Dal debutto
del nuovo sistema di valutazione nazionale al rilancio di storia
dell’arte, musica e geografia - Inglese, geografia, storia dell’arte,
musica, ma anche programmazione informatica (fin dalle elementari) e
connessioni internet super veloci. La scuola in arrivo per gli studenti
italiani è un mix di tradizione e novità, di innovazione spinta e forte
legame con il territorio e con il made in Italy. Alcuni progetti hanno
preso forma nei mesi scorsi e sono pronti a diventare realtà da
settembre, molti altri sono in divenire e, sotto la spinta propulsiva
del premier Matteo Renzi, che venerdì scorso ha incontrato il ministro
dell’Istruzione Stefania Giannini per fare il punto, prenderanno corpo
in un provvedimento ad hoc atteso per la fine di agosto: «Inizieremo
con un percorso di radicale riflessione sulla scuola, con particolare
attenzione alla scuola media, all’autonomia e al rapporto
formazione/lavoro», ha annunciato il presidente del Consiglio in una
lettera inviata ai parlamentari di maggioranza. E domenica, incontrando
gli scout, ha ribadito il concetto: «L’Italia dei prossimi anni non
dipenderà dalle slide sulla crescita, +0,1 o -0,1: dipenderà da come
cambieremo la scuola. E la scuola non la può cambiare il presidente del
Consiglio o il ministro, la devono cambiare le famiglie, gli studenti,
i professori».
Il premier conta sull’effetto annuncio a fine mese, ma i temi in ballo
sono noti: la questione del ricorso abnorme ai precari della scuola che
si sono impelagati in una guerra tra poveri (precari del Sud contro
precari del Nord Italia), la regolazione a cadenza biennale dei
concorsi, il potenziamento di alcune materie di studio e dei percorsi
scuola-lavoro per cercare di far fronte all’angosciante tasso di
disoccupazione giovanile del nostro Paese (43,7%). Per il pacchetto
atteso entro la fine dell’estate il presidente del Consiglio ha detto
che stanzierà un miliardo di euro. Parlando con gli scout, ha spiegato
che una parte del risparmio derivante dall’efficientamento energetico
della rete nazionale sarà devoluto proprio alla scuola. Questi giorni
di «vacanza» serviranno al premier a fare i conti, per capire come le
novità elaborate possano essere messe in atto senza ignorare i moniti
del ministero dell’Economia. Ma intanto la macchina ha già cominciato a
scaldare i motori: all’insegna del mantra «innovazione, autonomia,
equità e merito».
LA CARTA DI IDENTITÀ DELLE SCUOLE
Il nuovo sistema di valutazione nazionale delle scuole è stato
approvato nella primavera del 2013: ma è solo da settembre che entrerà
in vigore. Non si tratta di un mero strumento burocratico ad uso e
consumo degli addetti ai lavori, ma di un efficace supporto per
completare l’Invalsi, quello che ormai nel gergo viene identificato
come il quizzone per gli studenti di II e V elementare, III media e II
superiore. Con l’avvio ufficiale, ogni istituto avrà una vera e propria
scheda, utile a delinearne caratteristiche, punti forti e deboli: una
sorta di «carta di identità». «Si tratta di una faccia innovativa della
valutazione, che potrà favorire la responsabilizzazione delle scuole»,
spiega il presidente dell’Invalsi, Annamaria Ajello. E sempre
l’istituto di valutazione sarà protagonista della rivoluzione delle
scuole medie: l’obiettivo, su cui sta lavorando un pool di matematici e
linguisti, è arrivare a definire quali sono le competenze
imprescindibili dei ragazzi alla fine della terza classe della scuola
secondaria di primo grado.
