Cosa ricordo di
quanto ha detto Elena Cattaneo? Ha descritto il ricercatore come
l'esploratore di un mondo sconosciuto, uno che si inoltra in un deserto
nel quale non riconosce nessuna traccia, perché lui è il primo essere
umano che vi mette piede; uno che deve inventarsi la strada da prendere
per giungere alla meta. Anzi, il ricercatore è uno che spesso non sa
neppure quale sia la meta della sua esplorazione perché la meta, più
spesso di quanto non si creda, si va definendo "in corso
d'opera". Elena Cattaneo ha parlato di quell'indefinibile fenomeno
(chiamiamolo "intuizione", senza con questo pretendere di sapere di
cosa stiamo parlando) per il quale un modello di "verità" si fa strada
nella mente del ricercatore quando ancora i dati sperimentali sono del
tutto insufficienti a supportare la sua nuova visione. E qui è tutto il
fascino del mestiere più bello del mondo: cercare la prova che
quell'idea un po' bislacca, un po' ridicola che ti è venuta in mente -
e che molti tuoi colleghi rigetterebbero subito come un'eresia - forse
spiega molte cose davvero, forse è più vicina alla verità - parola
troppo grossa; correggo - forse, è aderente ai risultati dei tuoi
esperimenti e delle tue osservazioni più delle interpretazioni che
trovi accreditate nella letteratura. Allora, devi impegnarti sfidando
lo scetticismo universale (compreso il tuo: "chi sono io per pretendere
di avere capito questa cosa meglio di tutti ?"), come quel biologo che
ha impiegato decine di anni per convincere la comunità scientifica del
fatto che dalle cellule della pelle si possono ottenere cellule
staminali. E poi ? Poi forse qualcuno ti dirà che avevi ragione. Ma non
è quello il momento magico. Il momento che non cambieresti con nessun
altro è fatto di quelle ore passate ad aspettare che da una stampante o
da un monitor prenda forma quel grafico, escano i risultati di quel
test dal quale tu aspetti una risposta che sia quella che tu intuisci e
se quella risposta non ti arriva con la nitidezza che vuoi, torni a
presentare il tuo quesito alla natura finché non riesci a esprimerti
nella forma che la costringerà infine a uscire dalla sua ambiguità e a
rivelarti quella verità - quel minuscolo frammento di verità - che tu
ossessivamente vuoi che lei ti riveli. E sai che la natura ti concederà
una risposta solo se saprai rivolgerti a lei con il garbo, con
l'intelligenza, con il rispetto che useresti con la donna più
sfuggente, più intelligente, più desiderabile che tu possa conoscere.
P.S. Forse Elena Cattaneo non ha detto tutto quello che c'è scritto
qui. Ma i brividi, mentre lei parlava, li ho sentiti davvero.
Prof. Maurizio Ternullo
astronomo presso Istituto Nazionale
di Astronomia - Osservatorio di Catania