che alimentano la conflittualità e il tasso di contenziosi che, vi garantisco, nel Ministero dell'istruzione rappresentano un dato credo insuperato e insuperabile rispetto a qualsiasi altro dicastero italiano». Ogni  buon dirigente scolastico sa che dietro ad ogni genitore spunta l'ombra dell'avvocato...

Il secondo principio è quello della programmazione, che significa smettere di lavorare rincorrendo le emergenze, per darsi quell'orizzonte temporale, di tipo strategico e finanziario, che corrisponde a un triennio almeno, necessario per trasformare gli aggiustamenti puntuali in soluzioni strutturali.
Il terzo principio è quello della valutazione, che significa eliminare i colli di bottiglia esistenti nei vari settori. Senza valutazione, infatti, non ci potrà essere miglioramento. Ci ritroviamo, infatti, con un sistema ingessato, talvolta incapace di dotarsi di quegli strumenti snelli e meritocratici, sia di reclutamento, che di avanzamento in carriera, che dovrebbero facilitare, se non consentire direttamente quella programmazione strategica e finanziaria nel medio termine.
E' chiaro che tutto ciò richiede una specifica attenzione e disponibilità ed occorrono le risorse necessarie per valorizzare i meriti e i risultati ottenuti;

«Il quarto principio, infine, è quello dell'internazionalizzazione, cioè l'apertura del sistema dell'istruzione, alla comparazione e alla competizione con il resto del mondo. L'Europa è certamente una condizione, un contesto geopolitico di riferimento primario, perché le politiche educative e le scelte strategiche in campo di ricerca e di education possano essere efficaci e competitive.
Ecco, quindi, che un modello di scuola e d'istruzione più semplice, programmabile, valutabile e aperta al contesto e al resto del mondo è un obiettivo doveroso, più che avanzato.
Non si può, comunque trascurare il dibattito sempre acceso tra scuola statale e non statale .
«È sempre più indispensabile, sostiene Suor Alfieri, compiere un processo culturale che restituisca il corretto significato etimologico alle parole. Pubblico è ciò che è fatto per l'interesse pubblico, quindi non implica necessariamente e solo la gestione statale. Se parlando di questo tema non riusciamo a superare quest'apparente dicotomia tra destra e sinistra di ciò che in fin dei conti rappresenta solo un errore lessicale non arriveremo mai al nocciolo di un'azione finalizzata ad un'educazione di qualità, ad una scuola libera, inclusiva e competitiva».
Il Presidente Renzi ha dichiarato che «Per troppo tempo, a mio parere, abbiamo continuato a considerare la scuola come una spesa, come un costo, anche oneroso» o peggio: come un ammortizzatore sociale, per cui oggi, nelle zone a rischio dove dovremmo avere i docenti migliori, abbiamo ben altro - «e non come un investimento nel capitale umano del Paese, cioè nel suo futuro».

Se queste parole sono frutto di una vera convinzione, credo sia necessario attendere provvedimenti che vadano in questa direzione di sviluppo e di crescita.
Gli annunciati blocchi dei contratti, la riduzione delle risorse, il continuare ad avere a scuola persone che non si stanno bene e non sono contente di lavorare con e per i ragazzi (quota 96) certamente non costituiscono delle positive promesse per il miracolo della meraviglia, e per il tanto atteso decreto del 29 agosto, che ha come obiettivo una "scuola di qualità per tutti", sperando che non resti una chimera.

Giuseppe Adernò
g.aderno@alice.it








Postato il Mercoledì, 27 agosto 2014 ore 07:30:00 CEST di Giuseppe Adernò
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