INSEGNANTI: CONCORSO E PRECARI
Non sono ancora state pubblicate le graduatorie definitive del concorso
voluto da Francesco Profumo, il primo dopo 14 anni, che già il ministro
Stefania Giannini mette a punto un nuovo bando: sarà emanato nel 2015,
e dovrebbe dare un’ulteriore «svecchiata» all’organico degli
insegnanti, che in media hanno 49 anni (i più anziani tra i Paesi
industrializzati, secondo l’Ocse). Intanto, a settembre entrano in
ruolo 28.781 docenti (di cui 13 mila di sostegno) e 4.599 collaboratori
tecnico-amministrativi: secondo la Cgil, si tratta di numeri (pari solo
al turnover, al ricambio) molto inferiori alle disponibilità di posti.
È la solita, annosa questione dello sdoppiamento fra organico di
diritto e organico di fatto, docenti assunti e precari.
La soluzione? Profumo l’aveva disegnata, Renzi la sta masticando da
mesi, e potrebbe prendere forma con la creazione di un unico organico
funzionale, ovvero un corpo di insegnanti (tutti con contratto a tempo
indeterminato) che è a disposizione di qualsiasi scuola facente parte
di una rete. Così si eviterebbe il ricorso massiccio a supplenti: sono
150-160 mila i precari, un numero abnorme che non a caso è finito nel
mirino della Corte di Giustizia europea.
ISTITUTI APERTI AL POMERIGGIO
La scuola Di Donato a Roma resta aperta dalle 7 alle 22, anche sabato e
domenica: oltre alle lezioni, si fanno compiti, sport, musica, attività
ricreative. A gestire il tutto sono le associazioni di genitori, che
tengono anche i conti delle spese di gestione. Questo è solo uno dei
modelli di scuola aperta il pomeriggio, di cui si discuterà in un forum
che si terrà a ottobre a Firenze, organizzato dal Miur proprio per
valutare tutte le esperienze virtuose sparse per l’Italia. Il vero nodo
restano le risorse: se le Province sono state colpite da tagli per nove
miliardi, e da Genova a Bari tremila istituti non hanno i fondi per
garantire la sicurezza e il riscaldamento delle aule, è difficile
immaginare come sostenere i costi di un’apertura prolungata.
MENO TABLET E PIÙ RETI
Tablet e lavagne multimediali interattive (Lim): sembrava fino a due
anni fa che questa fosse la rivoluzione informatica sui banchi. Invece
adesso la piattaforma Scuola digitale langue e con i 121 milioni di
euro di investimenti abbiamo solo il 32% di scuole provvisto di Lim o
proiettore interattivo, il 25% delle scuole secondarie di primo grado
che navigano ad alta velocità, 7,8 studenti per ogni computer. Le
«classi 2.0» sono 416 su 323.605, le scuole 14 su 22.600 sedi. È chiaro
che il governo sta facendo un passo indietro: non sono previsti più
stanziamenti per l’acquisto di strumenti, che rischiano di diventare
obsoleti in pochi anni. Ma si investe sulla connessione internet
veloce. Sono 973 le scuole che hanno partecipato al bando per attivare
una rete wireless, per un totale di quasi quattro milioni di euro in
due anni tra il 2013 e 2014. Gli investimenti proseguiranno in questa
direzione. Ma anche sul fronte della formazione, fin dalle più tenere
fasce d’età: da settembre sarà sperimentato nelle scuole il coding ,
ovvero una piattaforma sul modello americano di code.org – usato negli
Stati Uniti da oltre venti milioni di ragazzi e sponsorizzato anche da
Barack Obama – per l’insegnamento dei primi rudimenti di programmazione
informatica.
