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Umanistiche: Il folkore siciliano raccontato da Giuseppe Pitrè

Redazione
Dal sociologismo positivistico al folklore... il passo è breve! Lo studio degli usi e dei costumi delle borgate siciliane, delle fiabe, dei detti e delle poesie popolari, che Giuseppe Pitrè portò avanti, ha mirato a mettere in risalto il significato etnico e l'importanza storica delle tradizioni della Sicilia. Giuseppe Pitrè, medico di professione e "folklorista" per vocazione, fin da giovane, ha intrapreso un'intensa attività di raccolta di ogni possibile materiale di interesse antropologico e culturale: canti, proverbi, giochi, usanze, indovinelli, novelle, fiabe. Giuseppe Pitrè nacque a Palermo, il 21 dicembre del 1841, nel quartiere Borgo, da una famiglia di tradizioni marinare, ed è considerato il più importante studioso e raccoglitore europeo di tradizioni popolari del XIX secolo.
Il padre, Salvatore, morì nel 1847 mentre si trovava a New Orleans, e Giuseppe con il fratello Antonio andarono ad abitare nella casa del nonno materno, Giuseppe Stabile, a cui il piccolo Giuseppe si legò moltissimo. La madre, Maria, indirizzò i figli verso un'educazione scolastica di grado superiore. E Giuseppe, sin da bambino, nel suo borgo marinaro, si mise a raccogliere i canti, i proverbi e le espressioni marinaresche che gli capitava di sentire, e man mano che cresceva sviluppò l'interesse letterario e incrementò la curiosità per la storia, le usanze e credenze siciliane soprattutto dei ceti popolari.

Nel 1861 si iscrisse alla Facoltà di Medicina dell'Università di Palermo, conseguendo, brillantemente, la laurea. Nel 1866 iniziò la sua carriera di medico proprio mentre in Sicilia scoppiava una terribile epidemia di colera. Si dedicò con tanta "lena" alla professione medica, e mentre visitava i malati, riusciva, tramite loro ed i loro parenti, a raccogliere ed a trascrivere canti, proverbi, fiabe. Diventò noto come lo "smilzo dottore", che annotava e descriveva tutto ciò che il volgo gli raccontava.
Nel 1868, il Pitrè aveva già raccolto materiale a sufficienza ed incominciò a scrivere la sua prima opera importante, "I canti popolari siciliani", che si ispirava alla raccolta dei proverbi toscani di Giuseppe Giusti (1852). Questo lavoro costituì il primo di una serie di 25 volumi che presero poi il titolo di "Biblioteca delle tradizioni popolari siciliane" (1870 - 1913). La dedizione del Pitrè nel decantare le tradizioni del popolo ed i vari dialetti delle borgate divenne famosa in tutta l'isola, e anche oltre, tanto che anche dal continente gli pervenivano scritti di storia e di tradizioni siciliane.

Quest'uomo di scienza, oltre a fare il medico, si integrò in modo profondo con il contesto sociale in cui operava, traducendo fedelmente le tradizioni popolari siciliane e dando risalto alle lingue parlate nei paesi dove si recava ad assistere i pazienti. Nel 1882, assieme a Salvatore Salomone Marino, inaugurò "l'Archivio per lo studio delle tradizioni popolari", una rivista che andò avanti fino al 1907.
A questa rivista, di cui Pitrè era il direttore, collaborarono molti studiosi italiani e stranieri. Egli si tenne in contatto con i maggiori studiosi mondiali di folklore.
Giuseppe Pitrè fu anche consigliere al Comune di Palermo e, nel 1914, fu nominato Senatore del Regno. Nel 1909, fondò a Palermo il primo museo del folklore, il "Museo Etnografico Siciliano", dove radunò tutti gli arnesi, i costumi, le ceramiche, le stampe e gli altri manufatti che aveva personalmente raccolto negli anni.

Nel 1910 l'Università di Palermo gli conferì la prima cattedra universitaria dedicata allo studio del folklore, "creata" appositamente per lui. Fondatore in Sicilia della "demologia" da lui battezzata "demopsicologia" (psicologia del popolo), ossia la scienza che studia le manifestazioni, le tradizioni e la cultura di un popolo, che insegnò all'Università di Palermo. Il lavoro letterario e antropologico del Pitrè è stato enorme; ha valorizzato, soprattutto, gli usi e i costumi delle città e dei villaggi siciliani "impregnati" dalla civiltà dei tanti popoli dominatori, i Greci, i Romani, gli Arabi, i Turchi, i Normanni, i Francesi, gli Spagnoli, che hanno lasciato un'impronta profonda sulla cultura siciliana, un'eredità che tutt'ora si trova nelle storie e nelle fiabe raccontate da Pitrè.
Considerato in Italia il fondatore della Scienza del Folklore e della Storia delle tradizioni popolari, Giuseppe Pitrè fu presidente dell'Accademia di Scienze, Lettere e Arti di Palermo e della Società Siciliana di Storia Patria.
Il "medico del popolo" e lo studioso e narratore del folklore siciliano morì a Palermo il 10 aprile 1916.

Giuseppe Scaravilli
giuseppescaravilli@tiscali.it








Postato il Domenica, 13 luglio 2014 ore 07:45:00 CEST di Angelo Battiato
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