IL SOSTEGNO CERCA RINFORZI
Se gli insegnanti sono (spesso) precari, quelli di sostegno lo sono di
più: ogni anno un ragazzo disabile rischia di trovarsi con un
assistente diverso. Attualmente il rapporto è di un insegnante di
sostegno ogni due studenti in difficoltà. «Qui qualcosa dovrebbe
veramente cambiare – annuncia la senatrice Francesca Puglisi, membro
della commissione Istruzione -. Nel triennio 2013-2015 bisognava
stabilizzare oltre 26 mila insegnanti di sostegno: nel 2013 ne sono
stati immessi già 4.447, ma è dal 1° settembre 2014 che ne verranno
messi in ruolo 13.342. Altri 8.895 aspetteranno l’anno prossimo. A
questi andrebbero aggiunti 3.009 posti vacanti, che vanno assunti con
un nuovo piano. Ma è fondamentale che agli alunni disabili sia
garantita professionalità e soprattutto continuità didattica».
LA MATURITÀ (ANCHE) IN LINGUA STRANIERA
Costa ogni anno 80 milioni, fagocitando una bella fetta del Mof, il
fondo per gli istituti (che quest’anno è di 483 milioni di euro), e
vanta un incredibile 99,2% di promossi: ma per ora di abolire l’esame
di maturità non se ne parla. E anzi, quest’anno entra in vigore il
nuovo esame di Stato. Cosa cambierà? La seconda prova, soprattutto, che
sarà «asciugata» rispetto alla mole di materie adesso prese in
considerazione: è l’effetto della limatura Gelmini. Nei primi giorni di
settembre arriverà un decreto per definire tutti i dettagli, tra cui il
Clil (Content and language integrated learning ), ovvero l’insegnamento
in lingua straniera di una materia dell’ultimo anno della scuola
secondaria superiore che sarà portata alla maturità. Un’altra novità
per l’esame sarà la tesina, che sarà considerata meno importante ai
fini della valutazione, mentre verrà data più dignità ai percorsi
fatti: ad esempio, nel caso degli istituti tecnici i periodi di
apprendistato del quarto e quinto anno di scuola superiore diventano
credito per l’esame.
GEOGRAFIA, ARTE E MUSICA
Era stata massacrata dalla riforma Gelmini, che l’aveva eliminata da
tutti gli istituti professionali e dai tecnici (escluso l’indirizzo
economico) e ridimensionata nei licei, dove era stato creato il
«monstrum» geostoria, con tre ore settimanali al posto delle quattro
per le due discipline. Dal prossimo anno scolastico, invece, la
geografia torna in tutti i tecnici e i professionali, in prima o in
seconda, per un’ora alla settimana. E dovrebbe essere solo l’apripista
di una serie di materie che potrebbero tornare in auge: dopo le
proteste e le raccolte di firme, anche la storia dell’arte e la musica
– come prevede un protocollo tra ministero dell’Istruzione e quello dei
Beni culturali – saranno rilanciate, con progetti per valorizzare
l’educazione alla tutela del paesaggio e l’avvicinamento dei giovani al
patrimonio culturale e all’arte contemporanea. I soldi? Secondo una
stima del ministro Giannini, solo per la storia dell’arte ci vorrebbero
25 milioni.
BELLE, SICURE E NUOVE: MA ANCHE PULITE?
#Scuolebelle, #Scuolesicure, #Scuolenuove: questi sono gli hashtag
lanciati da Renzi per pubblicizzare il piano da oltre un miliardo di
euro che dovrebbe restituire dignità estetica ai nostri istituti
fatiscenti. Con 21.230 edifici coinvolti, il piano dovrebbe portare
entro l’anno prossimo una scuola italiana su due ad avere edifici più
belli, sicuri e nuovi. Ma sul fronte della pulizia, cosa ci aspetta?
Dopo il caos scoppiato l’anno scorso in Veneto e in altre regioni del
Nordest, quest’inizio di anno scolastico potrebbe essere problematico
in Campania e Calabria, che sono le uniche due regioni che a distanza
di un anno non sono ancora riuscite ad assegnare il bando per le
pulizie a una ditta esterna attraverso la piattaforma per gli appalti
della pubblica amministrazione Consip. Ma non è detto che anche altrove
il meccanismo si inceppi.
Valentina Santarpia
Corriere.it